IL CASO

Massimo Giletti sotto scorta: "Come vogliamo aiutarlo?"

La provocazione arriva da Saverio Lodato, una delle più autorevoli firme del giornalismo italiano in materia di mafia e di antimafia.

Massimo Giletti sotto scorta: "Come vogliamo aiutarlo?"
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Saverio Lodato, tra le più autorevoli firme del giornalismo italiano in materia di mafia e di antimafia, lancia una riflessione provocatrice sul caso del collega finito sotto scorta.

L'intervento

L'intervento di Lodato, qui un estratto, sul caso del giornalista biellese Massimo Giletti, sotto scorta a causa delle minacce ricevute per le sue inchieste a "Non è l'Arena" sulle scarcerazioni dei boss durante l'emergenza, pubblicato su Antimafia Duemila:

"Si potrà discutere all’infinito del perché e del per come di queste puntate di "Non è L’Arena"; del perché e del per come Massimo Giletti si sia deciso a rompere quell’argine al quale facevamo riferimento all’inizio; di come siano potuti finire in prima serata argomenti tanto scabrosi, tanto delicati, tanto televisivamente contro indicati.
Sono domande oziose. Che non portano da nessuna parte. E aggiungiamo anche che, chi le formula, in realtà preferisce parlare d’altro.
Sono ben altri, i risultati che contano.
Intanto va detto che della rivolta carceraria giornali e televisioni se n’erano occupati con il minimo spazio e nel minor tempo possibile. E dire che ci sarebbe stato tantissimo da scavare.
Intanto va detto che, i pochi che ne parlavano, facevano riferimento a qualche dozzina di detenuti rispediti a casa loro, non alle effettive centinaia che stavano dando vita a un esodo silenzioso e nascosto.
Intanto, gli italiani avrebbero visto, dulcis in fundo, il ministro della giustizia, chiamato pesantemente in causa dalla violenza dei fatti, esibirsi in un’autodifesa da commedia dell’arte, e che a noi ha ricordato tanto L’Uomo che ride di Victor Hugo.

E ora?
Ora l’augurio è che tanti laureati antimafia, piuttosto che applaudire a scena aperta Massimo Giletti, dopo averlo letteralmente ignorato per settimane, tornino a occuparsi di questo gigantesco tema tabù, quello dei rapporti fra lo Stato e la Mafia.
Eh sì. Il popolino ha diritto di sapere.
E di lavoro da fare ce n’è tantissimo. E per tutti. Laureati in antimafia e no.

Il piccolo promemoria che ci permettiamo, vale soprattutto per quelle trasmissioni televisive che, pur occupandosi settimanalmente di attualità giornalistica, la parola Mafia, accostata alla parola Stato, non la pronunciano mai. Ed è un vero peccato di Dio. Magari se cominciassero a farsi sentire anche loro, Giletti sarebbe meno isolato, meno bersaglio di quanto è diventato".

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