«Noi due, a Lesbo a curare i migranti»

«Noi due, a Lesbo a curare i migranti»
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“Martedì 3 maggio 2016, Mitilene, Lesbo”. Lesbo, scrive la dottoressa. Da dove cominciare, se non dalle parole. Se le trascina dietro Lesbo, l’isola di Saffo ovvero la più grande poetessa di tutti i tempi. È il passo - questo - di un diario che, dalle pagine virtuali di un social network, finestra sul mondo, spalanca le imposte di una realtà, nella quale oggi, invece, si fa ben poca poesia. Perché, dallo scorso marzo, Lesbo è l’avamposto dei respingimenti, dei fermi, del “di qui non si passa”. Lo vuole l’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia: 4mila migranti sono trattenuti sull'isola greca, dalla sua entrata in vigore.

Chi scrive rappresenta il primo e unico presidio sanitario per chi sbarca. Sono la dottoressa Sonia Modenese e l’infermiere Fabio Gramegna. Hanno rispettivamente 49 e 35 anni e lavorano sulle ambulanze di soccorso avanzato del sistema di emergenza 118 di Novara. A Biella, Sonia Modenese fa parte del comitato “Il biellese accoglie-Giorgio Marincola”.

Sono laggiù da qualche settimana, Sonia ha terminato la missione il 15 maggio. Se si chiede loro perché abbiano voluto partire rispondono ognuno per sé. C’è Sonia che dice di voler essere testimone di un’Europa diversa «rispetto a quella armata, che segrega, ghettizza, marginalizza tutti i poveri o tutti coloro che fuggono da sistemi sociali ingiusti». E poi c’è Fabio, che ha deciso di farlo perché crede che «se tutti facessimo un piccolo gesto, un piccolo sacrificio, usando in maniera costruttiva e utile il tempo a nostra disposizione, il mondo potrebbe diventare un posto migliore».

Il loro diario racconta di una Lesbo che pochi riescono a vedere. Sulla quale s’è acceso un riflettore solo in occasione della visita di papa Francesco. «Nella prima settimana, siamo stati ubicati in una clinica mobile ben attrezzata per ogni emergenza, in un container nel porto di Mitilene - racconta Sonia Modenese - Lavoriamo attivamente dalle 22 alle 10, con una reperibilità diurna che a oggi non è mai stata attivata, perché gli sbarchi avvengono solo di notte, e comunque le rotte si sono spostate; per cui, assistiamo circa 10-12 persone al giorno. Sinora, non abbiamo dovuto affrontare nessun problema sanitario impegnativo, se non l'ipotermia nei bambini e nei neonati. In seguito, siamo stati divisi, Fabio al nord a Molyvos, come unico sanitario infermiere, a presidio di tre possibili punti di sbarco; mentre io sono rimasta al porto».

Giovanna Boglietti

Leggi tutta la toccante testimonianza di Sonia Modenese e Fabio Gramegna sull’Eco di Biella di lunedì 16 maggio 2016 

“Martedì 3 maggio 2016, Mitilene, Lesbo”. Lesbo, scrive la dottoressa. Da dove cominciare, se non dalle parole. Se le trascina dietro Lesbo, l’isola di Saffo ovvero la più grande poetessa di tutti i tempi. È il passo - questo - di un diario che, dalle pagine virtuali di un social network, finestra sul mondo, spalanca le imposte di una realtà, nella quale oggi, invece, si fa ben poca poesia. Perché, dallo scorso marzo, Lesbo è l’avamposto dei respingimenti, dei fermi, del “di qui non si passa”. Lo vuole l’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia: 4mila migranti sono trattenuti sull'isola greca, dalla sua entrata in vigore.

Chi scrive rappresenta il primo e unico presidio sanitario per chi sbarca. Sono la dottoressa Sonia Modenese e l’infermiere Fabio Gramegna. Hanno rispettivamente 49 e 35 anni e lavorano sulle ambulanze di soccorso avanzato del sistema di emergenza 118 di Novara. A Biella, Sonia Modenese fa parte del comitato “Il biellese accoglie-Giorgio Marincola”.

Sono laggiù da qualche settimana, Sonia ha terminato la missione il 15 maggio. Se si chiede loro perché abbiano voluto partire rispondono ognuno per sé. C’è Sonia che dice di voler essere testimone di un’Europa diversa «rispetto a quella armata, che segrega, ghettizza, marginalizza tutti i poveri o tutti coloro che fuggono da sistemi sociali ingiusti». E poi c’è Fabio, che ha deciso di farlo perché crede che «se tutti facessimo un piccolo gesto, un piccolo sacrificio, usando in maniera costruttiva e utile il tempo a nostra disposizione, il mondo potrebbe diventare un posto migliore».

Il loro diario racconta di una Lesbo che pochi riescono a vedere. Sulla quale s’è acceso un riflettore solo in occasione della visita di papa Francesco. «Nella prima settimana, siamo stati ubicati in una clinica mobile ben attrezzata per ogni emergenza, in un container nel porto di Mitilene - racconta Sonia Modenese - Lavoriamo attivamente dalle 22 alle 10, con una reperibilità diurna che a oggi non è mai stata attivata, perché gli sbarchi avvengono solo di notte, e comunque le rotte si sono spostate; per cui, assistiamo circa 10-12 persone al giorno. Sinora, non abbiamo dovuto affrontare nessun problema sanitario impegnativo, se non l'ipotermia nei bambini e nei neonati. In seguito, siamo stati divisi, Fabio al nord a Molyvos, come unico sanitario infermiere, a presidio di tre possibili punti di sbarco; mentre io sono rimasta al porto».

Giovanna Boglietti

Leggi tutta la toccante testimonianza di Sonia Modenese e Fabio Gramegna sull’Eco di Biella di lunedì 16 maggio 2016 

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