Le castagne che creano guadagno

Resistere alla tentazione di buttare tutto sul fuoco e godersi qualche dolce caldarrosta, dopo ore trascorse nel bosco a schiena piegata, può essere difficile. Ma, forse, neppure più di tanto. Proprio da quella fatica, da qualche tempo nel Biellese è infatti possibile tirar su un po’ di soldini: nulla di cui campare, ma sono già tante le persone che hanno scelto di fare della raccolta un mezzo per arrotondare le entrate. E chissà che un giorno l’hobby non possa rivelarsi anche degno sostituto di un vero lavoro.
La castagna, regina dei boschi del territorio e vera fonte di sostentamento per le generazioni passate, torna ad essere merce preziosa. «Dopo anni di totale assenza di raccolto - spiega il tecnico agricolo Alfredo Sunder - a causa del cinipide che per lungo tempo ha infestato le piante biellesi, i castagni sono finalmente tornati a produrre. E la raccolta è potuta riprendere». Il parassita non è debellato, né lo sarà mai, ma la lotta biologica (80 i lanci di antagonisti nel solo Biellese) ha dato i suoi frutti e sui rami dell’arbu si è finalmente insediato un certo equilibrio: «Con la ripresa della raccolta è nuovamente entrata in funzione l’attività di conferimento di castagne a livello provinciale», chiarisce ancora. Un’attività, questa, iniziata qualche anno fa sotto l’egida di tutte le comunità montane biellesi e della Provincia (per una volta tutti insieme) e sfociata nell’allestimento di un centro di conferimento unico, nella creazione del marchio “Castagna biellese” e nella nascita di un’apposita cooperativa agricola - “L’orto nel bosco”, con sede alla Spolina -, naufragata dopo qualche tempo a causa di vari problemi, anche di ordine congiunturale. La cooperativa è ora in liquidazione, ma l’attività non si arresta: «Tutto è nelle mani dell’Associazione biellese del castagno - chiarisce Sunder -, di cui fanno parte, sotto la presidenza di Piero Viberti, i dieci storici soci della cooperativa, quattro aziende agricole e alcuni amatori, tra cui io e un vivaista di Cavaglià». Il gruppo, che vive sui fondi dei soci e non ha compiti commerciali, coordina le attività finalizzate alla realizzazione di una vera e propria filiera produttiva fondata sul castagno e sul marchio locale: «Una possibilità concreta, alla quale sempre più soggetti sono interessati - spiega Sunder - e che presto potrebbe approdare all’apertura di un nuovo centro di conferimento provinciale, grazie al trasferimento dei macchinari, di proprietà dell’associazione, che prima erano sistemati alla Spolina».
Già oggi, dunque, l’opportunità di ricavare guadagno dalle castagne è assolutamente concreta. «Chiunque può conferire il raccolto nei quattro centri aperti in provincia - spiega Sunder -: qui, valutati scarto e calibratura, sarà proposta una valutazione al chilo». Cifre non astronomiche ma neppure da sottovalutare, considerato che - prezzi indicativi - per un chilo di castagne grosse, ovvero le più ricercate e pregiate, si può arrivare a portare a casa fino a più di 2 euro. «Castagne che poi saranno impacchettate e consegnate ai clienti - chiarisce Sunder -, ovvero Pro loco, associazioni e gruppi che organizzano castagnate, o soggetti che abbiano necessità di utilizzare grandi quantitativi di castagne». L’invito più pressante, nel vademecum destinato ai raccoglitori, è quello di non perdere tempo. «Lasciare le castagne a terra per troppo tempo pregiudica la loro qualità», conclude Sunder, che quindi non perde tempo a far presenti le dislocazioni dei possibili punti di raccolta: l’azienda agricola Momo di Strona (335 8340630, dalle 8 alle 10 e dalle 14.30 alle 16); l’azienda agrituristica bio L’oro di Berta di Castagnea di Portula (333 9536085, tutti i giorni, su appuntamento); “Il vecchio melo” di Enrico Covolo a Coggiola (347 2454335, tutti i giorni su appuntamento); l’apicoltura bio Dario MOnteferrario di via Case Sparse Oropa (338 6427259, lunedì-giovedì, su appuntamento).
Veronica Balocco
Resistere alla tentazione di buttare tutto sul fuoco e godersi qualche dolce caldarrosta, dopo ore trascorse nel bosco a schiena piegata, può essere difficile. Ma, forse, neppure più di tanto. Proprio da quella fatica, da qualche tempo nel Biellese è infatti possibile tirar su un po’ di soldini: nulla di cui campare, ma sono già tante le persone che hanno scelto di fare della raccolta un mezzo per arrotondare le entrate. E chissà che un giorno l’hobby non possa rivelarsi anche degno sostituto di un vero lavoro.
La castagna, regina dei boschi del territorio e vera fonte di sostentamento per le generazioni passate, torna ad essere merce preziosa. «Dopo anni di totale assenza di raccolto - spiega il tecnico agricolo Alfredo Sunder - a causa del cinipide che per lungo tempo ha infestato le piante biellesi, i castagni sono finalmente tornati a produrre. E la raccolta è potuta riprendere». Il parassita non è debellato, né lo sarà mai, ma la lotta biologica (80 i lanci di antagonisti nel solo Biellese) ha dato i suoi frutti e sui rami dell’arbu si è finalmente insediato un certo equilibrio: «Con la ripresa della raccolta è nuovamente entrata in funzione l’attività di conferimento di castagne a livello provinciale», chiarisce ancora. Un’attività, questa, iniziata qualche anno fa sotto l’egida di tutte le comunità montane biellesi e della Provincia (per una volta tutti insieme) e sfociata nell’allestimento di un centro di conferimento unico, nella creazione del marchio “Castagna biellese” e nella nascita di un’apposita cooperativa agricola - “L’orto nel bosco”, con sede alla Spolina -, naufragata dopo qualche tempo a causa di vari problemi, anche di ordine congiunturale. La cooperativa è ora in liquidazione, ma l’attività non si arresta: «Tutto è nelle mani dell’Associazione biellese del castagno - chiarisce Sunder -, di cui fanno parte, sotto la presidenza di Piero Viberti, i dieci storici soci della cooperativa, quattro aziende agricole e alcuni amatori, tra cui io e un vivaista di Cavaglià». Il gruppo, che vive sui fondi dei soci e non ha compiti commerciali, coordina le attività finalizzate alla realizzazione di una vera e propria filiera produttiva fondata sul castagno e sul marchio locale: «Una possibilità concreta, alla quale sempre più soggetti sono interessati - spiega Sunder - e che presto potrebbe approdare all’apertura di un nuovo centro di conferimento provinciale, grazie al trasferimento dei macchinari, di proprietà dell’associazione, che prima erano sistemati alla Spolina».
Già oggi, dunque, l’opportunità di ricavare guadagno dalle castagne è assolutamente concreta. «Chiunque può conferire il raccolto nei quattro centri aperti in provincia - spiega Sunder -: qui, valutati scarto e calibratura, sarà proposta una valutazione al chilo». Cifre non astronomiche ma neppure da sottovalutare, considerato che - prezzi indicativi - per un chilo di castagne grosse, ovvero le più ricercate e pregiate, si può arrivare a portare a casa fino a più di 2 euro. «Castagne che poi saranno impacchettate e consegnate ai clienti - chiarisce Sunder -, ovvero Pro loco, associazioni e gruppi che organizzano castagnate, o soggetti che abbiano necessità di utilizzare grandi quantitativi di castagne». L’invito più pressante, nel vademecum destinato ai raccoglitori, è quello di non perdere tempo. «Lasciare le castagne a terra per troppo tempo pregiudica la loro qualità», conclude Sunder, che quindi non perde tempo a far presenti le dislocazioni dei possibili punti di raccolta: l’azienda agricola Momo di Strona (335 8340630, dalle 8 alle 10 e dalle 14.30 alle 16); l’azienda agrituristica bio L’oro di Berta di Castagnea di Portula (333 9536085, tutti i giorni, su appuntamento); “Il vecchio melo” di Enrico Covolo a Coggiola (347 2454335, tutti i giorni su appuntamento); l’apicoltura bio Dario MOnteferrario di via Case Sparse Oropa (338 6427259, lunedì-giovedì, su appuntamento).
Veronica Balocco