Medici in prima linea contro i codici bianchi
BIELLA - Creare una rete territoriale che vada a garantire continuità di cura ai pazienti e un valido ripiego per evitare accessi impropri al Pronto soccorso. Venerdì pomeriggio, nella sala convegni dell’ospedale, l’assessore regionale alla sanità, Antonio Saitta, ha spiegato al sistema biellese la delibera contenente le linee guida per la creazione della nuova rete. «Linee - ha sottolineato - che sono state volutamente lasciate abbastanza libere perché da definire meglio dopo gli incontri e i suggerimenti provenienti dai territori». Ospedale da una parte, territorio dall’altra per far fronte alle minori risorse economiche da destinare alla sanità. «Ma con un preciso dicktat - ha detto con forza Saitta -, ossia il miglioramento dell’offerta dei servizi e il potenziamento delle risposte territoriali». Come? Con le “case di cura” da realizzare sul territorio. Strutture in cui i medici di famiglia ruoteranno per dare risposte ai pazienti fino a tarda ora. Come già succede in regioni come Toscana o Emilia, prese come riferimento dalla Regione in questa fase. «Basta pensare che il 90,5 per cento degli accessi al Pronto soccorso - ha spiegato Saitta - sono codici bianchi o verdi per capire che qualcosa sui territori non funziona a dovere. Con la nomina dei nuovi direttori generali, entro l’anno vogliamo avere le basi per partire con l’assistenza territoriale».
BIELLA - Creare una rete territoriale che vada a garantire continuità di cura ai pazienti e un valido ripiego per evitare accessi impropri al Pronto soccorso. Venerdì pomeriggio, nella sala convegni dell’ospedale, l’assessore regionale alla sanità, Antonio Saitta, ha spiegato al sistema biellese la delibera contenente le linee guida per la creazione della nuova rete. «Linee - ha sottolineato - che sono state volutamente lasciate abbastanza libere perché da definire meglio dopo gli incontri e i suggerimenti provenienti dai territori». Ospedale da una parte, territorio dall’altra per far fronte alle minori risorse economiche da destinare alla sanità. «Ma con un preciso dicktat - ha detto con forza Saitta -, ossia il miglioramento dell’offerta dei servizi e il potenziamento delle risposte territoriali». Come? Con le “case di cura” da realizzare sul territorio. Strutture in cui i medici di famiglia ruoteranno per dare risposte ai pazienti fino a tarda ora. Come già succede in regioni come Toscana o Emilia, prese come riferimento dalla Regione in questa fase. «Basta pensare che il 90,5 per cento degli accessi al Pronto soccorso - ha spiegato Saitta - sono codici bianchi o verdi per capire che qualcosa sui territori non funziona a dovere. Con la nomina dei nuovi direttori generali, entro l’anno vogliamo avere le basi per partire con l’assistenza territoriale».
Diversi gli interventi dei presenti. A partire dai presidenti dei Consorzi socio assistenziali Paolo Gallana (Iris) e Stefano Ceffa (Cissabo), che hanno chiesto maggior attenzione «per l’assistenziale e per i territori montani». Rita Levis, in rappresentanza del Collegio infermieri ha rivendicato «un ruolo più dirigenziale per crescere e maggiore attenzione sulle assunzioni». Ha spiegato che solo quest’anno «20 neolaureati al corso di infermieristica hanno deciso di andare a lavorare all’estero». Dai sindaci Saitta ha incassato disponibilità, «a patto che si faccia attenzione alle zone decentrate». Sergio Di Bella, segretario della Fimmg, per i medici di famiglia ha invece rivendicato il ruolo dei camici bianchi e la loro indipendenza. Su questo punto Saitta ha risposto che «i medici devono essere in prima linea, insieme alla Regione, per la riduzione della spesa farmaceutica». Ora la palla passa all’assemblea dei sindaci e al neo direttore generale Gianni Boselli che dovrà poi predisporre la rete territoriale tenendo presenti le osservazioni del territorio. Entro la fine dell’anno.
Enzo Panelli