Rigola contro la Fondazione Agnelli
Le scuole biellesi sono al primo posto in Italia, secondo un’indagine di Tuttoscuola, grazie ad un efficiente sistema scolastico in grado di offrire servizi di alta qualità a ragazzi e famiglie. La Fondazione Agnelli, però, ha un po’ frenato gli entusiasmi realizzando una classifica delle scuole superiori piemontesi in cui ci si sofferma in particolare sui risultati ottenuti nel corso del primo anno di università dai diplomati di ogni istituto iscritti nelle facoltà di tutta Italia. Qui la situazione è apparsa diversa: nessun liceo o istituto tecnico locale figura ai primi posti (il migliore è lo scientifico “Avogadro”, al 25°, seguito dal Classico al 39°) su 213 realtà scolastiche considerate.
Il caso. Risulta curioso che nessun istituto superiore della nostra provincia riesca a raggiungere almeno le prime venti posizioni in Piemonte, in una graduatoria che considera in primis il contributo dato da ciascuna scuola nella preparazione degli alunni agli studi universitari, se dall’altra parte la qualità del sistema scolastico biellese ha raggiunto addirittura il primo posto in Italia. Ed è per questo che alcuni presidi sono un po’ perplessi.
Le critiche. Il preside dell’Itis, Franco Rigola, finisce anche per arrabbiarsi un po’. L’istituto di via Rosselli è stato infatti classificato dalla Fondazione Agnelli al 104° posto. «In passato avevo già riportato diverse mie osservazioni alla Fondazione - dice -, perché il loro studio tende a non rispecchiare con precisione la realtà. E per quanto mi sia stato dato ragione, non ho visto grandi modifiche nel loro modo di procedere, pur non avendo ancora analizzato con cura l’ultimo rilevamento». «A mio parere - prosegue - bisognerebbe fare un’analisi più approfondita dei titoli di studio in relazione a certi indirizzi universitari. Ad esempio, uno studente della mia scuola che si iscrive a lettere è possibile che trovi maggiori difficoltà e il suo rendimento accademico sia inferiore rispetto ad un allievo che magari ha fatto il Liceo classico, così come uno studente del Classico potrebbe faticare di più se si iscrivesse a medicina rispetto a chi ha frequentato lo Scientifico. Ogni scuola fornisce infatti una preparazione diversa dalle altre, potenziando determinate discipline a seconda dell’indirizzo scelto, ma ciò non esclude che lo studente decida di intraprendere, all’università, un percorso completamente differente e quindi correndo il rischio di faticare all’inizio. Per questo ritengo che servirebbe un’analisi più approfondita e si dovrebbe tenere anche conto degli interessi e delle motivazioni dei singoli allievi».
Le opinioni. David Coen, preside del “Bona” (al 94° posto) precisa invece che «in genere soltanto la metà degli allievi del mio istituto si iscrive all’università, mentre gli altri decidono di andare subito a lavorare, possedendo già una qualifica, quindi nello studio effettuato la Fondazione, che ci ha comunque inserito in una buona posizione di classifica, ha potuto prendere in considerazione solo una parte dei nostri studenti diplomati». È infine soddisfatto Pier Ercole Colombo dello Scientifico. «Perché gli allievi intraprendano una carriera accademica brillante - spiega - è importante che una scuola non abbassi i propri obiettivi, magari solo per avere più iscritti. Bisogna usare un metodo di valutazione rigoroso per far sì che gli allievi si impegnino con profitto e possano così raccogliere i frutti all’università».
Nicola Muzio