«Il presepe? Non offende nessuno»
BIELLA - Farebbe distinzioni, Gesù Bambino o Babbo Natale che sia, tra più piccoli? Deciderebbe se portare la sua benedizione o un semplice dono a uno sì, e all’altro sì, e a uno no? No, non farebbe distinzioni, Gesù Bambino o Babbo Natale che sia. Le distinzioni le fanno gli uomini. E finiscono con il fare notizia, più o meno fedele alla realtà dei fatti: è il caso della bufera mediatica che si è abbattuta sull’Istituto comprensivo “Garofani” di Rozzano, nel Milanese, il cui preside è stato accusato di aver cancellato il Natale dalla vita scolastica, mentre lui ha ribattuto che un solo divieto è stato fatto, a due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola per insegnare nell’intervallo canti religiosi ai bimbi cristiani. Nel mezzo, si è infilato l’impolverato dibattito su dove e se appendere al muro un crocifisso, così come sulla suscettibilità di altri Credo, come sulle rivendicazioni identitarie dei conservatori.
Il tutto si sta consumando dalla stessa parte. Quella di chi il Natale lo vive, lo eredita, lo sente arrivare. Ma, evidentemente, non sa più come “maneggiarlo”. La scuola come comunità fatta di diversità culturali e religiose è il nuovo palcoscenico del confronto, al momento. Come ci si prepara, all’interno, all’arrivo del Natale? Lo abbiamo chiesto a Rita Vineis, dirigente dell’Ic Biella II, che tra i suoi plessi conta la materna e le elementari di Chiavazza, quartiere multietnico per eccellenza di Biella. La preside è stupita dell’attenzione alla questione, e la sua reazione è di per sé già una risposta. «Le maestre e i maestri stanno preparando la festa di Natale, come sempre - racconta - Alla materna arriverà Babbo Natale, ci saranno canti, tutti i bambini riceveranno un dono. Sì, tutti quanti. Non ci siamo posti il problema, perché non è, per noi, un problema». Alle elementari “XXV Aprile” invece, racconta la maestra Susanna Rolando Perino, il 18 dicembre tutte le famiglie lanceranno palloncini in piazza e alcuni genitori si travestiranno.
Nessun fastidio, quindi, per le famiglie non cattoliche? «Assolutamente no - afferma sicura la preside Vineis - Nessuno ci ha chiesto di non fare o si è opposto. Alla scuola materna, tra l’altro, è stato allestito un grande presepe all’ingresso. E nessuno si è lamentato: consideriamo che lì c’è un discreto numero di bambini non cattolici. Per la nostra esperienza, nessuna famiglia di queste si è sentita offesa».
Nessun “dopo Parigi”. In tanti, si dice, temono reazioni all’ostentazione del Natale, dopo i recenti attentati di Parigi. Ma, nella Chiavazza in cui sorge una moschea e in cui i figli dell’imam frequentano le scuole, l’atmosfera è ben altra: «Perché rinunciare? Bisogna contestualizzare i fatti, altrimenti li si usa per fini diversi. C’è il cristiano onesto e praticante, c’è il musulmano onesto e praticante». Per Rita Vineis è una serena presa d’atto, tra “vicini di casa”. «A titolo personale, posso dire che nel mio studio non tengo un crocifisso. E che non avrei accettato la visita del vescovo a scuola. Non lo farei per gli altri, ma per me. E, nello stesso tempo, ripeto, il “Tu scendi dalle stelle” di chi crede non è un’offesa per nessuno».
Giovanna Boglietti
BIELLA - Farebbe distinzioni, Gesù Bambino o Babbo Natale che sia, tra più piccoli? Deciderebbe se portare la sua benedizione o un semplice dono a uno sì, e all’altro sì, e a uno no? No, non farebbe distinzioni, Gesù Bambino o Babbo Natale che sia. Le distinzioni le fanno gli uomini. E finiscono con il fare notizia, più o meno fedele alla realtà dei fatti: è il caso della bufera mediatica che si è abbattuta sull’Istituto comprensivo “Garofani” di Rozzano, nel Milanese, il cui preside è stato accusato di aver cancellato il Natale dalla vita scolastica, mentre lui ha ribattuto che un solo divieto è stato fatto, a due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola per insegnare nell’intervallo canti religiosi ai bimbi cristiani. Nel mezzo, si è infilato l’impolverato dibattito su dove e se appendere al muro un crocifisso, così come sulla suscettibilità di altri Credo, come sulle rivendicazioni identitarie dei conservatori.
Il tutto si sta consumando dalla stessa parte. Quella di chi il Natale lo vive, lo eredita, lo sente arrivare. Ma, evidentemente, non sa più come “maneggiarlo”. La scuola come comunità fatta di diversità culturali e religiose è il nuovo palcoscenico del confronto, al momento. Come ci si prepara, all’interno, all’arrivo del Natale? Lo abbiamo chiesto a Rita Vineis, dirigente dell’Ic Biella II, che tra i suoi plessi conta la materna e le elementari di Chiavazza, quartiere multietnico per eccellenza di Biella. La preside è stupita dell’attenzione alla questione, e la sua reazione è di per sé già una risposta. «Le maestre e i maestri stanno preparando la festa di Natale, come sempre - racconta - Alla materna arriverà Babbo Natale, ci saranno canti, tutti i bambini riceveranno un dono. Sì, tutti quanti. Non ci siamo posti il problema, perché non è, per noi, un problema». Alle elementari “XXV Aprile” invece, racconta la maestra Susanna Rolando Perino, il 18 dicembre tutte le famiglie lanceranno palloncini in piazza e alcuni genitori si travestiranno.
Nessun fastidio, quindi, per le famiglie non cattoliche? «Assolutamente no - afferma sicura la preside Vineis - Nessuno ci ha chiesto di non fare o si è opposto. Alla scuola materna, tra l’altro, è stato allestito un grande presepe all’ingresso. E nessuno si è lamentato: consideriamo che lì c’è un discreto numero di bambini non cattolici. Per la nostra esperienza, nessuna famiglia di queste si è sentita offesa».
Nessun “dopo Parigi”. In tanti, si dice, temono reazioni all’ostentazione del Natale, dopo i recenti attentati di Parigi. Ma, nella Chiavazza in cui sorge una moschea e in cui i figli dell’imam frequentano le scuole, l’atmosfera è ben altra: «Perché rinunciare? Bisogna contestualizzare i fatti, altrimenti li si usa per fini diversi. C’è il cristiano onesto e praticante, c’è il musulmano onesto e praticante». Per Rita Vineis è una serena presa d’atto, tra “vicini di casa”. «A titolo personale, posso dire che nel mio studio non tengo un crocifisso. E che non avrei accettato la visita del vescovo a scuola. Non lo farei per gli altri, ma per me. E, nello stesso tempo, ripeto, il “Tu scendi dalle stelle” di chi crede non è un’offesa per nessuno».
Giovanna Boglietti