Masserano,Comune commissariato
Tanto tuonò che piovve. A Masserano, la minoranza (centrosinistra) guidata dall’ex “primo cittadino” Stefano Zanone, approfittando dei malesseri di una parte della maggioranza, non più in linea col sindaco, ha messo a segno un colpo politico con pochi pari in Italia.
“Contestualmente e personalmente” sono state rassegnate le dimissioni di sette consiglieri comunali (Carla Morezzi, Claudio Andreon, Giada Destefano, Stefano Zanone, Aldo Monti Perino, Federica Beuto e Davide Maso, i primi tre dai banchi della maggioranza). Azione che, come previsto dall’articolo 141 del testo unico delle autonomie locali, prevede lo scioglimento e il commissariamento dell’ente. Detronizzato. Cade il sindaco Sergio Fantone, scalzato da una parte della sua stessa maggioranza del consiglio. Da un lato la decisione eclatante di chi sostiene da tempo, avvalorando le proprie tesi con un numero svariato di esempi, che il sindaco non avesse il «senso di come si governa un Comune». Dall’altro l’incredulità e la delusione del “primo cittadino”, che resta solo come un principe detronizzato. La minoranza non ha dubbi sulla bontà di ciò che ha fatto, per voce di Stefano Zanone: «Ci sono una lunga serie di cose fatte male, e altrettante non fatte, che esprimono la totale incapacità amministrativa di questo sindaco. Episodi e comportamenti tali che hanno indotto persino una parte della maggioranza che lo aveva appoggiato, che comprende anche un suo assessore, a decidere di dimettersi con noi. Un’azione che è l’opposto che irresponsabile. E’ infatti una forte responsabilità nei confronti di Masserano e della sua gente, che potrà così tornare al voto e scegliere un gruppo di amministratori capaci di lavorare per il bene del paese». E su quest’ultimo punto Zanone precisa: «Voglio sgomberare il campo da un’ulteriore errata supposizione. Quando parlo di buona amministrazione non mi riferisco al sottoscritto ovviamente, che non ha alcuna intenzione di ricandidarsi, ma comunque a persone serie che si rendano conto del ruolo che ricoprono e che agiscano per il bene comune». Molte fratture. Le motivazioni che hanno forzato i tempi della decisione sono molti. Per sua stessa ammissione la minoranza di Masserano ha atteso due anni nel ruolo di osservatrice. Poi: «Non potevamo che intervenire - prosegue Zanone - perché Masserano era ormai destinato al declino». Da oltre un anno i rapporti tra alcuni consiglieri di maggioranza e il sindaco si stavano deteriorando, anche perché era venuto meno il coinvolgimento dei suddetti nelle decisioni amministrative. Qualche settimana fa la situazione si è aggravata a causa di una richiesta via lettera dell’ormai ex sindaco a tutti i consiglieri, nella quale si richiedevano le chiavi del Municipio, limitando la libertà dei consiglieri: «Un atto grave - precisa Zanone - perché si viene a limitare l’azione di un consigliere che è garantita dai regolamenti, mortificandone il ruolo». La “lettera ai consiglieri comunali” è stato il penultimo atto, la goccia prima che l’acqua tracimasse. «Per ultimo, ma non meno importante, - conclude Zanone - vogliamo portare a conoscenza anche il comportamento del sindaco nell’incontro pubblico avvenuto in teatro lo scorso 27 luglio in cui i consiglieri comunali dissidenti, quelli di minoranza e alcuni dipendenti comunali sono stati denigrati. E tutto questo è soltanto la conclusione di tre anni in cui il sindaco e i suoi più stretti collaboratori di giunta si sono prima presi le responsabilità dei servizi, togliendole ai funzionari, salvo poi agire da “dirigenti politici” per una serie di cose che non hanno portato alcun beneficio». Troppo anche per i valori di appartenenza politica, devono aver pensato anche i tre della maggioranza. Da lì, il passo per lo scioglimento del consiglio, è stato quasi automatico.