Paola e la sua "danza del cuore"
(24 gen) Ha insegnato a danzare a migliaia di biellesi, dopo una carriera professionale che lha portata a esibirsi in Italia e nel mondo. Paola Olivero, dal settembre scorso ha lasciato la direzione dellArabesque alla sua (ex) allieva Stefania Vannucci (insieme nella foto Studio Immagine). Una decisione, quella di abbandonare la direzione della scuola di danza di Biella dopo 37 anni, «che inizialmente non ho preso a cuor leggero, anche se ora sono serena». Dietro a questa scelta, ufficializzata solo il mese scorso, durante lo spettacolo "Una mano dalla danza", allOdeon, «motivi di carattere familiare, ma anche il desiderio di dedicarmi ad altri interessi». Lo afferma con convinzione, Paola Olivero, ma si coglie, guardandola negli occhi, ascoltando la sua voce rotta a tratti dallemozione, che, nonostante il suo ritiro, la danza è e continuerà a far parte della sua vita. È lei stessa a confermarlo: «Continuerò a insegnare nella scuola ancora per qualche anno, seguendo gli allievi dei corsi professionali». Ha insegnato a danzare a migliaia di biellesi, dopo una carriera professionale che lha portata a esibirsi in Italia e nel mondo. Paola Olivero, dal settembre scorso ha lasciato la direzione dellArabesque alla sua (ex) allieva Stefania Vannucci (insieme nella foto Studio Immagine). Una decisione, quella di abbandonare la direzione della scuola di danza di Biella dopo 37 anni, «che inizialmente non ho preso a cuor leggero, anche se ora sono serena». Dietro a questa scelta, ufficializzata solo il mese scorso, durante lo spettacolo "Una mano dalla danza", allOdeon, «motivi di carattere familiare, ma anche il desiderio di dedicarmi ad altri interessi». Lo afferma con convinzione, Paola Olivero, ma si coglie, guardandola negli occhi, ascoltando la sua voce rotta a tratti dallemozione, che, nonostante il suo ritiro, la danza è e continuerà a far parte della sua vita. È lei stessa a confermarlo: «Continuerò a insegnare nella scuola ancora per qualche anno, seguendo gli allievi dei corsi professionali».
Sul palco. Lamore di Paola Olivero per la danza è cominciato quando lei era ancora una bambina e viveva a Torino. «Avevo 9 anni - racconta - quando iniziai a studiare danza classica con Sara Acquarone. Fin da subito emersero le mie qualità, e così i miei genitori furono ben contenti di farmi proseguire gli studi». Studi che la portarono a Londra, dove, alletà di 18 anni, si trovò a frequentare lUpper School del Royal Ballet («fui ammessa dopo aver superato unaudizione»). Poi, il rientro in Italia, a Milano, per completare gli studi al Teatro alla Scala. Quindi i primi contratti di lavoro con il coreografo Ugo DellAra, che la volle nella sua compagnia, al Teatro Massimo di Palermo. Da lì prese il via la sua carriera artistica, che la proiettò in tutta Italia: dal Teatro Massimo di Palermo allArena di Verona, al Regio di Torino, al Comunale di Firenze. «Ballai anche con il Balletto di Roma - ricorda Paola Olivero - e presi parte pure a una tournée oltreoceano, con Gino Landi. Lo spettacolo che presentavamo si intitolava "Festa italiana", e proponeva le danze più caratteristiche delle varie regioni del Belpaese, dalla tarantella ai balli sardi. Sul palco, accanto ai danzatori, cerano sbandieratori, carrozze trainate da cavalli, ecc., e venivano rappresentate persino scene di battaglia. La prima tappa fu in Canada, ma il debutto ufficiale avvenne a New York. In seguito ci esibimmo anche a Detroit, Pittsburgh, Chicago...».
A Biella. «Dopo anni di professionismo - afferma Paola Olivero - mi ero un po stancata del mondo della danza: le invidie e i favoritismi, che non mancavano mai, mi avevano fatto perdere lentusiasmo per quella professione, anche se lamore per la danza non era venuto meno. Proprio in quel periodo conobbi colui che sarebbe diventato mio marito. Accadde che la mia famiglia si era nel frattempo trasferita nella casa di villeggiatura di Camandona, e mio padre fu ricoverato allospedale di Biella per unulcera: fu così che mi capitò di incontrare Gigi, che allepoca lavorava come infermiere».
Nuova vita. «Mi sono sposata nel 1971 e lanno successivo è nato Paolo. Ciononostante, quello, il 72, è stato anche lanno peggiore della mia vita», dice Paola Olivero. Che aggiunge: «Avevo trovato lavoro in unagenzia di assicurazioni, però mi resi subito conto che quellimpiego non faceva per me... Un giorno, Maurizio Scaramuzzi mi propose di inserire un corso di danza classica nella sua palestra di via Pietro Micca, a Biella, e io accettai: iniziai con due sole alunne, ma già lanno successivo gli allievi erano saliti a dieci».
Ecco, quindi, lesigenza di rendersi indipendente, di aprire una scuola vera e propria. LArabesque vide la luce nei locali sotterranei della Standa, a Biella, dove rimase per circa 28 anni. «Con il passare del tempo - ricorda Paola Olivero (che ha ricevuto lequipollenza dellabilitazione allinsegnamento da parte dellAccademia di danza di Roma e la Presa dAtto Ministeriale) - gli allievi aumentavano come pure i corsi (dalla classica allhip hop, dal tango al modern jazz), e, parallelamente, cresceva anche la fama della scuola. Da lì, e poi dalla nuova sede di via Candelo 41, dove ci siamo trasferiti circa sette anni fa, sono passati alcuni allievi che poi sono diventati grandi professionisti che si sono esibiti nei teatri di tutto il mondo. Un nome per tutti: Sonia De Cillis, del Teatro alla Scala».
Linsegnamento. «Insegnare mi ha molto gratificata - spiega -. È bello poter trasmettere qualcosa agli altri, vedere i tuoi allievi che migliorano lezione dopo lezione, che fanno progressi. Lemozione? Quella non è mai mancata. Ero emozionatissima quando danzavo, lo ero altrettanto, dietro le quinte, durante i saggi, perché in quel caso era il mio lavoro ad essere giudicato».
Infine, nellautunno scorso, la decisione di ritirarsi, dopo 37 anni di insegnamento. Una scelta dettata ancora una volta dal cuore, per poter dedicare più tempo alla famiglia. Perché, come dice Paola Olivero, «se le cose non si fanno con il cuore, è inutile farle».
Lara Bertolazzi
bertolazzi@primabiella.it
24 gennaio 2012