«La casa dei migranti deve chiudere»
OCCHIEPPO SUPERIORE - Sbarazzandosi con un’alzata di spalle della provocatoria presenza non solo del suo acerrimo antagonista Guido Dellarovere, peraltro capogruppo di opposizione, ma anche dei leghisti provinciali Michele Mosca e Giacomo Moscarola, il sindaco di Occhieppo Superiore, Emanuele Ramella Pralungo, affila il rasoio e racconta il “suo” incontro con i cittadini di via Mosca. Quello che, nell’ora di ricevimento consueta, martedì sera, da primo cittadino ha questa volta dedicato proprio ai residenti più prossimi al Cas di Villa Ottino, il Centro di accoglienza che da qualche anno ospita - come in svariati altri paesi del territorio - i migranti qui destinati dai piani gestiti da Governo e Prefetture. Un incontro duro, acceso. Nel quale le posizioni di due complementari malcontenti hanno finito per incrociarsi, con un esito drastico: l’imminente rinnovo della richiesta alla proprietà dello stabile (la Pia Unione delle Figlie di Carità della SS. Annunziata di Montanaro, di Torino), da parte del sindaco, di non rinnovare il contratto di affitto alla cooperativa che gestisce il Cas. «Una richiesta che ho già fatto più e più volte - spiega Ramella -, ma sulla quale questa volta non transigo più. Anche a costo di ricorrere a vie legali. E fare causa alle suore».
L’avversione di Ramella Pralungo per la forma di accoglienza tramite Cas è cosa nota. «Sono del Pd - ammette -, ma questo tipo di politica non mi piace e non mi trova d’accordo». Ma le posizioni, questa volta, si sono fatte estremamente chiare. Anche davanti ai cittadini. Ritrovatosi faccia a faccia con una ventina di residenti (e i tre politici) esasperati «per l’invivibile situazione venutasi a creare in paese da quando i migranti vi soggiornano - spiega Dellarovere - tra giardini pubblici diventati infrequentabili e situazioni sospette più volte registrate dai residenti», Ramella ha alzato i toni del confronto. E riversato la sua ira funesta proprio su quelle che si erano presentate all’incontro in veste di “vittime”. «Sono stato molto duro con i cittadini, ma ho trovato profondamente inaccettabile che nessuno avesse mai pensato di informarmi in merito a una situazione così sospetta. Si vedevano movimenti strani? Sospetti passaggi di droga? Perché nessuno, neppure il capogruppo di opposizione che ne era informato, me l’ha fatto sapere? E perché non ho saputo che le forze dell’ordine in merito avevano comunque effettuato alcune indagini preliminari, non verificando nulla?». Certo della «costante attenzione dell’amministrazione verso la presenza dei migranti, che peraltro non abbiamo deciso ma subìto», ma irritato per quella “cinghia di trasmissione” non funzionante, che non l’ha messo al corrente di quel che accadeva, Ramella lunedì ha quindi preso il telefono in mano e riversato le sue lamentele a Prefettura e carabinieri. Il giorno dopo, a seguito di un nuovo sopralluogo, «ecco che viene identificato un soggetto per spaccio», racconta il sindaco. «Un problema che forse, se fossi stato avvisato per tempo di quel che accadeva, si poteva affrontare e risolvere in modo diverso», commenta.
Ma l’incontro con i residenti non ha fatto spazio solo alle questioni di ordine pubblico. «La presenza dei Cas è negativa per qualunque Comune - spiega Ramella -. La mia alternativa, alla quale sto lavorando con gli altri 15 Comuni della Valle Elvo, è l’accoglienza diffusa, gli Sprar. Pochi migranti per ogni territorio». Ma per passare da un sistema all’altro è necessario prendere parte al bando nazionale. Attendendo nel frattempo che i Cas proseguano la loro attività. Salvo che non ci sia modo di farli chiudere. «Ed è quello che intendo fare - fa presente il sindaco -. I locali di Villa Ottino erano stati donati con un lascito al preciso scopo di farne una casa di riposo. Dunque la destinazione per cui oggi sono usati è illegale. A questo mi appellerò se sarà necessario: se la proprietà dovesse prorogare il contratto di affitto, sarò disposto ad andare fino in fondo». «Anche se non si capisce perché si siano dovuti attendere tre anni, e le lamentele dei cittadini, per prendere qualche provvedimento», commenta Dellarovere. «La situazione è esplosa solo oggi - conclude Ramella -. Problemi gravi, sino ad oggi, non mi erano stati segnalati. Ma se in questi posti inizia a girare droga, allora non mi sta più bene. E’ necessario che chi sbaglia paghi. E il pugno dello Stato, in questo caso, deve diventare molto duro».
Veronica Balocco
OCCHIEPPO SUPERIORE - Sbarazzandosi con un’alzata di spalle della provocatoria presenza non solo del suo acerrimo antagonista Guido Dellarovere, peraltro capogruppo di opposizione, ma anche dei leghisti provinciali Michele Mosca e Giacomo Moscarola, il sindaco di Occhieppo Superiore, Emanuele Ramella Pralungo, affila il rasoio e racconta il “suo” incontro con i cittadini di via Mosca. Quello che, nell’ora di ricevimento consueta, martedì sera, da primo cittadino ha questa volta dedicato proprio ai residenti più prossimi al Cas di Villa Ottino, il Centro di accoglienza che da qualche anno ospita - come in svariati altri paesi del territorio - i migranti qui destinati dai piani gestiti da Governo e Prefetture. Un incontro duro, acceso. Nel quale le posizioni di due complementari malcontenti hanno finito per incrociarsi, con un esito drastico: l’imminente rinnovo della richiesta alla proprietà dello stabile (la Pia Unione delle Figlie di Carità della SS. Annunziata di Montanaro, di Torino), da parte del sindaco, di non rinnovare il contratto di affitto alla cooperativa che gestisce il Cas. «Una richiesta che ho già fatto più e più volte - spiega Ramella -, ma sulla quale questa volta non transigo più. Anche a costo di ricorrere a vie legali. E fare causa alle suore».
L’avversione di Ramella Pralungo per la forma di accoglienza tramite Cas è cosa nota. «Sono del Pd - ammette -, ma questo tipo di politica non mi piace e non mi trova d’accordo». Ma le posizioni, questa volta, si sono fatte estremamente chiare. Anche davanti ai cittadini. Ritrovatosi faccia a faccia con una ventina di residenti (e i tre politici) esasperati «per l’invivibile situazione venutasi a creare in paese da quando i migranti vi soggiornano - spiega Dellarovere - tra giardini pubblici diventati infrequentabili e situazioni sospette più volte registrate dai residenti», Ramella ha alzato i toni del confronto. E riversato la sua ira funesta proprio su quelle che si erano presentate all’incontro in veste di “vittime”. «Sono stato molto duro con i cittadini, ma ho trovato profondamente inaccettabile che nessuno avesse mai pensato di informarmi in merito a una situazione così sospetta. Si vedevano movimenti strani? Sospetti passaggi di droga? Perché nessuno, neppure il capogruppo di opposizione che ne era informato, me l’ha fatto sapere? E perché non ho saputo che le forze dell’ordine in merito avevano comunque effettuato alcune indagini preliminari, non verificando nulla?». Certo della «costante attenzione dell’amministrazione verso la presenza dei migranti, che peraltro non abbiamo deciso ma subìto», ma irritato per quella “cinghia di trasmissione” non funzionante, che non l’ha messo al corrente di quel che accadeva, Ramella lunedì ha quindi preso il telefono in mano e riversato le sue lamentele a Prefettura e carabinieri. Il giorno dopo, a seguito di un nuovo sopralluogo, «ecco che viene identificato un soggetto per spaccio», racconta il sindaco. «Un problema che forse, se fossi stato avvisato per tempo di quel che accadeva, si poteva affrontare e risolvere in modo diverso», commenta.
Ma l’incontro con i residenti non ha fatto spazio solo alle questioni di ordine pubblico. «La presenza dei Cas è negativa per qualunque Comune - spiega Ramella -. La mia alternativa, alla quale sto lavorando con gli altri 15 Comuni della Valle Elvo, è l’accoglienza diffusa, gli Sprar. Pochi migranti per ogni territorio». Ma per passare da un sistema all’altro è necessario prendere parte al bando nazionale. Attendendo nel frattempo che i Cas proseguano la loro attività. Salvo che non ci sia modo di farli chiudere. «Ed è quello che intendo fare - fa presente il sindaco -. I locali di Villa Ottino erano stati donati con un lascito al preciso scopo di farne una casa di riposo. Dunque la destinazione per cui oggi sono usati è illegale. A questo mi appellerò se sarà necessario: se la proprietà dovesse prorogare il contratto di affitto, sarò disposto ad andare fino in fondo». «Anche se non si capisce perché si siano dovuti attendere tre anni, e le lamentele dei cittadini, per prendere qualche provvedimento», commenta Dellarovere. «La situazione è esplosa solo oggi - conclude Ramella -. Problemi gravi, sino ad oggi, non mi erano stati segnalati. Ma se in questi posti inizia a girare droga, allora non mi sta più bene. E’ necessario che chi sbaglia paghi. E il pugno dello Stato, in questo caso, deve diventare molto duro».
Veronica Balocco