Minacce al padre anche con il coltello

Minacce al padre anche con il coltello
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BIELLA - Ne ha fatte passare di tutti i colori al padre. Gli episodi di violenza e le prevaricazioni erano all’ordine del giorno. Sempre e solo quando il figlio era ubriaco: entrava in casa ed erano urla, insulti, minacce sempre più pesanti, al punto - scrive la Procura - «da rendere abitualmente dolorosa, mortificante e intollerabile la convivenza familiare». Accusato del reato di maltrattamenti in famiglia, stavolta, è un figlio nei confronti del padre. Ancora una volta c’è di mezzo l’alcol che cambia le vite, altera le esistenze se somministrato in modo eccessivo.

E’ la stessa sostanza che troppe volte rovina le famiglie, che rende aggressivi padri e mariti, che fa lievitare i casi di violenza in famiglia come non mai al punto che è l’unico reato di violenza in aumento l’anno scorso a Biella come rimarcato dalle statistiche. E ci sarebbe ancora tanto troppo sommerso da scoprire. In tante mogli vorrebbero denunciare i soprusi, ma hanno paura di perdere ogni cosa, di vedere la propria famiglia sgretolarsi. E intanto continuano a subire e a sopportare.

Nel caso trattato mercoledì mattina dal giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini, imputato era un figlio di 41 anni che abita in un quartiere di Biella. Non scriveremo il nome per non consentire l’identificazione del padre, della vittima dei continui soprusi. L’imputato ha chiesto e ottenuto il patteggiamento a una pena tutto sommato lieve in quanto raggiunta anche grazie allo “sconto” previsto per la scelta del rito abbreviato: un anno e due mesi di reclusione con la condizionale (nel calcolo si era partiti da una pena di due anni e mezzo). Il padre ha ammesso che non avrebbe mai voluto denunciare il figlio. Ma in uno dei tanti casi in cui era stato costretto a rivolgersi alle forze dell’ordine, era partita la segnalazione che è poi sfociata nel processo.

 I fatti si sarebbero protratti quantomeno fino al mese di marzo del 2016. Secondo il capo d’accusa, quando l’imputato tornava a casa ubriaco, aggrediva il padre con frasi del tipo: «Ti tiro un pugno nella giugulare e t’ammazzo». Oppure: «Ti ammazzo quando sei sopra, ti incendio la casa. Se non mi prestate l’auto vi ammazzo tutti».

In un’occasione l’uomo avrebbe minacciato il padre con un forchettone dicendogli che l’avrebbe ammazzato anche mentre dormiva. Il padre era così spaventato che avrebbe persino ogni notte accostato una sedia alla porta della camera da letto in modo da accorgersi dell’arrivo del figlio durante i momenti in cui riposava.

In alcuni casi, l’imputato sarebbe arrivato a strattonare il genitore durante i litigi e, in un’occasione, a minacciarlo con un coltello da cucina.

V.Ca.

BIELLA - Ne ha fatte passare di tutti i colori al padre. Gli episodi di violenza e le prevaricazioni erano all’ordine del giorno. Sempre e solo quando il figlio era ubriaco: entrava in casa ed erano urla, insulti, minacce sempre più pesanti, al punto - scrive la Procura - «da rendere abitualmente dolorosa, mortificante e intollerabile la convivenza familiare». Accusato del reato di maltrattamenti in famiglia, stavolta, è un figlio nei confronti del padre. Ancora una volta c’è di mezzo l’alcol che cambia le vite, altera le esistenze se somministrato in modo eccessivo.

E’ la stessa sostanza che troppe volte rovina le famiglie, che rende aggressivi padri e mariti, che fa lievitare i casi di violenza in famiglia come non mai al punto che è l’unico reato di violenza in aumento l’anno scorso a Biella come rimarcato dalle statistiche. E ci sarebbe ancora tanto troppo sommerso da scoprire. In tante mogli vorrebbero denunciare i soprusi, ma hanno paura di perdere ogni cosa, di vedere la propria famiglia sgretolarsi. E intanto continuano a subire e a sopportare.

Nel caso trattato mercoledì mattina dal giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini, imputato era un figlio di 41 anni che abita in un quartiere di Biella. Non scriveremo il nome per non consentire l’identificazione del padre, della vittima dei continui soprusi. L’imputato ha chiesto e ottenuto il patteggiamento a una pena tutto sommato lieve in quanto raggiunta anche grazie allo “sconto” previsto per la scelta del rito abbreviato: un anno e due mesi di reclusione con la condizionale (nel calcolo si era partiti da una pena di due anni e mezzo). Il padre ha ammesso che non avrebbe mai voluto denunciare il figlio. Ma in uno dei tanti casi in cui era stato costretto a rivolgersi alle forze dell’ordine, era partita la segnalazione che è poi sfociata nel processo.

 I fatti si sarebbero protratti quantomeno fino al mese di marzo del 2016. Secondo il capo d’accusa, quando l’imputato tornava a casa ubriaco, aggrediva il padre con frasi del tipo: «Ti tiro un pugno nella giugulare e t’ammazzo». Oppure: «Ti ammazzo quando sei sopra, ti incendio la casa. Se non mi prestate l’auto vi ammazzo tutti».

In un’occasione l’uomo avrebbe minacciato il padre con un forchettone dicendogli che l’avrebbe ammazzato anche mentre dormiva. Il padre era così spaventato che avrebbe persino ogni notte accostato una sedia alla porta della camera da letto in modo da accorgersi dell’arrivo del figlio durante i momenti in cui riposava.

In alcuni casi, l’imputato sarebbe arrivato a strattonare il genitore durante i litigi e, in un’occasione, a minacciarlo con un coltello da cucina.

V.Ca.

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