Il Piemonte ha la legge sulla caccia

Il Piemonte ha la legge sulla caccia
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Approvando nella seduta del 30 novembre un disegno di legge sulla caccia la giunta regionale ha voluto iniziare il cammino che porterà il Piemonte a colmare un vuoto legislativo che ne fa ad oggi l’unica Regione a non avere una normativa in materia. «La vecchia legge era stata abrogata per evitare il referendum e non più sostituita - ricorda l’assessore alla caccia e pesca, Giorgio Ferrero -. Un’assenza che si sentiva in un settore che conta 22mila cacciatori e 133 aziende faunistico-venatorie. Al nuovo provvedimento siamo arrivati dopo una vasta consultazione, prendendo in considerazione le oltre 500 modifiche sulla prima bozza proposte dai soggetti interessati. E’ un testo snello, che comprende anche un’intensa attività di delegificazione». 
Il disegno di legge, che passa ora all’esame del consiglio regionale per la definitiva approvazione, recepisce interamente il decreto “Del Rio” che individua gli ambiti ottimali per l’esercizio delle funzioni conferite (area vasta), eleva la superficie minima per ogni ambito di caccia con una prospettiva di fusione dei diversi enti (Ambiti territoriali e Comprensori alpini), di cui vengono equilibrati i componenti dei comitati di gestione in modo da garantire una rappresentanza a tutte le parti (agricoltori, cacciatori, ambientalisti, enti pubblici). Inoltre, si sanciscono la finalità pubblica dell’attività degli ambiti di caccia e il limite di due mandati per la carica di presidente, si prevede la tutela, da definire da parte della giunta, per le specie della tipica fauna alpina particolarmente a rischio e per altri uccelli tutelati dalla direttiva comunitaria, si introduce per la caccia di selezione l’obbligo di una prova di tiro con il rilascio di un attestato con validità semestrale, si ampliano le tipologie delle zone per l’addestramento, l’allenamento e prove dei cani ausiliari. Tra le novità, la possibilità di addestramento, allenamento e prove per i rapaci da caccia, come i falchi, la possibilità di commercializzare la fauna selvatica abbattuta. Non sarà possibile introdurre starna e fagiano sopra i mille metri, a tutela della tipica fauna alpina. Infine, sono inasprite le sanzioni per i trasgressori.

Approvando nella seduta del 30 novembre un disegno di legge sulla caccia la giunta regionale ha voluto iniziare il cammino che porterà il Piemonte a colmare un vuoto legislativo che ne fa ad oggi l’unica Regione a non avere una normativa in materia. «La vecchia legge era stata abrogata per evitare il referendum e non più sostituita - ricorda l’assessore alla caccia e pesca, Giorgio Ferrero -. Un’assenza che si sentiva in un settore che conta 22mila cacciatori e 133 aziende faunistico-venatorie. Al nuovo provvedimento siamo arrivati dopo una vasta consultazione, prendendo in considerazione le oltre 500 modifiche sulla prima bozza proposte dai soggetti interessati. E’ un testo snello, che comprende anche un’intensa attività di delegificazione». 
Il disegno di legge, che passa ora all’esame del consiglio regionale per la definitiva approvazione, recepisce interamente il decreto “Del Rio” che individua gli ambiti ottimali per l’esercizio delle funzioni conferite (area vasta), eleva la superficie minima per ogni ambito di caccia con una prospettiva di fusione dei diversi enti (Ambiti territoriali e Comprensori alpini), di cui vengono equilibrati i componenti dei comitati di gestione in modo da garantire una rappresentanza a tutte le parti (agricoltori, cacciatori, ambientalisti, enti pubblici). Inoltre, si sanciscono la finalità pubblica dell’attività degli ambiti di caccia e il limite di due mandati per la carica di presidente, si prevede la tutela, da definire da parte della giunta, per le specie della tipica fauna alpina particolarmente a rischio e per altri uccelli tutelati dalla direttiva comunitaria, si introduce per la caccia di selezione l’obbligo di una prova di tiro con il rilascio di un attestato con validità semestrale, si ampliano le tipologie delle zone per l’addestramento, l’allenamento e prove dei cani ausiliari. Tra le novità, la possibilità di addestramento, allenamento e prove per i rapaci da caccia, come i falchi, la possibilità di commercializzare la fauna selvatica abbattuta. Non sarà possibile introdurre starna e fagiano sopra i mille metri, a tutela della tipica fauna alpina. Infine, sono inasprite le sanzioni per i trasgressori.

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