Privatizzazione asili «allungano liste d’attesa»
BIELLA - Il progetto in corso d’opera del Comune di Biella di privatizzazione della gestione degli asili nido sta provocando i primi effetti. A sostenerlo è la Cgil, che fornisce alcune cifre. «Su 180 domande di inserimento ne sono state accolte 158 per cui della lista di attesa di 45 bambini, una ventina sono stati respinti - sottolineano i sindacalisti -. L’ostinazione del Comune nel non voler recepire le proposte alternative del sindacato, compreso l’appalto esterno delle fasce orarie meno frequentate, si scarica sulle famiglie e sui bambini. Le conseguenze del divieto di nuove assunzioni, imposto dal Governo, vengono gestite in modo sbagliato e gli effetti sociali negativi rivelano la fondatezza della battaglia avviata dai sindacati per difendere il servizio pubblico, in un punto delicato e strategico quale è quello dei servizi all’infanzia. Infine le poche assunzioni previste dal Comune non riguardano figure di educatori. Dal canto loro le famiglie hanno raccolto centinaia di firme per garantire il mantenimento del servizio pubblico, mentre le confederazioni sindacali hanno chiesto che l’impresa aggiudicante assorba tutto il personale attualmente in servizio e senza periodo di prova, oltre all’assunzione a tempo indeterminato degli addetti alle pulizie. Poiché la difesa del servizio è tutt’uno con la qualità delle condizioni di lavoro degli operatori. In questa vertenza, almeno due elementi, sconcertano: la scarsa duttilità dell’amministrazione comunale nel discutere ed eventualmente rivedere i propri progetti e una sottovalutazione della preminenza dell’assistenza e dei servizi alla persona, in particolare sulle fasce più sensibili della popolazione».
BIELLA - Il progetto in corso d’opera del Comune di Biella di privatizzazione della gestione degli asili nido sta provocando i primi effetti. A sostenerlo è la Cgil, che fornisce alcune cifre. «Su 180 domande di inserimento ne sono state accolte 158 per cui della lista di attesa di 45 bambini, una ventina sono stati respinti - sottolineano i sindacalisti -. L’ostinazione del Comune nel non voler recepire le proposte alternative del sindacato, compreso l’appalto esterno delle fasce orarie meno frequentate, si scarica sulle famiglie e sui bambini. Le conseguenze del divieto di nuove assunzioni, imposto dal Governo, vengono gestite in modo sbagliato e gli effetti sociali negativi rivelano la fondatezza della battaglia avviata dai sindacati per difendere il servizio pubblico, in un punto delicato e strategico quale è quello dei servizi all’infanzia. Infine le poche assunzioni previste dal Comune non riguardano figure di educatori. Dal canto loro le famiglie hanno raccolto centinaia di firme per garantire il mantenimento del servizio pubblico, mentre le confederazioni sindacali hanno chiesto che l’impresa aggiudicante assorba tutto il personale attualmente in servizio e senza periodo di prova, oltre all’assunzione a tempo indeterminato degli addetti alle pulizie. Poiché la difesa del servizio è tutt’uno con la qualità delle condizioni di lavoro degli operatori. In questa vertenza, almeno due elementi, sconcertano: la scarsa duttilità dell’amministrazione comunale nel discutere ed eventualmente rivedere i propri progetti e una sottovalutazione della preminenza dell’assistenza e dei servizi alla persona, in particolare sulle fasce più sensibili della popolazione».