«La Valle di Mosso non è il lupo cattivo»

«La Valle di Mosso non è il lupo cattivo»
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VALLE MOSSO - «Io non riesco veramente a spiegarmi questa resistenza a spostare alcune classi nella Valle di Mosso. Non siamo la terra del lupo cattivo, anzi. E con le nuove strade ci vuole veramente poco per andare da Cossato a Valle Mosso, una decina di minuti». Carlo Grosso, sindaco di Mosso ma - in questo dibattito - soprattutto presidente dell’Unione montana del Biellese orientale, non riesce ad accettare che l’Istituto di istruzione superiore del Cossatese e della Vallestrona (e dunque anche della Valle di Mosso) rifiuti l’idea di sfruttare gli spazi vuoti, 8 aule, che, già oggi, avrebbe a disposizione proprio in valle.  E lancia l’ennesimo appello alla dirigente scolastica, Tiziana Tamburelli, perché consideri come plausibile l’ipotesi di trasferire qui le aule in eccesso.

Il dibattito, già emerso a più riprese nei mesi scorsi, e sul quale lo stesso Grosso era già intervenuto facendo valere le stesse ragioni, è tornato a galla la settimana scorsa, quando la dirigente Tamburelli - intervistata da Eco - ha fatto presente il disagio cui la scuola cossatese si troverà di fronte il prossimo anno scolastico. In sostanza, una carenza di aule dovuta a quei 181 nuovi allievi che porteranno il  numero totale di studenti dell’Istituto a 750. «Abbiamo bisogno di  spazi comodi -  aveva chiarito Tiziana Tamburelli -, e per “comodi” intendo spazi che siano vicini alla zona che il liceo da sempre serve. Ne avremmo alcuni a Valle Mosso, ma non credo sia opportuno chiedere a studenti e famiglie di Cossato di spostarsi ogni giorno fin là».

La dichiarazione non è piaciuta al presidente dell’Unione montana, il quale - dopo un consulto con il presidente della Provincia Emanuele Ramella Pralungo, che si è detto d’accordo con la sua linea e in questo senso intende intervenire -  ha rilanciato la proposta: «Nella sede valmossese dell’Istituto, l’ex Itis di frazione Molina, ci sono ben otto aule vuote - spiega  -. Una scuola bella, comoda, ancora nuova, che non può essere snobbata così, soprattutto perché inserita in un contesto nel quale gli amministratori pubblici stanno facendo grandi sforzi per mantenere tutti i servizi». Per Grosso il problema non si porrebbe neppure: «Stiamo parlando dello stesso identico Istituto - puntualizza -, due sedi staccate dotate di stesso corpo docenti e stessi indirizzi: possibile che non si possano utilizzare le aule di Valle Mosso e si debbano elemosinare spazi in altre realtà? Ospitare i ragazzi di un liceo in una scuola media, come oggi avviene a rotazione a Cossato, nella “Maggia”, non è comunque la scelta migliore, perché può dare origine a problemi di convivenza tra alunni di età diverse». E allora, perché non sfruttare quel che già c’è? «Noi dobbiamo difendere la valle, che non è una terra piena di pericoli, dalla quale guardarsi. E’ invece una terra ancora ricca di possibilità, anche a misura di studenti», conclude.

Veronica Balocco

VALLE MOSSO - «Io non riesco veramente a spiegarmi questa resistenza a spostare alcune classi nella Valle di Mosso. Non siamo la terra del lupo cattivo, anzi. E con le nuove strade ci vuole veramente poco per andare da Cossato a Valle Mosso, una decina di minuti». Carlo Grosso, sindaco di Mosso ma - in questo dibattito - soprattutto presidente dell’Unione montana del Biellese orientale, non riesce ad accettare che l’Istituto di istruzione superiore del Cossatese e della Vallestrona (e dunque anche della Valle di Mosso) rifiuti l’idea di sfruttare gli spazi vuoti, 8 aule, che, già oggi, avrebbe a disposizione proprio in valle.  E lancia l’ennesimo appello alla dirigente scolastica, Tiziana Tamburelli, perché consideri come plausibile l’ipotesi di trasferire qui le aule in eccesso.

Il dibattito, già emerso a più riprese nei mesi scorsi, e sul quale lo stesso Grosso era già intervenuto facendo valere le stesse ragioni, è tornato a galla la settimana scorsa, quando la dirigente Tamburelli - intervistata da Eco - ha fatto presente il disagio cui la scuola cossatese si troverà di fronte il prossimo anno scolastico. In sostanza, una carenza di aule dovuta a quei 181 nuovi allievi che porteranno il  numero totale di studenti dell’Istituto a 750. «Abbiamo bisogno di  spazi comodi -  aveva chiarito Tiziana Tamburelli -, e per “comodi” intendo spazi che siano vicini alla zona che il liceo da sempre serve. Ne avremmo alcuni a Valle Mosso, ma non credo sia opportuno chiedere a studenti e famiglie di Cossato di spostarsi ogni giorno fin là».

La dichiarazione non è piaciuta al presidente dell’Unione montana, il quale - dopo un consulto con il presidente della Provincia Emanuele Ramella Pralungo, che si è detto d’accordo con la sua linea e in questo senso intende intervenire -  ha rilanciato la proposta: «Nella sede valmossese dell’Istituto, l’ex Itis di frazione Molina, ci sono ben otto aule vuote - spiega  -. Una scuola bella, comoda, ancora nuova, che non può essere snobbata così, soprattutto perché inserita in un contesto nel quale gli amministratori pubblici stanno facendo grandi sforzi per mantenere tutti i servizi». Per Grosso il problema non si porrebbe neppure: «Stiamo parlando dello stesso identico Istituto - puntualizza -, due sedi staccate dotate di stesso corpo docenti e stessi indirizzi: possibile che non si possano utilizzare le aule di Valle Mosso e si debbano elemosinare spazi in altre realtà? Ospitare i ragazzi di un liceo in una scuola media, come oggi avviene a rotazione a Cossato, nella “Maggia”, non è comunque la scelta migliore, perché può dare origine a problemi di convivenza tra alunni di età diverse». E allora, perché non sfruttare quel che già c’è? «Noi dobbiamo difendere la valle, che non è una terra piena di pericoli, dalla quale guardarsi. E’ invece una terra ancora ricca di possibilità, anche a misura di studenti», conclude.

Veronica Balocco

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