L’asilo senza aule dove i bambini si organizzano da soli
VEGLIO «Che cosa facciamo oggi, bambini?». Se negli asili di buona parte del mondo alla domanda e? la maestra stessa a proporre una risposta, ogni giorno con un’idea magari diversa, ma sempre con un piano ben definito nella mente, a Veglio sono i piccoli a dire la loro. Ogni mattina. Sulla base dei loro desideri, delle loro voglie. Dell’istinto del momento. Succede nei locali dell’ex asilo del paese, da qualche tempo dati in affitto all’associazione di promozione sociale L’AgriCultura, anima di un servizio educativo tra i piu? pionieristici del Biellese. E, in parte, d’Italia. Si chiama “Il bosco dei piccoli” e altro non e? che la versione mediterranea, in declinazione piemontese, degli “asili nel bosco” di nordica ispirazione. Qui, ogni mattina, una dozzina di piccoli provenienti da vari paesi del territorio, da Valle Mosso a Candelo, si ritrovano per decidere liberamente, istintivamente, senza costrizioni, che fare della loro giornata. Scegliendo loro stessi, per lo piu? a maggioranza di voti, tra le infinite possibilita? offerte dal mondo che li circonda. Boschi, sentieri, prati, alberi e strade: le attivita? tra cui si opta hanno questi scenari come aule. Perche? qui, al Bosco dei piccoli, vere e proprie classi in muratura non ci sono.E la vita di ogni giorno e? un continuo confronto con gli spazi sovrastati dal cielo.
La scelta di attuare anche nel Biellese la formula educativa ereditata dal Nord Europa, applicata in Italia tramite la catena del “Bosco dei piccoli” inaugurata qualche anno fa ad ostia Antica, si deve a tre colleghi uniti da un’amicizia e una comune veduta delle cose della vita. E’ passato ormai un anno e mezzo da quando le educatrici Maura Farris e Claudia Loglisci, con l’animatore Mattia Ravetti, hanno dato vita, dapprima a Bioglio, poi a Veglio, al loro “asilo nel bosco”, «un progetto fortemente voluto - spiega Maura - perche? pienamente rispondente ai nostri progetti, dopo una vita passata nel mondo dell'educazione in varie, diverse posizioni». Poco tempo, e l’idea e? gia? diventata un successo. «Non da grandi numeri - puntualizza Maura -, perche? non sarebbero idonei al tipo di percorso educativo e alle attivita?che svolgiamo», ma profondamente apprezzato da numerose famiglie, come gli attestati di stima tatuati sulle pagine dei social network tendono a ricordare.
Dodici bimbi, oggi (che presto saranno 14 e che, nel mese di settembre diventeranno 15, con una capienza massima di 20) per cinque ore di attivita? giornaliera, compreso un pasto che al momento - per esplicito accordo con i genitori - viene portato da casa da ciascun bambino, evitando cosi? i costi di quel catering organizzato tra famiglie che avrebbe rappresentato l’altra alternativa possibile.
Per il baby-parking “il bosco dei piccoli” sono questi i numeri chiave, racconti in cifre di una vita che, in realta?, spazia ben oltre i dati burocratici.
L’ispirazione, anche palesemente montessoriana, prende spunto da vari filoni pedagogici. Ma e? soprattutto nel modello nordico dell’asilo all’aperto, autogestito dal piccolo (in modo, tra l’altro, da favorire autostima e capacita? decisionali), che si ritrova la realta? di Veglio. «Un esempio? - racconta ancora la maestra Maura - Prendiamo la giornata di ieri. I bambini hanno deciso di uscire per stare sui prati. Siamo usciti di buon mattino con le nostre tute antipioggia arrivate direttamente dal Nord Europa, e fuori, sull’erba, abbiamo giocato, fatto yoga, mangiato la merenda, costruito tane, raccolto erbette dei prati e imparato a riconoscere i fiori». Una mattinata come tante, per questi piccoli ormai abituati a confrontarsi quotidianamente con gli spazi aperti, «che avrebbe potuto essere alternativa ad altre idee - prosegue l’educatrice -: ad esempio, giocare nel fango del cortile, o uscire per una passeggiata su uno dei sentieri cui abbiamo dato il nome e che ormai conosciamo cosi? bene». Risultato: ogni giorno un’avventura. E se fa brutto niente paura. C’e? sempre una soluzione. «Molto dipende dalle reali con- dizioni del clima - puntualizza Maura -, ma in generale le regole sono queste: se fa molto freddo si esce al massimo per un’oretta, se piove, ma solo in modo lieve, si esce con le tute senza alcun problema, mentre se nevica si va fuori con tutto l’entusiasmo possibile». E in caso di vento? «Ecco. Quella e? l’unica situazione in cui non si esce, ma sono consentite solo passeggiate all’interno del paese. E la ragione e? semplice. Il bosco, con il vento, diventa un ambiente potenzialmente pericoloso». E i piccoli, che pure con alberi e foglie ormai hanno la massima confidenza, hanno il dovere di impararlo. Perche? anche un piccolo insegnamento come questo, nel percorso della vita, potrebbe rivelarsi prezioso.
Veronica Balocco
VEGLIO «Che cosa facciamo oggi, bambini?». Se negli asili di buona parte del mondo alla domanda e? la maestra stessa a proporre una risposta, ogni giorno con un’idea magari diversa, ma sempre con un piano ben definito nella mente, a Veglio sono i piccoli a dire la loro. Ogni mattina. Sulla base dei loro desideri, delle loro voglie. Dell’istinto del momento. Succede nei locali dell’ex asilo del paese, da qualche tempo dati in affitto all’associazione di promozione sociale L’AgriCultura, anima di un servizio educativo tra i piu? pionieristici del Biellese. E, in parte, d’Italia. Si chiama “Il bosco dei piccoli” e altro non e? che la versione mediterranea, in declinazione piemontese, degli “asili nel bosco” di nordica ispirazione. Qui, ogni mattina, una dozzina di piccoli provenienti da vari paesi del territorio, da Valle Mosso a Candelo, si ritrovano per decidere liberamente, istintivamente, senza costrizioni, che fare della loro giornata. Scegliendo loro stessi, per lo piu? a maggioranza di voti, tra le infinite possibilita? offerte dal mondo che li circonda. Boschi, sentieri, prati, alberi e strade: le attivita? tra cui si opta hanno questi scenari come aule. Perche? qui, al Bosco dei piccoli, vere e proprie classi in muratura non ci sono.E la vita di ogni giorno e? un continuo confronto con gli spazi sovrastati dal cielo.
La scelta di attuare anche nel Biellese la formula educativa ereditata dal Nord Europa, applicata in Italia tramite la catena del “Bosco dei piccoli” inaugurata qualche anno fa ad ostia Antica, si deve a tre colleghi uniti da un’amicizia e una comune veduta delle cose della vita. E’ passato ormai un anno e mezzo da quando le educatrici Maura Farris e Claudia Loglisci, con l’animatore Mattia Ravetti, hanno dato vita, dapprima a Bioglio, poi a Veglio, al loro “asilo nel bosco”, «un progetto fortemente voluto - spiega Maura - perche? pienamente rispondente ai nostri progetti, dopo una vita passata nel mondo dell'educazione in varie, diverse posizioni». Poco tempo, e l’idea e? gia? diventata un successo. «Non da grandi numeri - puntualizza Maura -, perche? non sarebbero idonei al tipo di percorso educativo e alle attivita?che svolgiamo», ma profondamente apprezzato da numerose famiglie, come gli attestati di stima tatuati sulle pagine dei social network tendono a ricordare.
Dodici bimbi, oggi (che presto saranno 14 e che, nel mese di settembre diventeranno 15, con una capienza massima di 20) per cinque ore di attivita? giornaliera, compreso un pasto che al momento - per esplicito accordo con i genitori - viene portato da casa da ciascun bambino, evitando cosi? i costi di quel catering organizzato tra famiglie che avrebbe rappresentato l’altra alternativa possibile.
Per il baby-parking “il bosco dei piccoli” sono questi i numeri chiave, racconti in cifre di una vita che, in realta?, spazia ben oltre i dati burocratici.
L’ispirazione, anche palesemente montessoriana, prende spunto da vari filoni pedagogici. Ma e? soprattutto nel modello nordico dell’asilo all’aperto, autogestito dal piccolo (in modo, tra l’altro, da favorire autostima e capacita? decisionali), che si ritrova la realta? di Veglio. «Un esempio? - racconta ancora la maestra Maura - Prendiamo la giornata di ieri. I bambini hanno deciso di uscire per stare sui prati. Siamo usciti di buon mattino con le nostre tute antipioggia arrivate direttamente dal Nord Europa, e fuori, sull’erba, abbiamo giocato, fatto yoga, mangiato la merenda, costruito tane, raccolto erbette dei prati e imparato a riconoscere i fiori». Una mattinata come tante, per questi piccoli ormai abituati a confrontarsi quotidianamente con gli spazi aperti, «che avrebbe potuto essere alternativa ad altre idee - prosegue l’educatrice -: ad esempio, giocare nel fango del cortile, o uscire per una passeggiata su uno dei sentieri cui abbiamo dato il nome e che ormai conosciamo cosi? bene». Risultato: ogni giorno un’avventura. E se fa brutto niente paura. C’e? sempre una soluzione. «Molto dipende dalle reali con- dizioni del clima - puntualizza Maura -, ma in generale le regole sono queste: se fa molto freddo si esce al massimo per un’oretta, se piove, ma solo in modo lieve, si esce con le tute senza alcun problema, mentre se nevica si va fuori con tutto l’entusiasmo possibile». E in caso di vento? «Ecco. Quella e? l’unica situazione in cui non si esce, ma sono consentite solo passeggiate all’interno del paese. E la ragione e? semplice. Il bosco, con il vento, diventa un ambiente potenzialmente pericoloso». E i piccoli, che pure con alberi e foglie ormai hanno la massima confidenza, hanno il dovere di impararlo. Perche? anche un piccolo insegnamento come questo, nel percorso della vita, potrebbe rivelarsi prezioso.
Veronica Balocco