"Promuoviamo la cultura del fare"

"Promuoviamo la cultura del fare"
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In una città fortemente caratterizzata dal tessile, le recenti trasformazioni del lavoro hanno procurato ripercussioni negative: per i giovani vi sono difficoltà d’inserimento nell’industria locale e per le famiglie emergono problemi economici di fronte a periodi prolungati di disoccupazione. Il disorientamento sulle strade da intraprendere è generale.

In una città fortemente caratterizzata dal tessile, le recenti trasformazioni del lavoro hanno procurato ripercussioni negative: per i giovani vi sono difficoltà d’inserimento nell’industria locale e per le famiglie emergono problemi economici di fronte a periodi prolungati di disoccupazione. Il disorientamento sulle strade da intraprendere è generale.
Forse il problema sta lì. I giovani sono oggi molto più a contatto con l’esperienza universitaria di ex-liceali e poco con le opportunità lavorative della propria città. Occorre favorire l’incontro tra gli studenti e gli imprenditori biellesi, dai più giovani ai più esperti. “Start-up” è una parola magica, difficile da tradurre: si parla di “avvio”, di “messa in moto”, di “partire a fare impresa”: questo è lo spirito che i biellesi dovrebbero recuperare e che si dovrebbe insegnare ai giovani. La cultura del fare è soffocata da quella del “posto fisso” e dall’idea che l’Università sia una tappa obbligata in attesa di capire che fare della propria vita. Le esperienze in altre città o all’estero sono sempre da incoraggiare, ma prima di scappare per sempre da Biella sarebbe doveroso ascoltare che cosa può offrire davvero.
Leila Davita Ramasco
Giulia Ruffino

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