«Il nuovo ospedale aprirà»

«Il nuovo ospedale aprirà»
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Dal 27 aprile scorso è il nuovo direttore generale dell’Asl di Biella. In tre settimane si è fatto un’idea ben precisa dell’Azienda che guiderà per i prossimi tre anni, i più importanti della storia della sanità locale visto che coincideranno con l’apertura del nuovo ospedale. Gianfranco Zulian, 56 anni, da Novara, si racconta e spiega quelle che saranno le  linee d’azione del suo mandato.

Direttore, come si trova a Biella?
 «Molto bene direi. Ho trovato una realtà laboriosa e dei collaboratori molto puntuali».

Ora vi attende la sfida più grande, quella dell’apertura del nuovo ospedale.
 «Ho visitato il cantiere e devo dire che è davvero bella questa struttura. Ma non si può pensare che il trasferimento coincida con una crescita esponenziale delle prestazioni sanitarie. Devo anche dire che l’attuale monoblocco se fosse trasferito a Novara, da dove arrivo, non risulterebbe assolutamente vecchio come lo vedete voi biellesi».

Il presidio che sta sorgendo a Ponderano è davvero sovradimensionato per le esigenze di Biella? 
 «Sì. Il problema italiano è che dal momento della progettazione a quello dell’apertura passano almeno dieci anni. E intanto le esigenze variano con una rapidità impressionante».

Le simulazioni effettuate qualche mese fa dall’Asl di Biella dicono che per la gestione del nuovo ospedale servono 30 milioni di euro in più rispetto a quanto si spende per il monoblocco.
 «E’ vero ma le risorse non ci sono, anzi, la Regione ci trasferirà qualcosa in meno rispetto al budget 2011 per i prossimi due anni».

Quindi si rischia di non aprire l’ospedale?
 «No, l’unica cosa certa sono le tempistiche. Dovremo invece ragionare sull’utilizzo degli spazi e cercare di concentrare nel nuovo ospedale più attività possibili, per creare economie di scala e riuscire a gestire la nuova struttura con le risorse che ci verranno date».

Quando l’assessore regionale Paolo Monferino venne a Biella per visitare il cantiere disse che il nuovo ospedale non poteva essere solamente a servizio del Biellese ma di tutto il quadrante.
 «Io non so cosa abbia detto l’assessore Monferino in precedenza. So che cosa mi ha invece detto in settimana. Il mio mandato è quello di pensare a Biella e di aprire il nuovo presidio pensando esclusivamente alle esigenze del Biellese».

Torniamo alle questioni economiche: come pensa di fare a gestire la struttura con meno risorse rispetto a quelle attuali?
 «Nei 30 milioni di euro calcolati dall’Asl nella sua simulazione, la metà era legata a costi maggiori alla voce personale. Ma noi non abbiamo l’esigenza di aumentarlo visto il mandato della Regione. Procederemo dunque al trasloco dell’ospedale in spazi migliori. Ma sarebbe sbagliato pensare che da 100 interventi chirurgici si passerà di colpo a 200. Avremo una nuova casa, più confortevole e funzionale ma a livello di prestazioni non cambierà nulla. Discorso differente, invece, per la gestione degli spazi».

Cosa intende?
 «Come detto l’ospedale è sovradimensionato dunque dovremo immaginare una diversa gestione degli spazi aprendoci a realtà esterne per recuperare risorse economiche. Se ciò non avverrà sarà inevitabile tenere chiusi diversi spazi della nuova struttura per far quadrare i conti».

L’accordo con l’Università di Novara per portare alcuni corsi di laurea è una strada percorribile?
 «Io arrivo da Novara e conosco diverse persone in ambito universitario. Il vero problema di Novara è che l’Università non ha spazi. Noi, invece, ne abbiamo molti. E allora perché non immaginare lo spostamento di alcune specialità? Questo potrebbe far risparmiare qualche soldo all’Università e consentire a noi di recuperare risorse economiche grazie all’affitto degli spazi».

Ha già pensato a come muoversi per il trasloco dell’ospedale?
 «Ci stiamo ragionando. Il direttore del presidio, Angelo Penna, ha già parlato coi responsabili di altre strutture che hanno già vissuto questo passaggio. Il tutto dovrà comunque avvenire nel modo e nei tempi più rapidi possibili, l’ideale sarebbe in due-tre giorni. Perché tenere aperte le due strutture contemporaneamente avrebbe un costo aggiuntivo di 300-400mila euro per ogni giorno e viste le ristrettezze economiche che abbiamo non ce lo possiamo permettere».

L’attuale monoblocco dovrà essere venduto per introitare fondi per sostenere la realizzazione del nuovo ospedale. Che futuro vedrebbe per l’area in centro città?
 «Ci vedrei bene degli spazi commerciali e dei luoghi di ritrovo. Per quanto concerne la cessione dell’area se ne occuperà la Regione. A quanto ne so si sta pensando di realizzare un fondo immobiliare regionale in cui far convogliare tutto il patrimonio per poi cedere le quote».

Veniamo alla parte sanitaria. Lei ha 60 giorni di tempo per nominare direttore sanitario e direttore amministrativo. Si è già fatto un’idea? 
«Per quanto riguarda il direttore amministrativo confermerò il primo di giugno Eugenio Zamperone. Per il direttore sanitario, invece, dipende tutto da Franco Piunti».

In che senso? 
«E’ una persona straordinaria sotto il piano umano e mi ha confidato di essere abbastanza stanco e stressato. Se entro il primo giugno questa stanchezza gli passerà per me il direttore sanitario sarà lui».

Altrimenti?
«Altrimenti procederò a una nuova nomina. Che sarà interna all’Asl di Biella».

La Regione ha creato le Federazioni, nuove società consortili che si occuperanno di questioni amministrative, soprattutto centralizzeranno gli acquisti delle cinque Aziende di quadrante. Cosa ne pensa di questo nuovo strumento? 
 «Penso sia una cosa positiva che porterà dei risparmi nel medio periodo, diciamo 4-5 anni. Centralizzare gli acquisti ci consentirà di strappare prezzi migliori e questo a lungo andare sarà fondamentale. Credo che sia la strada giusta da perseguire».

Il Piemonte ha vissuto la riforma del 118 con la realizzazione della centrale unica a Novara. Un giudizio?
 «Al paziente non interessa da dove rispondono al telefono o da dove parte un’ambulanza. E’ fondamentale però garantire gli stessi standard qualitativi attuali. La creazione di una centrale unica è solo il primo passo. Ora dovremo procedere a riorganizzare il servizio anche sul territorio, prendendo, se necessario, decisioni impopolari ma supportate da studi tecnici».

E queste novità toccheranno anche il Biellese?
 «Credo che ci sia da intervenire. Non è più tempo di politiche campanilistiche viste le ristrettezze economiche. Ripeto, al paziente non interessa da dove parte l’ambulanza, gli importa che ci metta lo stesso tempo che impiega oggi a giungere sui luoghi dell’emergenza. E queste valutazioni sono squisitamente tecniche e nulla hanno a che fare con la politica».

Mi pare di intendere che voglia chiudere un punto 118 sul territorio. Trivero o Cavaglià?
«No comment».

A Biella la politica è molto attenta alla sanità. Che rapporto ha con le istituzioni?
 «Mi fa piacere che ci sia tutta questa attenzione. Ben venga l’interessamento di chi rappresenta il territorio. Io, però, sono un tecnico che agisce in base a valutazioni che garantiscono la qualità del servizio. Se avessi voluto fare il sindaco avrei scelto un’altra carriera».
Enzo Panelli

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