Pensioni: ipotesi anticipo con prestito

Sulla riforma delle pensioni per garantire la flessibilità in uscita agli over 63, spuntano acronimi che fanno arrabbiare il sindacato: prima l’Ape (anticipo pensionistico) che trova nel prestito bancario il fondamentale meccanismo. Poi, la Rita (rendita integrativa temporanea anticipata) che, agli over 63 con pensione integrativa, dovrebbe consentire di ottenere il famigerato prestito Ape a livello inferiore (sino al 50%). Il governo, proprio sul tema della riforma delle pensioni, ha promesso un tavolo di confronto («Speriamo non sia promessa elettorale» dice Marvi Massazza Gal, segretaria di Cgil Biella), ma il sindacato è critico: «Se queste sono le proposte - dicono i sindacati -, allora si è molto lontani da un punto di incontro». Sul tappeto, infatti, giace la questione di come sia possibile, in un Paese dove l’assegno pensionistico medio si aggira sugli 800 euro, chiedere ad un over 63 con 38/40 anni di contribuzione, di accendere un prestito bancario (da restituire con ammortamento ventennale all’età della pensione di vecchiaia) per anticipare di tre anni la pensione con una falcidia del 4% sull’assegno: «Non si può costringere un lavoratore a chiedere un prestito per esercitare un diritto» dicono i sindacati.Giovanni Orso Leggi di più sull’Eco di Biella di giovedì 2 giugno 2016
Sulla riforma delle pensioni per garantire la flessibilità in uscita agli over 63, spuntano acronimi che fanno arrabbiare il sindacato: prima l’Ape (anticipo pensionistico) che trova nel prestito bancario il fondamentale meccanismo. Poi, la Rita (rendita integrativa temporanea anticipata) che, agli over 63 con pensione integrativa, dovrebbe consentire di ottenere il famigerato prestito Ape a livello inferiore (sino al 50%). Il governo, proprio sul tema della riforma delle pensioni, ha promesso un tavolo di confronto («Speriamo non sia promessa elettorale» dice Marvi Massazza Gal, segretaria di Cgil Biella), ma il sindacato è critico: «Se queste sono le proposte - dicono i sindacati -, allora si è molto lontani da un punto di incontro». Sul tappeto, infatti, giace la questione di come sia possibile, in un Paese dove l’assegno pensionistico medio si aggira sugli 800 euro, chiedere ad un over 63 con 38/40 anni di contribuzione, di accendere un prestito bancario (da restituire con ammortamento ventennale all’età della pensione di vecchiaia) per anticipare di tre anni la pensione con una falcidia del 4% sull’assegno: «Non si può costringere un lavoratore a chiedere un prestito per esercitare un diritto» dicono i sindacati.
Giovanni Orso
Leggi di più sull’Eco di Biella di giovedì 2 giugno 2016