Riabilitato dalla Comunità,torna in cella
Ieri mattina, per l’ennesima volta, l’ospite di una delle comunità di recupero che sorgono in territorio biellese, è stato arrestato dalla polizia su ordine di carcerazione. E’ finito in prigione per fatti che risalgono a quattro anni fa. Da allora aveva iniziato un percorso terapeutico dopo essere stato preso in carico dalla comunità grazie ai fondi dell’Asl.
Ma con l’arresto di ieri il percorso è stato interrotto. Il rischio che tutto il lavoro svolto per anni dagli operatori e dallo stesso paziente venga vanificato è dietro l’angolo. Così come è evidente lo sperpero di denaro pubblico. Carcere duro. «Perché la vita del carcere è dura, si vivono situazioni drammatiche anche a causa del sovraffollamento. E’ un ambiente punitivo, non è vero che si riabilitano le persone come si è sempre voluto far credere...». A parlare è Rita De Lima, Consigliere comunale di Biella, da sempre impegnata nel sociale, nel settore delle tossicodipendenze. E’ un’esperta e secondo lei riportare in carcere dopo anni un soggetto giunto ormai al termine di un percorso riabilitativo, bisognoso pertanto dell’ultimo sostegno per poter uscire dal tunnel, è un «grave errore di valutazione che fa perdere oltre a tanto tempo anche il denaro servito per finanziare il progetto». E in un periodo di crisi nera come questo, con la scure dei tagli in vista per l’Asl, l’apparente spreco di denaro pubblico non fa certo piacere. La mancanza della certezza della pena che fa slittare di anni e anni le sentenze definitive resta la maggiore causa di questo dramma sociale. «Non c’è a mio parere una sufficiente valutazione dei trascorsi delle persone - prosegue De Lima -. Ma vogliamo tenere conto o no del lavoro che è stato fatto? E se il soggetto ha fatto o meno un percorso costellato di valutazioni positive? Purtroppo ci sono troppi elementi che non funzionano...». A due passi dalla luce. Il paziente arrestato ieri mattina, ad esempio, era ormai giunto a una spanna dalla conclusione del percorso terapeutico. Era riuscito addirittura a trovare un’occupazione. «Ma con il suo arresto - puntualizza De Lima - tutto il lavoro e i soldi investiti, le valutazioni positive e le ottime prospettive che si era creato, sono stati buttati alle ortiche. Siamo purtroppo di fronte a un circolo vizioso. E’ necessario che i soggetti abilitati ad analizzare le situazioni dei singoli, comincino a valutare i trascorsi di ognuno e gli sforzi compiuti. Diamo la possibilità a una persona di ricominciare e poi, quando le cose stanno iniziando ad andare bene, la rimettiamo in galera. E ogni volta ci troviamo di fronte a un disastro: dal punto di vista emotivo per il soggetto e per la sua famiglia, nonché economico per la società in quanto sono stati buttati via soldi per impostare un percorso poi interrotto».