Profughi, pioggia di no

Profughi, pioggia di no
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Una dozzina di concessioni dello status di rifugiato politico e una trentina di bocciature. Questi finora i responsi dei colloqui che una commissione prefettizia torinese ha effettuato nel marzo scorso ai 49 profughi, provenienti dalla Libia ma in realtà quasi tutti del Mali, accolti da mesi nel Biellese.

L’avvocato. Il legale che sta seguendo i cittadini stranieri, Marco Cavicchioli spiega: «Altrove i numeri sono più impietosi. Anzi. Tutto sommato direi che a Biella c’è stato, finora, un risultato positivo, con circa un terzo di permessi concessi. Merito a mio avviso del lavoro fatto dai volontari, soprattutto a Muzzano. I richiedenti asilo hanno infatti mostrato una conoscenza della lingua italiana e del contesto in cui si trovano davvero rara. Questo, sono sicuro, ha influito positivamente nel giudizio della commissione, che doveva valutare posizioni difficili perché spesso in assenza di documenti scritti. Prima di esprimere giudizi definitivi, però, aspettiamo di avere il quadro completo sul piano numerico».
 Guerra civile. Cavicchioli sta  predisponendo i ricorsi, tenendo conto che lo scenario internazionale è cambiato. «Successivamente ai colloqui in Mali è scoppiata una sanguinosa guerra civile - spiega -. Oggi quindi è impensabile il rimpatrio di queste persone, che da noi hanno sempre avuto un comportamento esemplare. Credo che un permesso di soggiorno per motivi umanitari sia ampiamente ipotizzabile».
 P.L.B.

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