«Miele cinese? Non sulle tavole biellesi»

«Miele cinese? Non sulle tavole biellesi»
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Difficile tranquillizzare i consumatori, di questi tempi. Con tutte quelle che si sentono in giro, tra truffe e sotterfugi vari, offrire garanzie in materia di cibo sembra ormai diventata opera ardua. Ma per Paolo Detoma, presidente dellAssociazione biellese apicoltori, il compito e? relativamente semplice. Davanti allallarme che inonda le colonne dei giornali nazionali per voce di Coldiretti - che nei giorni scorsi ha puntato il dito contro laumento di importazioni di miele dallestero, in particolare dalla Cina, a causa della difficile annata registrata in Italia -, il presidente dorme infatti sonni tranquilli. «Certo, la mano sul fuoco non si puo? mai mettere - chiarisce -. Se un apicoltore compra miele estero, magari cinese, e poi lo etichetta spacciandolo come italiano, non e? semplice scoprire la truffa. Nonostante questo, posso dire che sul territorio siamo sostanzialmente tranquilli: quasi la totalita?, parliamo del 74%, degli apicoltori attivi nel Biellese sono soci del nostro sodalizio. Il che significa che rispettano canoni produttivi di alto livello e producono miele di qualita?. Di loro conosciamo vita, morte e miracoli, e difficilmente potrebbe mai sfuggirci un tentativo di truffa». 

Piu? difficile, semmai, estendere il ragionamento alla grande distribuzione, che «anche qui, a volte, propone mieli di origine rumena o ungherese - fa notare Detoma -, anche se al cinese non abbiamo mai visto approdare nessuno». Il punto, in sostanza, e? comportarsi da consumatori consapevoli: «La nascita del marchio “Miele biellese” - fa notare il presidente - in questo senso e? un’ulteriore garanzia. Ma non e? ancora esteso alla totalita? della produzione: al momento vi hanno aderito 32 aziende sulle 214 dell’associazione. Un avvio cauto, dovuto per lo piu? al fatto che il rispetto del disciplinare impone regole ferree e cambiamenti radicali nel metodo produttivo, con totale utilizzo di sostanze naturali e abbandono della chimica». In ogni caso, la produzione locale resta di alto livello anche quando non e? legata alla certificazione: «Se proprio vogliamo levare una lamentela - aggiunge Detoma -, quest’anno non dobbiamo prendercela con la concorrenza estera, ma con il maltempo. A causa delle piogge e delle notti fredde che non hanno consentito fioriture con secrezioni, in quest’annata si e? persa totalmente, anche nel Biellese, la produzione di miele d’acacia. Stiamo andando piuttosto bene, invece, con il castagno, che si e? ripreso dalla grave malattia che lo aveva colpito negli anni scorsi. E recuperiamo qualcosa sulle altre piante. Ma la gravita? della perdita non e? comunque da poco: a livello nazionale si stima un calo produttivo di miele del 70%».

Veronica Balocco 

Difficile tranquillizzare i consumatori, di questi tempi. Con tutte quelle che si sentono in giro, tra truffe e sotterfugi vari, offrire garanzie in materia di cibo sembra ormai diventata opera ardua. Ma per Paolo Detoma, presidente dell’Associazione biellese apicoltori, il compito e? relativamente semplice. Davanti all’allarme che inonda le colonne dei giornali nazionali per voce di Coldiretti - che nei giorni scorsi ha puntato il dito contro l’aumento di importazioni di miele dall’estero, in particolare dalla Cina, a causa della difficile annata registrata in Italia -, il presidente dorme infatti sonni tranquilli. «Certo, la mano sul fuoco non si puo? mai mettere - chiarisce -. Se un apicoltore compra miele estero, magari cinese, e poi lo etichetta spacciandolo come italiano, non e? semplice scoprire la truffa. Nonostante questo, posso dire che sul territorio siamo sostanzialmente tranquilli: quasi la totalita?, parliamo del 74%, degli apicoltori attivi nel Biellese sono soci del nostro sodalizio. Il che significa che rispettano canoni produttivi di alto livello e producono miele di qualita?. Di loro conosciamo vita, morte e miracoli, e difficilmente potrebbe mai sfuggirci un tentativo di truffa». 

Piu? difficile, semmai, estendere il ragionamento alla grande distribuzione, che «anche qui, a volte, propone mieli di origine rumena o ungherese - fa notare Detoma -, anche se al cinese non abbiamo mai visto approdare nessuno». Il punto, in sostanza, e? comportarsi da consumatori consapevoli: «La nascita del marchio “Miele biellese” - fa notare il presidente - in questo senso e? un’ulteriore garanzia. Ma non e? ancora esteso alla totalita? della produzione: al momento vi hanno aderito 32 aziende sulle 214 dell’associazione. Un avvio cauto, dovuto per lo piu? al fatto che il rispetto del disciplinare impone regole ferree e cambiamenti radicali nel metodo produttivo, con totale utilizzo di sostanze naturali e abbandono della chimica». In ogni caso, la produzione locale resta di alto livello anche quando non e? legata alla certificazione: «Se proprio vogliamo levare una lamentela - aggiunge Detoma -, quest’anno non dobbiamo prendercela con la concorrenza estera, ma con il maltempo. A causa delle piogge e delle notti fredde che non hanno consentito fioriture con secrezioni, in quest’annata si e? persa totalmente, anche nel Biellese, la produzione di miele d’acacia. Stiamo andando piuttosto bene, invece, con il castagno, che si e? ripreso dalla grave malattia che lo aveva colpito negli anni scorsi. E recuperiamo qualcosa sulle altre piante. Ma la gravita? della perdita non e? comunque da poco: a livello nazionale si stima un calo produttivo di miele del 70%».

Veronica Balocco 

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