Lager a Cossato: lavoratori trattati come schiavi tra topi e sporcizia
In un magazzino ortofrutticolo all'ingrosso gestito da un cinese che riforniva ristoranti. Condizioni igieniche allucinanti, tra escrementi e topi morti.
Lager a Cossato: lavoratori trattati come schiavi tra topi e sporcizia. Blitz dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro.
Schiavi
Un vero lager. In piena civiltà, a due passi dal centro di Cossato. Dove chi lavorava veniva sfruttato in modo vergognoso, con orari eterni e stipendi da fame. Con gli operai ridotti letteralmente in schiavitù, che dormivano in mezzo ai topi, agli escrementi, ai pezzi di cemento-amianto, materiale pericolosissimo per la salute. In un magazzino con due grosse celle frigorifere dov'erano stipate casse di frutta e verdura, ma anche confezioni di carne e di pesce, senza rispetto di alcuna normativa relativa al lavoro e in materia di sicurezza e igiene. La cucina, poi, si presentava in condizioni allarmanti, con spazzatura e residui di cibo, con pentole, piatti e bicchieri sporchi e con incrostazioni di cibo ormai vecchie di giorni se non di settimane. In realtà non era presente una vera cucina, ma due fornelletti a gas di quelli da campo.
I cinesi vivevano in condizioni igieniche disumane
Arrestato
Così, l'altro giorno, con accusa gravissime sia penali sia amministrative, i carabinieri hanno arrestato il titolare cinese di uno spaccio all'ingrosso con sede a Cossato, in via Amendola 136/138, Zhou Chengzhang, 53 anni, per l'anagrafe residente a Milano, in realtà domiciliato nello stesso magazzino. Lo spaccio riforniva, grazie a due camioncini che facevano la spola da Cossato, ristoranti cinesi della Lombardia e del Piemonte, soprattutto di Milano e Torino.
Accuse e sanzioni
Le accuse sia penali sia amministrative che vengono contestate dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro di Biella al titolare della società (impresa individuale esercente il commercio di prodotti ortofrutticoli) sono numerose. Sfruttamento del lavoro, permanenza sul territorio nazionale in regime di clandestinità, sfruttamenteo dell'immigrazione calndestina, mancata nomina di un medico competente e della visita medica, mancate formazione e informazioni dei lavoratori, luoghi di lavoro non conformi, lavoro nero. Per l'impiego di tre lavoratori in nero su quattro impiegati, il titolare dell'impresa individuale si è visto appioppare ammende superiori ai 30mila euro oltre a sanzioni amministrative pari a circa diecimila euro. Ovviamente l'attività è stata sospesa.
L'articolo del Codice penale contestato al cinese arrestato, prevede pene da cinque a otto anni di reclusione. E' definito "Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro" e si riferisce a chi organizza la manodopera in modo caratterizzato da sfruttamento, mediante violenza, minaccia o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessità dei lavoratori.
Riforniva ristoranti
I carabinieri hanno escluso che lo spaccio all'ingrosso rifornisse anche ristoranti della nostra provincia. Quando i militari sono entrati in quel luogo, hanno trovato condizini igienico-sanitarie allucinanti. Sono stati altresì identificati altri quattro cinesi tra i quali un clandestino a tutti gli effetti che veniva trattato alla stessa stregua degli schiavi. Il clandestino è stato portato in Questura a Biella dove si è proceduto ad effettuare l'iter che porterà alla sua espulsione dal territorio nazionale. C'erano poi un un uomo di 38 anni e due donne, entrambe di 31 anni e per l'anagrafe residenti nel Milanese. Anche loro sfruttati.
Tutto per un incendio
Il lager a due passi dalla civiltà, è stato scoperto dai carabinieri a metà gennaio in seguito all'intervento dei Vigili del fuoco per un incendio. Le indagini hanno poi portato a scoperchiare l'incredibile realtà. Al blitz dell'altro giorno hanno partecipato anche degli ispettori dell'Arpa, l'agenzia regionale per l'ambiente, a causa della presenza di cemento-amianto molto pericoloso.