L’Avis di Biella verso i 3mila iscritti

L’Avis di Biella verso i 3mila iscritti
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Mentre l’emergenza sangue all’ospedale di Ponderano sta pian piano rientrando, all’Avis Comunale di Biella ci si prepara a tagliare un importante traguardo. «Attualmente - spiega il vicepresidente, Lorenzo Tivelli - siamo a 2.983 iscritti (la cifra è aggiornata al 31 agosto scorso). Di conseguenza, contiamo di arrivare, entro la fine dell’anno, a sfiorare i 3mila. Nei primi otto mesi del 2015 l’incremento dei donatori (al netto dei cessati per raggiunti limiti di età e dei trasferimenti) è stato di 74 unità. Dal 2010 ad oggi il numero è decisamente aumentato, passando dai 2.668 volontari di cinque anni fa agli attuali 2.983 (+315)».

L’Associazione Volontari Italiani Sangue Comunale di Biella (ne è presidente Sandro Gozzi) continua ad essere prettamente maschile, con un rapporto, in media, di 30 donne ogni 70 uomini. E infatti, ancora oggi, sul totale dei donatori, le donne sono “solo” 1.117, contro i 1.866 uomini. «Un’inversione di tendenza, comunque, arriva dai nuovi iscritti, che appartengono alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni. Nella sezione Comunale dell’Avis di Biella se ne contano ben 221, di cui 127 ragazze e “appena” 94 ragazzi», dice Tivelli. Che aggiunge: «Stiamo assistendo a un forte interesse nei confronti della nostra associazione da parte dei giovanissimi. D’altronde sono diverse le motivazioni che spingono una persona a diventare donatore: c’è chi lo fa per portare avanti una tradizione di famiglia, chi si è avvicinato a noi dopo aver conosciuto meglio la nostra associazione, in seguito a una situazione di bisogno, chi chiede di iscriversi spinto dalla propria sensibilità personale. Ma c’è anche chi, ed è il caso di un ragazzo nato nel ‘96, è diventato donatore dopo aver letto un libro».

Di certo, il donatore Remo Robiolio fu spinto, soprattutto, da un sentimento di riconoscenza nei confronti dell’Avis di Biella, dal momento che, negli anni Cinquanta, erano state proprio due trasfusioni a salvargli la vita. Fu così che alla sua morte, nel 1976, l’uomo lasciò in eredità all’associazione un’ingente somma di denaro con la quale venne acquistata l’attuale sede di via Orfanotrofio 35, dove l’associazione si è trasferita nel 1991.

«La sede “storica” (e “in affitto”), tuttavia, è rimasta quella di via Repubblica 33, attiva a partire dalla metà degli Anni Cinquanta (la fondazione della sezione Comunale di Biella dell’Avis risale però al 25 gennaio del 1941, su iniziativa dell’allora direttore sanitario dell’ospedale, il dottor Giuseppe Mirone) e dismessa alcuni decenni dopo. Qui - racconta il vicepresidente - ha lavorato a lungo una figura che è diventata una sorta di “leggenda” per gli avisini, la signora Mariuccia. Chi l’ha conosciuta, ne ricorda lo spirito organizzativo e la precisione: sapeva a memoria i nomi di tutti i donatori, riusciva persino a riconoscere la voce di ciascuno di loro al telefono. Dicono che fosse addirittura meglio di un computer...».

A livello provinciale, l’Avis è composta da quattro sezioni: quella Comunale di Biella (di cui fanno parte i gruppi Colline biellesi, Prealpi biellesi, Vallestrona, Vallecervo e Cinque castelli) e quelle di Cavaglià, Coggiola e Trivero. Per un totale di poco meno di 4mila iscritti a fine 2014. Sempre nel 2014, a livello provinciale, si sono registrate 5.839 donazioni. Ciononostante, l’emergenza sangue non è ancora finita.

«Ad oggi - commenta Lorenzo Tivelli - la situazione sembra in via di miglioramento, ma dall’inizio dell’anno siamo sempre stati in affanno, prima per il trasloco dell’ospedale a Ponderano, con la riprogrammazione di molti interventi non urgenti già nella nuova struttura (basti pensare che nel solo mese di gennaio sono state effettuate più di 700 trasfusioni, contro le poco meno di 500 dello stesso periodo dell’anno precedente), e poi a causa del periodo estivo. In ogni caso, i nostri volontari hanno risposto in massa e, mentre, in genere, si contano una quindicina di donazioni di sangue al giorno, in questi periodi di grande emergenza si sono visti anche trenta donatori tutti insieme, in una stessa giornata».

Lara Bertolazzi

Mentre l’emergenza sangue all’ospedale di Ponderano sta pian piano rientrando, all’Avis Comunale di Biella ci si prepara a tagliare un importante traguardo. «Attualmente - spiega il vicepresidente, Lorenzo Tivelli - siamo a 2.983 iscritti (la cifra è aggiornata al 31 agosto scorso). Di conseguenza, contiamo di arrivare, entro la fine dell’anno, a sfiorare i 3mila. Nei primi otto mesi del 2015 l’incremento dei donatori (al netto dei cessati per raggiunti limiti di età e dei trasferimenti) è stato di 74 unità. Dal 2010 ad oggi il numero è decisamente aumentato, passando dai 2.668 volontari di cinque anni fa agli attuali 2.983 (+315)».

L’Associazione Volontari Italiani Sangue Comunale di Biella (ne è presidente Sandro Gozzi) continua ad essere prettamente maschile, con un rapporto, in media, di 30 donne ogni 70 uomini. E infatti, ancora oggi, sul totale dei donatori, le donne sono “solo” 1.117, contro i 1.866 uomini. «Un’inversione di tendenza, comunque, arriva dai nuovi iscritti, che appartengono alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni. Nella sezione Comunale dell’Avis di Biella se ne contano ben 221, di cui 127 ragazze e “appena” 94 ragazzi», dice Tivelli. Che aggiunge: «Stiamo assistendo a un forte interesse nei confronti della nostra associazione da parte dei giovanissimi. D’altronde sono diverse le motivazioni che spingono una persona a diventare donatore: c’è chi lo fa per portare avanti una tradizione di famiglia, chi si è avvicinato a noi dopo aver conosciuto meglio la nostra associazione, in seguito a una situazione di bisogno, chi chiede di iscriversi spinto dalla propria sensibilità personale. Ma c’è anche chi, ed è il caso di un ragazzo nato nel ‘96, è diventato donatore dopo aver letto un libro».

Di certo, il donatore Remo Robiolio fu spinto, soprattutto, da un sentimento di riconoscenza nei confronti dell’Avis di Biella, dal momento che, negli anni Cinquanta, erano state proprio due trasfusioni a salvargli la vita. Fu così che alla sua morte, nel 1976, l’uomo lasciò in eredità all’associazione un’ingente somma di denaro con la quale venne acquistata l’attuale sede di via Orfanotrofio 35, dove l’associazione si è trasferita nel 1991.

«La sede “storica” (e “in affitto”), tuttavia, è rimasta quella di via Repubblica 33, attiva a partire dalla metà degli Anni Cinquanta (la fondazione della sezione Comunale di Biella dell’Avis risale però al 25 gennaio del 1941, su iniziativa dell’allora direttore sanitario dell’ospedale, il dottor Giuseppe Mirone) e dismessa alcuni decenni dopo. Qui - racconta il vicepresidente - ha lavorato a lungo una figura che è diventata una sorta di “leggenda” per gli avisini, la signora Mariuccia. Chi l’ha conosciuta, ne ricorda lo spirito organizzativo e la precisione: sapeva a memoria i nomi di tutti i donatori, riusciva persino a riconoscere la voce di ciascuno di loro al telefono. Dicono che fosse addirittura meglio di un computer...».

A livello provinciale, l’Avis è composta da quattro sezioni: quella Comunale di Biella (di cui fanno parte i gruppi Colline biellesi, Prealpi biellesi, Vallestrona, Vallecervo e Cinque castelli) e quelle di Cavaglià, Coggiola e Trivero. Per un totale di poco meno di 4mila iscritti a fine 2014. Sempre nel 2014, a livello provinciale, si sono registrate 5.839 donazioni. Ciononostante, l’emergenza sangue non è ancora finita.

«Ad oggi - commenta Lorenzo Tivelli - la situazione sembra in via di miglioramento, ma dall’inizio dell’anno siamo sempre stati in affanno, prima per il trasloco dell’ospedale a Ponderano, con la riprogrammazione di molti interventi non urgenti già nella nuova struttura (basti pensare che nel solo mese di gennaio sono state effettuate più di 700 trasfusioni, contro le poco meno di 500 dello stesso periodo dell’anno precedente), e poi a causa del periodo estivo. In ogni caso, i nostri volontari hanno risposto in massa e, mentre, in genere, si contano una quindicina di donazioni di sangue al giorno, in questi periodi di grande emergenza si sono visti anche trenta donatori tutti insieme, in una stessa giornata».

Lara Bertolazzi

 

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