La diga di Masserano invasa da bracconieri e immondizia

La diga di Masserano invasa da bracconieri e immondizia
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«Noi amiamo questo posto. Ci veniamo sin da quando eravamo bambini. I nostri nonni ci avevano insegnato a venirci nel rispetto della natura, portandoci dietro il sacchettino per i rifiuti. Ma ora... guardate qui. Che scempio». A parlare con la voce rotta da una rabbia che non sa darsi pace è Andrea Cerreia Varale, sopranese, carpista dal lungo curriculum con un passato da presidente di Arcipesca. Lui, i suoi amici appassionati di carp-fishing e i tanti frequentatori della diga di Masserano da tempo sopportano a malincuore una situazione ormai giunta all’insostenibile. E ora - dicono - è arrivato il momento delle denunce. «La diga di Masserano sta morendo sotto le ferite inferte da persone senza scripoli, non affezionate a questi luoghi e disinteressate all’etica della natura - spiega Cerreia -. Il lago è ormai preda di numerosi bracconieri, mentre tutte le rive sono invase dai rifiuti che vengono regolarmente abbandonati senza alcun rispetto».

Che la situazione sia grave è evidente. Basta osservare le immagini che raccontano lo strazio. Una carrellata di orrori, in uno dei posti che - sotto la tutela dei doverosi controlli e di un’oculata gestione - avrebbe tutte le carte in regola per diventare punto di richiamo turistico. O, quantomeno, escursionistico. «I bracconieri non sono italiani - spiega il carpista Stefano Crestani, di Valle San Nicolao - e vengono a pescare in diga nei fine settimana. Lasciano regolarmente nell’ambiente chili e chili di reti, catturano moltissimo pesce e spesso lo gettano nell’immondizia. Avanti di questo passo, tra cinque anni in diga non si pescherà più niente». Ma i problemi sono anche nell’abbandono diffuso di rifiuti: «Ci sono intere zone del bosco invase», spiega Stefano, aggiungendo anche che la pesca alla carpa prevederebbe un rigido regolamento che però non viene fatto rispettare.

Controlli? Il problema è ampio. Le cronache amministrative raccontano di una polizia provinciale (quella, appunto, specializzata in controlli ittici e venatori) prossima al trasferimento nei corpi di polizia municipale, ovvero tra i vigili urbani. Restano i volontari (una trentina di guardie abilitate, tra Fipsas e Arcipesca), ma il loro ruolo è reso difficile dagli scarsi mezzi a disposizione, il vasto territorio da controllare, le pesanti responsabilità (penali) sempre incombenti. Ovvio, quindi, che una sistematica presenza in loco è difficile da ottenere. Ma i carpisti tengono a cercare comunque una soluzione: «Per fine mese organizzeremo una giornata ecologica per sensibilizzare tutti verso questo problema - conclude Cerreia (adesioni al 347/2250491)-. Inviteremo anche enti, istituzioni e soggetti del territorio, perché possano verificare di persona lo stato delle cose, e magari aiutarci a ripulire l’area. Potrebbe essere l’inizio di una collaborazione finalizzata a ridare alla diga la tutela che merita».
Veronica Balocco

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