Morto il pittore Boggio Marzet
Morto il pittore Boggio Marzet Aveva 85 anni. Domani i funerali a Oriomosso |
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(22 gen.) - Si è spento ieri, nella sua casa di Oriomosso, il pittore Giovanni Boggio Marzet, da lungo tempo costretto in casa da una malattia. Il prossimo 29 febbraio avrebbe compiuto 85 anni. Lascia la cugina Marta che lo ha accudito per tutta la durata della penosa malattia. Non era sposato e non aveva figli. Nell'immagine, l'opera Il cane a 6 zampe. |
Morto il pittore |
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Si è spento ieri, nella sua casa di Oriomosso, il pittore Giovanni Boggio Marzet, da lungo tempo costretto in casa da una malattia. Il prossimo 29 febbraio avrebbe compiuto 85 anni. Lascia la cugina Marta che lo ha accudito per tutta la durata della penosa malattia. Non era sposato e non aveva figli. Ha trascorso la sua vita a Torino dopo un breve soggiorno in Spagna (Asturia, terra dì origine della madre). Era avvocato ma con una particolare attrazione per l’arte. La prima galleria a capire il valore delle sue opere fu la Fogliatto di Torino presso la quale espose in diverse occasioni. Da otto anni era tornato a vivere a Oriomosso. Il funerale avrà luogo domani, venerdì, alle ore 10,30 a partire dalla sua abitazione. La salma verrà tumulata nella tomba di famiglia nel cimitero di Oriomosso. |
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«Giovanni Boggio Marzet era un uomo saggio, un pittore di grande sensibilità, un artista che guardava alla realtà con distacco critico ma senza mai salire in cattedra, piegandola ai suoi aspetti più semplici e più quotidiani - afferma Bruno Pozzato, il critico che ne ha curato alcune mostre a Biella, tra le quali quella del Fondo Edo Tempia l’anno scorso -. In un catalogo di sei anni fa aveva scritto: “L’aspetto che meglio capisco della vita è l’umorismo: anche negli oggetti c’è dell’ironia perchè contengono verità”. Sì, anche negli oggetti, nelle cose, nel mondo fisico in cui viviamo c’è dell’ironia; è qualcosa che respiriamo, l’atmosfera che ci avvolge. Basta sapersi guardare attorno senza pregiudizi per rendercene conto. Due uomini di spalle al mercato rionale, un gruppo di suonatori sulla piazza, il lettore all’edicola dei giornali, un gruppo di persone che assiste tranquillo e senza emozioni particolari (ci voltano le spalle) ad uno spettacolo di marionette, ma anche il gruppo di pensionati seduti fuori dal bar, viandanti che sostano al semaforo col rosso in attesa di attraversare la via, il capostazione violinista di Sesto, il nano più alto delle persone sulla giostra, il giovane prete che gioca a bocce o alcune persone presso la fermata dell’autobus e (particolare non trascurabile) le case dall’evidenza architettonia metafisica, impressionante nella loro anonimità, i portici rievocativi degli enigmi dechirichiani, le auto in sosta, senza contare gli “irriverenti” personaggi di Dibattito su Eva (preti, frati, cardinali) e de Il cane a 6 zampe con sei seminaristi: ecco il mondo minimo di Giovanni Boggio Marzet che, con la sua verve poetica e di osservatore per nulla distratto, semplifica, normalizza, quasi banalizza e blocca, rendendo omaggio (non si sa quanto consapevole) ad Edward Hopper, il grande artista americano dotato di quella “lucida visione della realtà” che caratterizzerà tutta la sua pittura e alla quale certamente Giovanni ha guardato». Nell'immagine, Il cane a 6 zampe 22 gennaio 2009 |