"Vittime di un'aggressione"

"Vittime di un'aggressione"
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(22 nov) Un mestiere difficile, mal pagato e spesso non apprezzato abbastanza. Dopo l’aggressione subita, parlano le due guardie giurate vittime di un pestaggio nel centro commerciale “I Giardini”, al cui interno c’è il supermercato “Esselunga”. Raccontano di una professione dura, delicata, poiché espone chi indossa una divisa a personaggi pronti a tutto, con nulla da perdere, che sanno bene quanto pochi siano i “poteri” e gli “strumenti” delle guardie giurate. Approfittandone. Ne viene fuori un ritratto amaro, con padri di famiglia presi in giro da balordi e, qualche volta, da ragazzini. Un mestiere difficile, mal pagato e spesso non apprezzato abbastanza. Dopo l’aggressione subita, parlano le due guardie giurate vittime di un pestaggio nel centro commerciale “I Giardini”, al cui interno c’è il supermercato “Esselunga”. Raccontano di una professione dura, delicata, poiché espone chi indossa una divisa a personaggi pronti a tutto, con nulla da perdere, che sanno bene quanto pochi siano i “poteri” e gli “strumenti” delle guardie giurate. Approfittandone. Ne viene fuori un ritratto amaro, con padri di famiglia presi in giro da balordi e, qualche volta, da ragazzini.

Il fatto. «Il giorno precedente all’aggressione avevo allontanato uno dei tre soggetti che poi ci hanno aggredito. Era all’interno del supermercato. Disturbava dei clienti - racconta Gabriele Nicolai (28 anni, sposato e con due figli) -. L’ho invitato ad allontanarsi, con le buone maniere. Dopo diversi solleciti inutili, ho alzato la voce. Nulla di più. In compenso ho subìto diversi insulti, sempre gli stessi: non sei nessuno, non conti niente, condito con parolacce... Ovviamente non ho reagito. Sono gli inconvenienti del mestiere. Alla fine tutto mi pareva risolto nel migliore dei modi. Domenica scorsa, invece, il fattaccio. Ero di turno nel piano terra, nello spazio dei negozi. Quando sono uscito dalla bussola dell’ingresso, per il giro di perlustrazione, sono stato aggredito alle spalle. Erano in tre. E hanno subito tentato di prendermi la pistola. Un fatto gravissimo e senza precedenti. Proprio per evitarlo, mi sono esposto ai loro colpi. Avevano coltelli e bottiglie di vetro. Mi colpivano e urlavano. Sembravano indemoniati. Un fatto avvenuto a freddo, con premeditazione».

Il collega. «Quando mi sono accorto dell’aggressione sono intervenuto per aiutarlo. E sono rimasto vittima pure io dei colpi - racconta Nicola Cammarata (36 anni, sposato e con un figlio) -. Non è stato facile riprendere in mano la situazione».

L’eroe. L’aggressione ha suscitato paura e rabbia in diversi cittadini, che si trovavano nella zona. Qualcuno urlava, altri si sono allontanati. A prestare un fondamentale aiuto alle due guardie giurate è stato un “eroe” solitario e sconosciuto, che ha letteralmente preso a calci i tre aggressori, ribaltando la situazione d’inferiorità delle guardie. Dopo l’intervento provvidenziale dell’uomo, infatti, quasi certamente un appartenente alle forze dell’ordine in borghese, casualmente in zona, i tre energumeni hanno iniziato ad avere la peggio nello scontro e quindi si sono dati alla fuga. L’arrivo delle forze dell’ordine ha poi permesso l’identificazione e l’arresto dei protagonisti dell’incredibile episodio di violenza.

In ospedale. Nicolai ha riportato un taglio alla mano. Mentre Cammarata la frattura di una costola e diversi ematomi alla schiena, che l’hanno tenuto lontano dal lavoro per diversi giorni. Il tutto nonostante indossassero il giubbotto anti-proiettile. «Il personale infermieristico è stato attento e professionale rispetto alle nostre esigenze. Non altrettanto qualche medico - dicono i due, accompagnati al Pronto soccorso -. In ospedale abbiamo incontrato uno dei tre aggressori, che ha continuato a minacciarci».

Precedenti. «In passato spesso mi sono trovato in situazioni analoghe - racconta Cammarata, in forza alla Mek Pol da diversi anni -. Una volta mi hanno pure rotto il naso». «Qualche spintone capita di prenderlo e di darlo. Nulla di grave» racconta invece Nicolai, operativo da un paio d’anni.

La rabbia. «Siamo chiamati a tutelare persone e cose - dicono i due -. Ma dobbiamo anche difenderci. E non sempre è facile. Spesso veniamo provocati, insultati o minacciati da prepotenti o da delinquenti. Ma lasciamo perdere. Tante volte si tratta di spacconi e di fannulloni, che sanno che non essendo pubblici ufficiali non rischiano nulla ad usare certi toni. Avere nervi saldi fa parte del nostro mestiere. Pensiamo ai figli e alla famiglia che abbiamo a casa. Quanto avvenuto l’altro giorno, però, è diverso. E’ stata un’aggressione a freddo, programmata. Le tante persone “particolari” che stazionano nell’area dei giardini le conosciamo. Una per una. Cerchiamo sempre un dialogo nell’interesse generale: delle aziende, nostre e loro. Prevenire è meglio che curare. Non si dice così? I guai non servono a nessuno. Questi tre non li avevamo mai visti. Hanno agito per farci del male. Come è andata a finire? Noi all’ospedale e loro denunciati e subito liberi...».

Ieri e oggi. Ci fosse un Pier Paolo Pasolini in circolazione, oggi, forse una poesia sugli uomini in divisa la dedicherebbe ai Mek Pol. I nuovi proletari sono loro e non più i poliziotti. Nella foto Sarcì le due guardie

22 novembre 2011

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