“BRIGHT STAR”, passione romantica dell’800
Una passione romantica nella Londra d’inizio Ottocento. Quella tra il ventitreenne poeta inglese John Keats e la sua vicina, la studentessa Fanny Brawne. La racconta Jane Campion nel suo più recente lungometraggio, Bright Star, presentato in concorso al festival di Cannes del 2009, ma rimasto senza premi.
Bright Star, nella sublime e rada filmografia della regista neozelandese (sette film in vent’anni di lavoro, esordio nel 1989 con il capolavoro ruvido, “ingombrante”, visionario, Sweetie), segna il ritorno di Jane Campion all’opera ambientata in periodi non contemporanei, dopo le fulminanti esplorazioni del desiderio e della passione descritte in Holy Smoke e In the Cut. Bright Star, a differenza di Lezioni di piano o del cupo Ritratto di signora, ha la luminosità e la limpidezza di un film in costume dietro e dentro cui si celano, e affiorano, gli elementi e i toni specifici del cinema dell’autrice di Un angelo alla mia tavola. Una progressiva tela (come ben “annunciano” le prime inquadrature, i dettagli di un ago e un filo che entrano in un tessuto, perforato e cucito) sulla quale si imprimono, in un mirabile equilibrio di implosione e esplosione dei gesti e dei sentimenti, la relazione tra i due giovani personaggi e i fatti (come la malattia del fratello di John) che la portano alla sua espressione più profonda e tragica.
Film di meticolosa costruzione, Bright Star ha nella scena della reazione di Fanny alla morte del poeta, in quelle del loro amore “adolescente”, in quella astratta e surreale del carro funebre che attraversa una Piazza di Spagna deserta, i momenti figurativi e emozionali più alti.
GIUSEPPE GARIAZZO
Giovedì 26 agosto 2010
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