Nuova piaga: la processionaria del pino
La prima autorità pubblica ad aver sollevato ufficialmente il problema nel Biellese è stata, nei giorni scorsi, il sindaco di Vigliano Biellese Cristina Vazzoler, sollecitata da alcune segnalazioni che l’avevano preoccupata in merito. Qualche attento osservatore doveva aver riconosciuto una delle classiche “processioni” o uno dei tipici nidi tra via Felice Trossi e piazza Roma, e così il primo cittadino si è immediatamente premurato di mettere in guardia la popolazione. «Sul nostro territorio è segnalata la presenza della "processionaria del pino" Traumatocampa pityocampa - ha spiegato -. La presenza di questo lepidottero può provocare danni al patrimonio arboreo e, a causa dei suoi peli fortemente urticanti, può costituire un rischio per la salute dell'uomo e degli animali, in particolare dei cani, che annusando il terreno possono aspirarne una grande quantità e manifestare sintomi talmente gravi da causarne la morte». Da qui, l’appello: «Vi invito ad osservare attentamente tronco e chioma dei pini - ha chiesto Cristina Vazzoler ai concittadini -. Non avvicinatevi e non sostate sotto piante infestate. In caso di dubbi, in ogni caso, è opportuno non avvicinare gli animali domestici e non tentare con mezzi artigianali di distruggere i nidi, in quanto il primo effetto che si ottiene è quello di favorire la diffusione nell’ambiente dei peli urticanti».
Insomma. Ci risiamo. C’era una volta il cinipide del castagno, che peraltro tanto dannoso era verso le piante quanto innocuo verso gli umani. Ora la piaga prende invece un altro nome, comunque noto dalla notte dei tempi e periodicamente di ritorno sul territorio: processionaria. Lepidottero defogliatore, la processionaria si nutre degli aghi delle conifere ed è molto diffusa in Piemonte, nelle pinete situate a quote inferiori ai 1.200 metri. «Le piante attaccate - spiega il responsabile del settore fitosanitario della Regione Piemonte, Giovanni Bosio - si riconoscono già fin dall’autunno per la presenza dei caratteristici nidi sericei sulle chiome, le cui dimensioni variano a seconda del numero delle larve. In primavera queste piante sono soggette ad intense defogliazioni che, se interessano la parte apicale, possono provocare anche l’arresto della crescita, ma difficilmente conducono a morte la pianta ospite».
Veronica Balocco
La prima autorità pubblica ad aver sollevato ufficialmente il problema nel Biellese è stata, nei giorni scorsi, il sindaco di Vigliano Biellese Cristina Vazzoler, sollecitata da alcune segnalazioni che l’avevano preoccupata in merito. Qualche attento osservatore doveva aver riconosciuto una delle classiche “processioni” o uno dei tipici nidi tra via Felice Trossi e piazza Roma, e così il primo cittadino si è immediatamente premurato di mettere in guardia la popolazione. «Sul nostro territorio è segnalata la presenza della "processionaria del pino" Traumatocampa pityocampa - ha spiegato -. La presenza di questo lepidottero può provocare danni al patrimonio arboreo e, a causa dei suoi peli fortemente urticanti, può costituire un rischio per la salute dell'uomo e degli animali, in particolare dei cani, che annusando il terreno possono aspirarne una grande quantità e manifestare sintomi talmente gravi da causarne la morte». Da qui, l’appello: «Vi invito ad osservare attentamente tronco e chioma dei pini - ha chiesto Cristina Vazzoler ai concittadini -. Non avvicinatevi e non sostate sotto piante infestate. In caso di dubbi, in ogni caso, è opportuno non avvicinare gli animali domestici e non tentare con mezzi artigianali di distruggere i nidi, in quanto il primo effetto che si ottiene è quello di favorire la diffusione nell’ambiente dei peli urticanti».
Insomma. Ci risiamo. C’era una volta il cinipide del castagno, che peraltro tanto dannoso era verso le piante quanto innocuo verso gli umani. Ora la piaga prende invece un altro nome, comunque noto dalla notte dei tempi e periodicamente di ritorno sul territorio: processionaria. Lepidottero defogliatore, la processionaria si nutre degli aghi delle conifere ed è molto diffusa in Piemonte, nelle pinete situate a quote inferiori ai 1.200 metri. «Le piante attaccate - spiega il responsabile del settore fitosanitario della Regione Piemonte, Giovanni Bosio - si riconoscono già fin dall’autunno per la presenza dei caratteristici nidi sericei sulle chiome, le cui dimensioni variano a seconda del numero delle larve. In primavera queste piante sono soggette ad intense defogliazioni che, se interessano la parte apicale, possono provocare anche l’arresto della crescita, ma difficilmente conducono a morte la pianta ospite».
Veronica Balocco