L’attentato di Parigi entra in classe

L’attentato di Parigi entra in classe
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BIELLA - «Invito le scuole, le università, le istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale a dedicare, nella giornata di lunedì, un minuto di silenzio alle vittime della strage parigina e almeno un’ora alla riflessione sui fatti accaduti». È circolato di classe in classe, di istituto in istituto, di città in città, l’invito del ministro all’Istruzione Stefania Giannini.

Carico del significato che la scuola, poche ore dopo l’attacco terroristico al cuore della capitale francese, rivendica anche per sé, quale luogo di «educazione», ovvero il «primo spazio in cui riaffermare i nostri valori, le nostre radici, la nostra libertà».

Lunedì, ma in realtà durante l’intera settimana in corso, anche le scuole biellesi hanno raccolto il non facile compito di affrontare, tra le loro aule, la delicata quanto sfaccettata questione.

«I ragazzi hanno più buon senso di quello che ci immaginiamo - spiega la preside dell’Iis “E. Bona”, Raffaella Miori – Spiegare cosa è accaduto non è una cosa semplice, spetta alla scuola, alle istituzioni, alle famiglie e ai giornali, che hanno tutti un compito educativo». Raffaella Miori ha invitato ad affrontare l’argomento con i dovuti modi e se possibile, data l’età dei bambini, anche all’Ic di Pettinengo, del quale è preside reggente. Stessa cautela mantenuta da Rita Vineis, dirigente scolastica all’Istituto Comprensivo Biella II: «Se ne è parlato alle medie di Chiavazza, dato che abbiamo vicino una moschea e in classe parecchi bambini musulmani.

C’è in programma l’incontro con un professore di storia. Ci sarebbe piaciuto farne uno con l’imam, che ha un figlio che frequenta la scuola, ma è all’estero». Anche le famiglie musulmane hanno paura - sottolinea la vicepreside del “Vaglio Rubens”, Maria Patrizia Rota.

Nessuno allievo ha chiesto di non fare gite lunghe sinora, nelle capitali europee. All’Iti, anticipa la professoressa Monica Aguggia, si farà una riflessione in merito in consiglio di classe.  E gli studenti? Pietro Patergnani, presidente della Consulta, dice: «Siamo solidali fra noi». E cita una frase del Corano, che gli ha riportato una compagna musulmana: «Chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera».

Giovanna Boglietti 

BIELLA - «Invito le scuole, le università, le istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale a dedicare, nella giornata di lunedì, un minuto di silenzio alle vittime della strage parigina e almeno un’ora alla riflessione sui fatti accaduti». È circolato di classe in classe, di istituto in istituto, di città in città, l’invito del ministro all’Istruzione Stefania Giannini.

Carico del significato che la scuola, poche ore dopo l’attacco terroristico al cuore della capitale francese, rivendica anche per sé, quale luogo di «educazione», ovvero il «primo spazio in cui riaffermare i nostri valori, le nostre radici, la nostra libertà».

Lunedì, ma in realtà durante l’intera settimana in corso, anche le scuole biellesi hanno raccolto il non facile compito di affrontare, tra le loro aule, la delicata quanto sfaccettata questione.

«I ragazzi hanno più buon senso di quello che ci immaginiamo - spiega la preside dell’Iis “E. Bona”, Raffaella Miori – Spiegare cosa è accaduto non è una cosa semplice, spetta alla scuola, alle istituzioni, alle famiglie e ai giornali, che hanno tutti un compito educativo». Raffaella Miori ha invitato ad affrontare l’argomento con i dovuti modi e se possibile, data l’età dei bambini, anche all’Ic di Pettinengo, del quale è preside reggente. Stessa cautela mantenuta da Rita Vineis, dirigente scolastica all’Istituto Comprensivo Biella II: «Se ne è parlato alle medie di Chiavazza, dato che abbiamo vicino una moschea e in classe parecchi bambini musulmani.

C’è in programma l’incontro con un professore di storia. Ci sarebbe piaciuto farne uno con l’imam, che ha un figlio che frequenta la scuola, ma è all’estero». Anche le famiglie musulmane hanno paura - sottolinea la vicepreside del “Vaglio Rubens”, Maria Patrizia Rota.

Nessuno allievo ha chiesto di non fare gite lunghe sinora, nelle capitali europee. All’Iti, anticipa la professoressa Monica Aguggia, si farà una riflessione in merito in consiglio di classe.  E gli studenti? Pietro Patergnani, presidente della Consulta, dice: «Siamo solidali fra noi». E cita una frase del Corano, che gli ha riportato una compagna musulmana: «Chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera».

Giovanna Boglietti 

 

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