Non sapremo più che carne mangeremo

Non sapremo più che carne mangeremo
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Salto indietro di anni sulla trasparenza nell’etichettatura delle carni. Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta della Commissione europea che rinvia di almeno cinque anni l’obbligatorietà del chip per i bovini e modifica, per ridurre i costi amministrativi, lo schema attuale di etichettatura volontaria delle carni bovine. 

Modifica. Per soli otto voti, i deputati hanno dunque dato il via libera a una misura che  ha di fatto abolito l’etichettatura volontaria (vedi scheda al termine dell'articolo) della carne bovina, un sistema di tracciabilità creato negli anni Duemila in corrispondenza con lo scoppio dell’epidemia di “mucca pazza”. Una forma di tutela del consumatore, oltre che del produttore, che consentiva di far presenti - seguendo specifici disciplinari - la provenienza e le specificità della carne. 

Critiche. Dure critiche alla decisione del Parlamento Ue sono arrivate da tutto il comparto. «Non è bastato il pressing degli europarlamentari italiani – sottolinea a livello nazionale la Cia, l’associazione che riunisce i contadini –. Ora il Governo si impegni perché venga ripristinata una normativa che è indispensabile per tutelare non solo i cittadini, ma anche i nostri allevamenti “doc” che lavorano sulla qualità e l’eccellenza». Per Coldiretti, bisogna evitare che la modifica delle disposizioni sulle indicazioni facoltative «impedisca di valorizzare il lavoro di quanti si sono impegnati per la trasparenza e la qualità della carne. L’Italia è all’avanguardia nell’etichettatura facoltativa della carne in cui molti operatori hanno investito con successo». Senza contare, aggiunge Coldiretti, che con questo cambiamento «viene di fatto impedito di indicare la dicitura “no Ogm” a causa degli elevati costi che saranno ora a carico del singolo allevatore che ha scelto di alimentare il proprio bestiame con mangimi non contaminati da biotech». «Perdere l’etichettatura volontaria sarebbe un grave danno - afferma Ermanno Raffo, direttore dell’Associazione Allevatori di Biella e Vercelli -, ma sono certo che si possa mantenere il disciplinare a livello nazionale. Chi ha già intrapreso questa strada, sono sicuro che proseguirà nonostante la volontà del Parlamento Ue».

La Regione. «Sono indubbiamente deluso dalla votazione espressa dal Parlamento Europeo - afferma l’assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto - e  mi accodo con coloro che esternano tutto il rammarico per una scelta che vede esultare solamente coloro che preferiscono nascondere anziché dichiarare, presumibilmente per via delle scarse proprietà della carne che inseriscono sul mercato. Non condividiamo la decisione e ci attiveremo in tutte le sedi competenti per rimettere sul giusto binario una norma che premia la qualità e non la quantità». 

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LE ETICHETTE

Etichetta obbligatoria...

Dal gennaio 2002, il macellaio o il supermercato dove si acquista carne bovina è obbligato a fornire le seguenti informazioni: codice di rintracciabilità; Paese di nascita; Paese/i di allevamento; Paese di macellazione; Paese di sezionamento

...e volontaria

A queste informazioni obbligatorie ne possono essere aggiunte altre ma è necessario che i vari operatori della filiera applichino un disciplinare di etichettatura volontaria autorizzato in Italia dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. L’applicazione di ogni disciplinare di etichettatura volontaria viene rigorosamente controllata da un ente terzo. Solo con l’etichettatura volontaria si può sapere di più sulla carne acquistata (ad esempio l’allevamento, l’alimentazione, la razza, l’età, il sesso dell’animale, tutti elementi che determinano e differenziano la qualità, la tenerezza e la succosità delle carni).

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