Premio Maggia, fabbrica “di idee”
Tra via Corradino Sella e il torrente Cervo, s’allunga un collegamento avvolto, di qua e di là, dai blocchi dell’antica fabbrica, la cui storia comincia da una roggia, prosegue con una cartiera e si rafforza come industria di tessitura. I vetri opachi, alcuni macchinari ancora conservati nei locali che si affacciano gli uni dirimpetto agli altri, la cresta di una delle originarie ciminiere ancora alta. In lungo, sopra l’argine del torrente Cervo, il collegamento funziona da via, cominciando con la prima targa, appesa a un muro d’angolo, che recita “filatoio di seta e lanificio del Sacro Monte di Oropa”.
Il Lanificio “Maurizio Sella”, che questi scorci accumula, non è luogo che accoglie soltanto il Premio Federico Maggia 2015, ma ne è altro protagonista, con le installazioni allestite al suo interno dai 10 finalisti under 30 selezionati per questa seconda edizione. Così si propone la disposizione di ogni lavoro al suo interno.
Allestimento che accoglie i visitatori proprio dalla roggia passante nei giardini del lanificio. Recita, infatti, il sottotitolo del Premio Maggia, promosso da Fondazione Sella onlus con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori e Paesaggisti e l’Ordine degli Ingegneri: “Paesaggi industriali. Giovani progettisti fabbricano idee”. Il progetto 1 (“Woodwool”) che, come gli altri, è stato inaugurato venerdì scorso - alla proclamazione dei vincitori del concorso - si raggiunge seguendo un percorso semi-ipogeo ricavato all’interno dell’antica roggia, guarda al torrente da una piattoforma e propone una linea di arredo personalizzabile con incise trame tessili, via stampa, pittura o incisione. Il primo blocco della fabbrica accoglie poi il progetto 2 (“Il rammendo della vallata”, vincitore del concorso), incentrato sul collegamento, attraverso un ponte pedonale, con Cittadellarte e il convento di San Gerolamo. A fianco, il progetto 3 (“Temp(l)i moderni”): una macchina cinetica lavora dando impulso a una texture, copertura a volta. Segue, poco più in là, il progetto 4 (“Ex voto”), che rimanda al territorio dei Sacri Monti e alla spiritualità del luogo, che conteneva una cappella: lampade a led, contro i muri anneriti, creano un totem annunciato da due libri sul sacro. Sporgono all’esterno, da due aperture, gli innesti del progetto 5 (“Trame del tempo”), che si fanno strumenti di osservazione del concetto di rovina intesa come metamorfosi. Mentre il motivo dell’acqua, nel progetto 6 (“Genesi”), riporta alla discesa verso la caldaia Cornovaglia, in un ambiente ricreato di luce e vegetazione. Superato il partitore della roggia, il progetto 7 (“Espace trouvé”) illustra il lanificio come pezzo di città trasformato. Punta sull’artigianato 2.0 la sfera del progetto 8 (“Palomar”), lavorata in digitale, che narra del talento degli alpinisti fotografi della Fondazione Sella. Chiudono gli ultimi, all’altro capo del collegamento: il progetto 9 (“Via dei tessuti”) velo bianco in alluminio e filato biellese che crea magia su uno spazio di relax. Tema proposto anche dagli spazi aperti del progetto 10 (“Think Tank”), dove la terra illumina i fili che legano le persone, le storie. Quante ne sono passate, sotto alla targa all’angolo del lanificio, appesa lì fuori.
Tra via Corradino Sella e il torrente Cervo, s’allunga un collegamento avvolto, di qua e di là, dai blocchi dell’antica fabbrica, la cui storia comincia da una roggia, prosegue con una cartiera e si rafforza come industria di tessitura. I vetri opachi, alcuni macchinari ancora conservati nei locali che si affacciano gli uni dirimpetto agli altri, la cresta di una delle originarie ciminiere ancora alta. In lungo, sopra l’argine del torrente Cervo, il collegamento funziona da via, cominciando con la prima targa, appesa a un muro d’angolo, che recita “filatoio di seta e lanificio del Sacro Monte di Oropa”.
Il Lanificio “Maurizio Sella”, che questi scorci accumula, non è luogo che accoglie soltanto il Premio Federico Maggia 2015, ma ne è altro protagonista, con le installazioni allestite al suo interno dai 10 finalisti under 30 selezionati per questa seconda edizione. Così si propone la disposizione di ogni lavoro al suo interno.
Allestimento che accoglie i visitatori proprio dalla roggia passante nei giardini del lanificio. Recita, infatti, il sottotitolo del Premio Maggia, promosso da Fondazione Sella onlus con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori e Paesaggisti e l’Ordine degli Ingegneri: “Paesaggi industriali. Giovani progettisti fabbricano idee”. Il progetto 1 (“Woodwool”) che, come gli altri, è stato inaugurato venerdì scorso - alla proclamazione dei vincitori del concorso - si raggiunge seguendo un percorso semi-ipogeo ricavato all’interno dell’antica roggia, guarda al torrente da una piattoforma e propone una linea di arredo personalizzabile con incise trame tessili, via stampa, pittura o incisione. Il primo blocco della fabbrica accoglie poi il progetto 2 (“Il rammendo della vallata”, vincitore del concorso), incentrato sul collegamento, attraverso un ponte pedonale, con Cittadellarte e il convento di San Gerolamo. A fianco, il progetto 3 (“Temp(l)i moderni”): una macchina cinetica lavora dando impulso a una texture, copertura a volta. Segue, poco più in là, il progetto 4 (“Ex voto”), che rimanda al territorio dei Sacri Monti e alla spiritualità del luogo, che conteneva una cappella: lampade a led, contro i muri anneriti, creano un totem annunciato da due libri sul sacro. Sporgono all’esterno, da due aperture, gli innesti del progetto 5 (“Trame del tempo”), che si fanno strumenti di osservazione del concetto di rovina intesa come metamorfosi. Mentre il motivo dell’acqua, nel progetto 6 (“Genesi”), riporta alla discesa verso la caldaia Cornovaglia, in un ambiente ricreato di luce e vegetazione. Superato il partitore della roggia, il progetto 7 (“Espace trouvé”) illustra il lanificio come pezzo di città trasformato. Punta sull’artigianato 2.0 la sfera del progetto 8 (“Palomar”), lavorata in digitale, che narra del talento degli alpinisti fotografi della Fondazione Sella. Chiudono gli ultimi, all’altro capo del collegamento: il progetto 9 (“Via dei tessuti”) velo bianco in alluminio e filato biellese che crea magia su uno spazio di relax. Tema proposto anche dagli spazi aperti del progetto 10 (“Think Tank”), dove la terra illumina i fili che legano le persone, le storie. Quante ne sono passate, sotto alla targa all’angolo del lanificio, appesa lì fuori.
Giovanna Boglietti