Niente sospensioni, si fa volontariato

Niente sospensioni, si fa volontariato
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BIELLA - «Hai collezionato più di una semplice “marachella”, a scuola? Allora, è tempo della punizione: sceglila tu, e renditi utile». Può suonare strano, questo metodo educativo, a chi è abituato ad accostare al rimprovero in ambito scolastico la classica “sospensione”, che - va detto - tra le aule non è sparita del tutto, ma in sempre più numerosi contesti viene, invece, sostituita da una proposta di lavoro. O, meglio, di volontariato.Eppure, questo nuovo orizzonte formativo, che punta a modificare una condotta scolastica non corretta attraverso un percorso educativo di recupero, si profila proprio così. Ed è diventato materia di notizia che, in queste settimane, è rimbalzata su diverse testate nazionali. I fautori, però, sono tutti biellesi e, negli ultimi due anni almeno, l’iniziativa ha assunto un respiro più ampio che ha coinvolto, al fianco del Centro territoriale per il volontariato (Ctv) di Biella-Vercelli, la Regione Piemonte, l’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte e il Forum per il volontariato e ha portato alla firma di un protocollo di intesa, riguardante gli studenti delle scuole superiori sanzionati con una sospensione dalle lezioni. A 1.200 di questi (sono 80 le scuole aderenti), negli ultimi anni dal 2008, è stato proposto, con ottimi risultati, un percorso alternativo.  Ma quando è nata e chi ha sperimentato, per la prima volta, in modo coordinato questa proposta? Ebbene, in origine è stata la convenzione - era il 2012 - siglata tra Enaip Biella e quello che allora era il Centro Servizi per il Volontariato di Biella (il Csv, solo in seguito unitosi a Vercelli). Racconta Carlotta Grisorio di Enaip Biella, tutor dei corsi di formazione per l’obbligo di istruzione: «Abbiamo attivato il progetto con due dei nostri corsi, “Lapis full time” per le scuole medie e “Accompagnamento alla scelta” per ragazzi tra i 16 e i 17 anni, in aula e in stage. L’esperienza di attività di volontariato era già stata sperimentata in altri Centri, dal momento che spesso si osservava come la nota o il provvedimento disciplinare risultassero strumenti poco significativi, a conti fatti. Questo patto di servizio si è, poi, allargato a Città Studi (ndr. intesa come indirizzo di formazione professionale)».Come funziona, allora? «Al terzo provvedimento disciplinare - spiega Grisorio - coinvolgiamo anche la famiglia del ragazzo, viene proposto loro un’esperienza di volontariato personalizzata. Si tratta di solito di otto ore, magari organizzate su due o tre pomeriggi o su una giornata intera (ndr. ma in accordo con il consiglio di classe, il progetto può essere realizzato anche al mattino, in sostituzione della frequenza delle lezioni). Presentiamo, quindi, ai ragazzi un questionario da compilare: saranno proprio loro a scegliere l’associazione dalla quale andare. E questo particolare è essenziale, li spiazza».Insomma, è lo stesso studente intemperante a “auto-punirsi”. Perché di punizione si tratta: «Ma è come se il ragazzo non sentisse di venire sanzionato. Lavoriamo su metodologie diverse, trattandosi di situazioni ricorrenti soprattutto nella formazione professionale - sottolinea Alberto Ghibò, direttore di Enaip Biella - Non sempre, ma sovente, i nostri sforzi vengono ripagati. Il valore aggiunto è quello di una gratificazione personale, non c’è mortificazione e i ragazzi ritornano con maggiore consapevolezza e molti proseguono nell’attività di volontariato anche dopo aver terminato il loro periodo. Certo, il volontariato non è un obbligo, però non è mai successo che qualcuno scegliesse, invece, la sospensione».D’altro canto, nell’ultimo anno all’Enaip Biella non è stato attivato nessun percorso alternativo. E lo stesso Simone Rosso, coordinatore Ctv responsabile della sede di Biella, prende atto che il numero dei ragazzi coinvolti è in decrescita: «Saranno una decina all’anno. Ad oggi, l’iniziativa coinvolge Enaip, Città Studi e l’istituto tecnico “E. Bona”. Il Ctv coordina le richieste via matching con le associazioni del territorio (ndr. più di 630 tra Vercellese e Biellese), ma ci sono anche scuole che operano in autonomia. Il nostro servizio, riconosciuto dal Miur, ha in più la garanzia della copertura assicurativa agli studenti coinvolti con la Regione, senza il sostegno di costi. I rapporti con le famiglie, invece, sono gestiti esclusivamente dai docenti referenti». Quanto alle destinazioni proposte? Simone Rosso: «Si tratta, per lo più, di attività in canile, in case di riposo o pratiche con utenti disabili, fino all’ambito “verde”, come la ripulitura dei sentieri. In questi anni i risultati sono stati molti soddisfacenti, per i ragazzi stessi che rispettano le regole: ricordo che in un solo caso il progetto attivato è stato interrotto». Per gli istituti scolastici locali interessati al patto di servizio, contattare il Ctv sede di Biella allo 015-8497377.Giovanna Boglietti

BIELLA - «Hai collezionato più di una semplice “marachella”, a scuola? Allora, è tempo della punizione: sceglila tu, e renditi utile». Può suonare strano, questo metodo educativo, a chi è abituato ad accostare al rimprovero in ambito scolastico la classica “sospensione”, che - va detto - tra le aule non è sparita del tutto, ma in sempre più numerosi contesti viene, invece, sostituita da una proposta di lavoro. O, meglio, di volontariato.Eppure, questo nuovo orizzonte formativo, che punta a modificare una condotta scolastica non corretta attraverso un percorso educativo di recupero, si profila proprio così. Ed è diventato materia di notizia che, in queste settimane, è rimbalzata su diverse testate nazionali. I fautori, però, sono tutti biellesi e, negli ultimi due anni almeno, l’iniziativa ha assunto un respiro più ampio che ha coinvolto, al fianco del Centro territoriale per il volontariato (Ctv) di Biella-Vercelli, la Regione Piemonte, l’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte e il Forum per il volontariato e ha portato alla firma di un protocollo di intesa, riguardante gli studenti delle scuole superiori sanzionati con una sospensione dalle lezioni. A 1.200 di questi (sono 80 le scuole aderenti), negli ultimi anni dal 2008, è stato proposto, con ottimi risultati, un percorso alternativo.  Ma quando è nata e chi ha sperimentato, per la prima volta, in modo coordinato questa proposta? Ebbene, in origine è stata la convenzione - era il 2012 - siglata tra Enaip Biella e quello che allora era il Centro Servizi per il Volontariato di Biella (il Csv, solo in seguito unitosi a Vercelli). Racconta Carlotta Grisorio di Enaip Biella, tutor dei corsi di formazione per l’obbligo di istruzione: «Abbiamo attivato il progetto con due dei nostri corsi, “Lapis full time” per le scuole medie e “Accompagnamento alla scelta” per ragazzi tra i 16 e i 17 anni, in aula e in stage. L’esperienza di attività di volontariato era già stata sperimentata in altri Centri, dal momento che spesso si osservava come la nota o il provvedimento disciplinare risultassero strumenti poco significativi, a conti fatti. Questo patto di servizio si è, poi, allargato a Città Studi (ndr. intesa come indirizzo di formazione professionale)».Come funziona, allora? «Al terzo provvedimento disciplinare - spiega Grisorio - coinvolgiamo anche la famiglia del ragazzo, viene proposto loro un’esperienza di volontariato personalizzata. Si tratta di solito di otto ore, magari organizzate su due o tre pomeriggi o su una giornata intera (ndr. ma in accordo con il consiglio di classe, il progetto può essere realizzato anche al mattino, in sostituzione della frequenza delle lezioni). Presentiamo, quindi, ai ragazzi un questionario da compilare: saranno proprio loro a scegliere l’associazione dalla quale andare. E questo particolare è essenziale, li spiazza».Insomma, è lo stesso studente intemperante a “auto-punirsi”. Perché di punizione si tratta: «Ma è come se il ragazzo non sentisse di venire sanzionato. Lavoriamo su metodologie diverse, trattandosi di situazioni ricorrenti soprattutto nella formazione professionale - sottolinea Alberto Ghibò, direttore di Enaip Biella - Non sempre, ma sovente, i nostri sforzi vengono ripagati. Il valore aggiunto è quello di una gratificazione personale, non c’è mortificazione e i ragazzi ritornano con maggiore consapevolezza e molti proseguono nell’attività di volontariato anche dopo aver terminato il loro periodo. Certo, il volontariato non è un obbligo, però non è mai successo che qualcuno scegliesse, invece, la sospensione».D’altro canto, nell’ultimo anno all’Enaip Biella non è stato attivato nessun percorso alternativo. E lo stesso Simone Rosso, coordinatore Ctv responsabile della sede di Biella, prende atto che il numero dei ragazzi coinvolti è in decrescita: «Saranno una decina all’anno. Ad oggi, l’iniziativa coinvolge Enaip, Città Studi e l’istituto tecnico “E. Bona”. Il Ctv coordina le richieste via matching con le associazioni del territorio (ndr. più di 630 tra Vercellese e Biellese), ma ci sono anche scuole che operano in autonomia. Il nostro servizio, riconosciuto dal Miur, ha in più la garanzia della copertura assicurativa agli studenti coinvolti con la Regione, senza il sostegno di costi. I rapporti con le famiglie, invece, sono gestiti esclusivamente dai docenti referenti». Quanto alle destinazioni proposte? Simone Rosso: «Si tratta, per lo più, di attività in canile, in case di riposo o pratiche con utenti disabili, fino all’ambito “verde”, come la ripulitura dei sentieri. In questi anni i risultati sono stati molti soddisfacenti, per i ragazzi stessi che rispettano le regole: ricordo che in un solo caso il progetto attivato è stato interrotto». Per gli istituti scolastici locali interessati al patto di servizio, contattare il Ctv sede di Biella allo 015-8497377.Giovanna Boglietti

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