«Più nessuno accoglie i bimbi bielorussi»

«Più nessuno accoglie i bimbi bielorussi»
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Sono lontani i tempi in cui, tra il 2000 e il 2005, il Biellese aveva saputo distinguersi per una generosità senza eguali nei confronti dei piccoli bielorussi bisognosi di una vacanza “di risanamento”, lontano dalle terre ancora fortemente contaminate dai postumi della tragedia di Chernobyl. Quando gli appelli dell’associazione “Smile”, nata a Vigliano proprio allo scopo di aiutare quei piccoli a purificarsi un po’ e ad uscire per qualche tempo dalla loro povera realtà, avevano toccato l’apice della sensibilità locale, le sole province di Biella e Vercelli erano state capaci di accogliere qualcosa come 700 bambini in un’estate. Merito della disponibilità di tantissime famiglie, che avevano offerto letto, cibo, sistemazione, compagnia, calore e affetto a quei bambini, diventando per loro - molte volte - una seconda casa. 

Lontani, lontanissimi quei tempi. Perché oggi, a quindici anni di distanza ma ad ancora grande vicinanza con i problemi del post-esplosione, non c’è più neppure una famiglia disposta a farsi carico di quei piccoli, almeno nel Biellese. O meglio, resistono ancora esempi di grande generosità ma, di fatto, per i bambini della regione di Gomel qui non ci sono più letti privati. Il risultato è che, quest’anno, i bambini giunti in zona si contano sulle dita di una mano: «Cinque - afferma Massimo Platini, vicepresidente di Smile -, ospitati tutti in un alloggio comunale a Guardabosone, con un’accompagnatrice». Un risultato minimo, ma che non sarebbe comunque stato possibile, non fosse stato per la generosità di alcune famiglie valsesserine che hanno aiutato a sostenere le spese per il mantenimento dei piccoli, che resteranno in Italia per quindici giorni, sino al prossimo 20  luglio. E che non si sarebbe raggiunto neppure senza la cena benefica organizzata per ieri sera alla “Barrique” di Guardabosone, allo scopo proprio di raccogliere fondi per questa causa.

Veronica Balocco

Leggi di più sull’Eco di Biella di giovedì 16 luglio 2015 

Sono lontani i tempi in cui, tra il 2000 e il 2005, il Biellese aveva saputo distinguersi per una generosità senza eguali nei confronti dei piccoli bielorussi bisognosi di una vacanza “di risanamento”, lontano dalle terre ancora fortemente contaminate dai postumi della tragedia di Chernobyl. Quando gli appelli dell’associazione “Smile”, nata a Vigliano proprio allo scopo di aiutare quei piccoli a purificarsi un po’ e ad uscire per qualche tempo dalla loro povera realtà, avevano toccato l’apice della sensibilità locale, le sole province di Biella e Vercelli erano state capaci di accogliere qualcosa come 700 bambini in un’estate. Merito della disponibilità di tantissime famiglie, che avevano offerto letto, cibo, sistemazione, compagnia, calore e affetto a quei bambini, diventando per loro - molte volte - una seconda casa. 

Lontani, lontanissimi quei tempi. Perché oggi, a quindici anni di distanza ma ad ancora grande vicinanza con i problemi del post-esplosione, non c’è più neppure una famiglia disposta a farsi carico di quei piccoli, almeno nel Biellese. O meglio, resistono ancora esempi di grande generosità ma, di fatto, per i bambini della regione di Gomel qui non ci sono più letti privati. Il risultato è che, quest’anno, i bambini giunti in zona si contano sulle dita di una mano: «Cinque - afferma Massimo Platini, vicepresidente di Smile -, ospitati tutti in un alloggio comunale a Guardabosone, con un’accompagnatrice». Un risultato minimo, ma che non sarebbe comunque stato possibile, non fosse stato per la generosità di alcune famiglie valsesserine che hanno aiutato a sostenere le spese per il mantenimento dei piccoli, che resteranno in Italia per quindici giorni, sino al prossimo 20  luglio. E che non si sarebbe raggiunto neppure senza la cena benefica organizzata per ieri sera alla “Barrique” di Guardabosone, allo scopo proprio di raccogliere fondi per questa causa.

Veronica Balocco

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