La Gmg e l’accoglienza in famiglia

Vivere in famiglia e? la novita? assoluta della gmg di Cracovia, rispetto alle precedenti edizioni delle giornate mondiali della gioventu?. Una preziosa occasione di crescita che molti biellesi stanno vivendo in questi giorni grazie alla comunita? di Kobylany, paese di circa settecento abitanti alle porte di Cracovia.
Da subito le famiglie ospitanti si sono rivelate disponibili e accoglienti. «Al nostro arrivo l'accoglienza e? stata calorosa, impreziosita da un bella tavola imbandita pronta per la cena - racconta Luca, 26 anni, della parroc- chia di San Paolo -. Famiglie disponibili e contente di accogliere gruppi anche di 8/9 giovani pellegrini, di mettere a disposizione loro e la loro casa per vivere insieme questi momenti di gioia e misericordia». Il polacco, lingua molto complessa, si trasforma da difficolta? a opportunita?, «la lingua, apparentemente ostacolo, diventa occasione di confronto e sforzo verso l'altro per capirsi e per conoscersi. Ci si aggiusta con depliant contenenti le parole fondamentali e traduttori per smartphone: inutile dire che spesso il risultato non e? proprio quello sperato, ma comunque si riesce a strappare la sufficienza. Ogni giorno le famiglie ci riservano piccole attenzioni, che ti fanno sentire in famiglia, a casa e tra amici».
Una convivenza che fa nascere nuovi rapporti e rafforza quelli esistenti, «preziosa e? la convivenza con gli altri ragazzi biellesi - continua Luca - un'occasione per rafforzare i legami gia? esistenti e crearne di nuovi. Vivere in famiglia e? sicuramente uno dei numerosi doni ricevuti durante questa gmg di Cracovia».
Disponibilita? e accoglienza riscontrata anche da Lucia, 23enne della parrocchia di Santo Stefano. «Quando pensiamo all'accoglienza, - racconta - immediatamente la associamo al fatto di essere stranieri, diversi, alle paure di aprire le nostre case, le nostre porte. Qui a Kobylany abbiamo vissuto un'accoglienza che trapela di fiducia, di disponibilita? e carita?. Perche? accogliere e tendere le braccia a quattro ragazze che arrivano da lontano, e? fargli trovare un letto morbido e la colazione pronta, accogliere e? sorridere gratuitamente a chi ha una storia di vita sconosciuta e ingiudicabile. Questo e? quello che abbiamo provato entrando in punta di piedi nelle loro case dove tutto era pronto per ospitarci, dove tutto esprimeva la voglia di accoglierci».
Luca Rondi
Vivere in famiglia e? la novita? assoluta della gmg di Cracovia, rispetto alle precedenti edizioni delle giornate mondiali della gioventu?. Una preziosa occasione di crescita che molti biellesi stanno vivendo in questi giorni grazie alla comunita? di Kobylany, paese di circa settecento abitanti alle porte di Cracovia.
Da subito le famiglie ospitanti si sono rivelate disponibili e accoglienti. «Al nostro arrivo l'accoglienza e? stata calorosa, impreziosita da un bella tavola imbandita pronta per la cena - racconta Luca, 26 anni, della parroc- chia di San Paolo -. Famiglie disponibili e contente di accogliere gruppi anche di 8/9 giovani pellegrini, di mettere a disposizione loro e la loro casa per vivere insieme questi momenti di gioia e misericordia». Il polacco, lingua molto complessa, si trasforma da difficolta? a opportunita?, «la lingua, apparentemente ostacolo, diventa occasione di confronto e sforzo verso l'altro per capirsi e per conoscersi. Ci si aggiusta con depliant contenenti le parole fondamentali e traduttori per smartphone: inutile dire che spesso il risultato non e? proprio quello sperato, ma comunque si riesce a strappare la sufficienza. Ogni giorno le famiglie ci riservano piccole attenzioni, che ti fanno sentire in famiglia, a casa e tra amici».
Una convivenza che fa nascere nuovi rapporti e rafforza quelli esistenti, «preziosa e? la convivenza con gli altri ragazzi biellesi - continua Luca - un'occasione per rafforzare i legami gia? esistenti e crearne di nuovi. Vivere in famiglia e? sicuramente uno dei numerosi doni ricevuti durante questa gmg di Cracovia».
Disponibilita? e accoglienza riscontrata anche da Lucia, 23enne della parrocchia di Santo Stefano. «Quando pensiamo all'accoglienza, - racconta - immediatamente la associamo al fatto di essere stranieri, diversi, alle paure di aprire le nostre case, le nostre porte. Qui a Kobylany abbiamo vissuto un'accoglienza che trapela di fiducia, di disponibilita? e carita?. Perche? accogliere e tendere le braccia a quattro ragazze che arrivano da lontano, e? fargli trovare un letto morbido e la colazione pronta, accogliere e? sorridere gratuitamente a chi ha una storia di vita sconosciuta e ingiudicabile. Questo e? quello che abbiamo provato entrando in punta di piedi nelle loro case dove tutto era pronto per ospitarci, dove tutto esprimeva la voglia di accoglierci».
Luca Rondi