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Palpeggia il sedere a una donna: condannato a tre anni e 4 mesi

Altro 22 Aprile 2010 ore 19:25

(22 apr) Arrivare alle spalle di una bella donna che cammina lungo un marciapiedi assorta dai suoi pensieri e palpeggiarle il sedere, «tenendo premuti per qualche istante i glutei» - puntualizza il capo d’imputazione - è costato una condanna a tre anni e quattro mesi per violenza sessuale a Massimiliano Cottarelli, 39 anni, di Biella, giudicato ieri mattina con rito abbreviato (che consente di ottenere uno sconto della pena) davanti al giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini. Non è una sentenza innovativa, tipo quella recente della Cassazione con la quale è stato assolto un impiegato che palpeggiava il sedere alle colleghe in quanto «non si poteva ravvisare l’elemento soggettivo caratterizzante il reato contestato», essendo necessaria per una condanna per violenza «l’espressione nell’agente di ebbrezza sessuale». (22 apr) Arrivare alle spalle di una bella donna che cammina lungo un marciapiedi assorta dai suoi pensieri e palpeggiarle il sedere, «tenendo premuti per qualche istante i glutei» - puntualizza il capo d’imputazione - è costato una condanna a tre anni e quattro mesi per violenza sessuale a Massimiliano Cottarelli, 39 anni, di Biella, giudicato ieri mattina con rito abbreviato (che consente di ottenere uno sconto della pena) davanti al giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini. Non è una sentenza innovativa, tipo quella recente della Cassazione con la quale è stato assolto un impiegato che palpeggiava il sedere alle colleghe in quanto «non si poteva ravvisare l’elemento soggettivo caratterizzante il reato contestato», essendo necessaria per una condanna per violenza «l’espressione nell’agente di ebbrezza sessuale». L’imputato, infatti, non è nuovo a fatti inerenti la sfera sessuale. Nel suo curriculum giudiziario, spiccano più episodi di atti osceni, uno di atti di libidine violenta, una corruzione di minorenni e altre due violenze sessuali. Nel 2005, in provincia di Varese, aveva aggredito una ragazza. «L’ho vista mentre passavo in macchina - aveva raccontato alla psichiatra che lo aveva periziato per conto del giudice -. Era una ragazza fantastica, una Sharon Stone. Mi sono fermato, lo ho sollevato la minigonna e ho cercato di avere un rapporto sessuale con lei».
Un anno dopo, al cimitero di Cossato, la scena si era ripetuta. L’imputato si era avvicinato a una signora, le aveva sollevato la gonna e aveva cercato di toccarla nelle parti intime. Le grida della vittima lo avevano fatto scappare. Ma lui non si era accontentato. Aveva infatti aspettato la donna fuori dal cimitero e, davanti a lei, aveva cominciato a masturbarsi.
L’ultimo episodio di violenza risale al 31 luglio di due anni fa. Anche in quel caso, l’imputato (che è difeso dall’avvocato Nicoletta Solivo) si era avvicinato a una donna di 38 anni e, «con un gesto insidiosamente rapido così da superare la contraria volontà della parte offesa - scrive il pubblico ministero, Mariaserena Iozzo - (...) constringeva la medesima a subire l’atto sessuale della palpazione». La vittima della violenza si era rivolta ai carabinieri del Nucleo investigativo i quali, dalla descrizione del maniaco, avevano ben presto circoscritto la cerchia dei sospettati. In seguito, in un album fotografico, la donna aveva riconosciuto senza ombra di dubbio il suo aggressore il quale, messo alle strette, aveva in parte ammesso l’episodio.
Nel corso di un paio di perizie (una delle quali effettuata dalla stessa psichiatra, la biellese Nunzia Chieppa, consulente nel caso del delitto di Erba che ha visto la condanna dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi), Massimiliano Cottarelli era stato ritenuto soggetto socialmente pericoloso, con la capacità di stare in giudizio, ma non del tutto capace di intendere e di volere al momento dei fatti.
Oltre alla condanna a tre anni e quattro mesi, nell’ultima sentenza il giudice Passerini ha ordinato che l’imputato venga sottoposto alla misura della libertà vigilata (pertanto con delle restrizioni) per la durata di un anno, «prescrivendo inoltre al medesimo di attenersi al programma riabilitativo deciso dalle strutture sanitarie».

22 aprile 2010

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