Pressing Berlusconi su Pichetto

Pressing Berlusconi su Pichetto
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Gli ha telefonato cinque volte, almeno. E gli ha sempre chiesto la stessa cosa. Diventare il candidato per la presidenza regionale del Piemonte.

L’uomo che deve sfidare, e per il centrodestra, battere, il rivale Sergio Chiamparino, per Silvio Berlusconi è Gilberto Pichetto. Il quale ci ha pensato a lungo, ha preso tempo, ma ora s’è convinto. «Messo a disposizione è più corretto» puntualizza l’ex senatore biellese di Forza Italia. «Berlusconi chiama sempre la sera, tardi... Da tempo pensa a me per Torino, me l’ha ripetuto più volte. E non solo lui. Anche Giovanni Toti, con il quale ci parliamo spesso, insiste. Il che rappresenta anche un onore, oltre che un onere perché sono arrivato ad un certo punto della vita in cui, dopo aver fatto tanto in politica, mai mi sarei aspettato di essere preso in considerazione per la poltrona di governatore del Piemonte».

Il punto. Tra ricorsi e sentenze giudiziarie aperte, e fibrillazioni politiche, la situazione per il centrodestra piemontese non è in discesa. «Appunto. Da una parte c’è una squadra che già si sta allenando per la partita - dice Pichetto, buttandola in metafora -. E dall’altra ci siamo noi che stiamo pensando... Lo trovo un motivo di ritardo. Non possiamo farci trovare impreparati e poi dover fare una corsa contro il tempo. Quindi dico: prepariamoci a lavorare sul programma e in vista della campagna elettorale, in modo da vincere di nuovo la sfida con il centrosinistra, oggi guidato da Chiamparino».

“Primarie”, no grazie. Tra i diversi temi in ballo, Pichetto deve anche tenere conto della sollecitazione di Fratelli d’Italia di scegliere il candidato con le “primarie”. «Timori? Figuriamoci. Forza Italia con i numeri, in termini di iscritti e di elettori,  ha non ha nulla da temere. Anzi - assicura -. Ma è una questione di tempo. Che in vista di maggio è sempre più ridotto».

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