Iti, sotto accusa il corso ai migranti

Iti, sotto accusa il corso ai migranti
Pubblicato:
Aggiornato:

BIELLA  - «Veniamo a conoscenza che, per il secondo anno consecutivo, viene proposto agli studenti dell’Iis “Q. Sella” un progetto dal titolo “Condividere la cultura. Da studente a studente” nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro, che prevede un corso di alfabetizzazione informatica rivolto ai “rifugiati e richiedenti asilo” presenti nel Biellese, svolto dagli allievi delle classi terze, quarte e quinte. [...] A nostro avviso sorgono dubbi e problemi circa l’utilità e la finalità del progetto».

A scrivere è il Movimento Studentesco Padano Biella, che chiede spiegazioni riguardo a uno dei progetti ai nastri di partenza all’ex Iti, curato con Caritas, secondo la formula dell’alternanza scuola-lavoro alla quale sono chiamati gli istituti superiori italiani, secondo quanto impartito dalla riforma della “Buona Scuola”.

Il Movimento - nella nota ufficiale di Alessio Ercoli, anche vice coordinatore Msp Piemonte - pone l’accento su diversi punti, a suo dire discutibili, dell’iniziativa: «Come è possibile che gli studenti possano avere una valorizzazione del proprio percorso formativo, come esplicitato dalla stessa legge? In questo progetto, chi apprende sono i richiedenti asilo, non gli studenti. L’acquisizione di nuove competenze avverrà per i destinatari del servizio, che è l’esatto contrario delle finalità dell’alternanza scuola lavoro [...] Come fa uno studente, in questo caso specifico, a farsi riconoscere una qualsivoglia competenza spendibile nel mondo del lavoro?». 

L’Msp allarga, poi, il tiro della critica: «È bene rilevare che tra i richiedenti asilo ai quali viene offerto il servizio [...] potrebbero in futuro essere scoperti quali clandestini, ovvero immigrati da espellere [...]. Cosa si dirà a questo punto ai ragazzi che avranno fornito un corso a tali persone [...]?».

Il preside dell’Iis “Q. Sella”, Gianluca Spagnolo, è pronto a rispondere alle perplessità avanzate dal Movimento Studentesco Padano Biella.

Il preside Spagnolo introduce la sua replica facendo una premessa: il progetto in questione vedrà la partecipazione per lo più di studenti che frequentano il liceo Scientifico delle Scienze Applicate, percorso dall’anima scientifica e umanistica. All’interno di questo contesto, il percorso di alternanza scuola-lavoro proposto risponde, spiega il dirigente scolastico, all’acquisizione di quelle che vengono chiamate “competenze-chiave europee”: «Si tratta di competenze sociali e civiche (è il caso di persone che appartengono a una terra straniera), di regole di cittadinanza consapevole, di consapevolezza ed espressione culturale (i profughi non parlano bene o affatto l’italiano, quindi ci si deve rivolgere loro in inglese o in francese), della comprensione di un’altra cultura (i ragazzi seguono un percorso di formazione precedente per interfacciarsi con l’altro). L’arricchimento è biunivoco e vede gli studenti protagonisti, perché sono loro a preparare le attività e i programmi. Proprio come viene fatto in progetti analoghi, condivisi da altri istituti superiori biellesi, come le lezioni di informatica agli over 55 che ne hanno fatto richiesta, secondo l’Agenda Digitale del Comune per “Biella include”».

Spagnolo sottolinea, inoltre, come questo sia un “tassello” (20 ore totali la durata) all’interno di un percorso molto più ampio, che conta 200 ore - nel caso del liceo - su tre anni. «Cittadinanza consapevole e sicurezza sono i due punti di partenza, fondamentali per formare uomini e cittadini. E chi vorrà diventare, in futuro, insegnante o formare. La critica tiene conto solo dell’aspetto competenze sul lavoro, che è il cuore ma non la sola cosa richiesta. Lo stesso Miur prevede convenzioni con Caritas, diocesi, Coni. Moltissimi i progetti di alternanza che abbiamo preparato e riguarderanno anche il Cottolengo, il Fai, e poi assicurazioni, banche, enti».

Già più di 40 gli studenti desiderosi di cominciare il corso, al quale hanno dato consenso le loro famiglie. Sul futuro dei profughi, il preside risponde: «Caritas seleziona persone motivate. E, finché non risultano clandestine, sono persone tutelate dalla legge. I ragazzi ne sono consapevoli, vengono preparati. Fanno del Bene, così sarà arricchito il loro senso civico».

Giovanna Boglietti

BIELLA  - «Veniamo a conoscenza che, per il secondo anno consecutivo, viene proposto agli studenti dell’Iis “Q. Sella” un progetto dal titolo “Condividere la cultura. Da studente a studente” nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro, che prevede un corso di alfabetizzazione informatica rivolto ai “rifugiati e richiedenti asilo” presenti nel Biellese, svolto dagli allievi delle classi terze, quarte e quinte. [...] A nostro avviso sorgono dubbi e problemi circa l’utilità e la finalità del progetto».

A scrivere è il Movimento Studentesco Padano Biella, che chiede spiegazioni riguardo a uno dei progetti ai nastri di partenza all’ex Iti, curato con Caritas, secondo la formula dell’alternanza scuola-lavoro alla quale sono chiamati gli istituti superiori italiani, secondo quanto impartito dalla riforma della “Buona Scuola”.

Il Movimento - nella nota ufficiale di Alessio Ercoli, anche vice coordinatore Msp Piemonte - pone l’accento su diversi punti, a suo dire discutibili, dell’iniziativa: «Come è possibile che gli studenti possano avere una valorizzazione del proprio percorso formativo, come esplicitato dalla stessa legge? In questo progetto, chi apprende sono i richiedenti asilo, non gli studenti. L’acquisizione di nuove competenze avverrà per i destinatari del servizio, che è l’esatto contrario delle finalità dell’alternanza scuola lavoro [...] Come fa uno studente, in questo caso specifico, a farsi riconoscere una qualsivoglia competenza spendibile nel mondo del lavoro?». 

L’Msp allarga, poi, il tiro della critica: «È bene rilevare che tra i richiedenti asilo ai quali viene offerto il servizio [...] potrebbero in futuro essere scoperti quali clandestini, ovvero immigrati da espellere [...]. Cosa si dirà a questo punto ai ragazzi che avranno fornito un corso a tali persone [...]?».

Il preside dell’Iis “Q. Sella”, Gianluca Spagnolo, è pronto a rispondere alle perplessità avanzate dal Movimento Studentesco Padano Biella.

Il preside Spagnolo introduce la sua replica facendo una premessa: il progetto in questione vedrà la partecipazione per lo più di studenti che frequentano il liceo Scientifico delle Scienze Applicate, percorso dall’anima scientifica e umanistica. All’interno di questo contesto, il percorso di alternanza scuola-lavoro proposto risponde, spiega il dirigente scolastico, all’acquisizione di quelle che vengono chiamate “competenze-chiave europee”: «Si tratta di competenze sociali e civiche (è il caso di persone che appartengono a una terra straniera), di regole di cittadinanza consapevole, di consapevolezza ed espressione culturale (i profughi non parlano bene o affatto l’italiano, quindi ci si deve rivolgere loro in inglese o in francese), della comprensione di un’altra cultura (i ragazzi seguono un percorso di formazione precedente per interfacciarsi con l’altro). L’arricchimento è biunivoco e vede gli studenti protagonisti, perché sono loro a preparare le attività e i programmi. Proprio come viene fatto in progetti analoghi, condivisi da altri istituti superiori biellesi, come le lezioni di informatica agli over 55 che ne hanno fatto richiesta, secondo l’Agenda Digitale del Comune per “Biella include”».

Spagnolo sottolinea, inoltre, come questo sia un “tassello” (20 ore totali la durata) all’interno di un percorso molto più ampio, che conta 200 ore - nel caso del liceo - su tre anni. «Cittadinanza consapevole e sicurezza sono i due punti di partenza, fondamentali per formare uomini e cittadini. E chi vorrà diventare, in futuro, insegnante o formare. La critica tiene conto solo dell’aspetto competenze sul lavoro, che è il cuore ma non la sola cosa richiesta. Lo stesso Miur prevede convenzioni con Caritas, diocesi, Coni. Moltissimi i progetti di alternanza che abbiamo preparato e riguarderanno anche il Cottolengo, il Fai, e poi assicurazioni, banche, enti».

Già più di 40 gli studenti desiderosi di cominciare il corso, al quale hanno dato consenso le loro famiglie. Sul futuro dei profughi, il preside risponde: «Caritas seleziona persone motivate. E, finché non risultano clandestine, sono persone tutelate dalla legge. I ragazzi ne sono consapevoli, vengono preparati. Fanno del Bene, così sarà arricchito il loro senso civico».

Giovanna Boglietti

Seguici sui nostri canali