«Il mio Tor des Geants? Avventura da godere»

«Il mio Tor des Geants? Avventura da godere»
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Conto alla rovescia ormai agli sgoccioli per il Tor des Geants edizione 2015, che partirà alle 10 dal centro di Courmayeur domenica per “farvi ritorno” sabato 19 settembre, con l’arrivo (dopo 330 km e  24000 metri di dislivello) degli ultimi concorrenti (i top runner saranno però al traguardo già mercoledì 16) che sfrutteranno così tutte le 150 ore messe a disposizione dal regolamento.  Il Tor, quest’anno alla sua sesta edizione, richiede passione, impegno, sacrificio, consapevolezza, ai quali nessuno sembra sottrarsi, anzi. Oltre 2000 le iscrizioni pervenute alla Vda Trailers, la collaudata Società organizzatrice, ma solo 750 gli ammessi alla partenza, per sorteggio. 

Un numero necessariamente ridotto per garantire a tutti la migliore assistenza e sicurezza, giorno e notte. Grazie al contributo determinante di oltre 1500 volontari, dei gestori dei rifugi, dei 38 Comuni attraversati e della Regione. Al via ci saranno i rappresentanti di 54 Paesi. La formazione più folta è quella italiana, naturalmente, seguita da quella francese. Ma sorprendente è la partecipazione di molti concorrenti - una sessantina in tutto - provenienti dall’Oriente, ovvero da Cina, Hong Kong, Singapore, Malesia e Giappone. Intanto si stanno oliando gli ultimi ingranaggi della complessa macchina organizzativa, il cui maggiore impegno è riservato a garantire, come sempre, la massima sicurezza dei concorrenti. Sarà aumentata la task force delle guide alpine, dei Forestali e delle forze dell’ordine sui tracciati, sarà potenziato il servizio di assistenza alle basi-vita e degli ispettori addetti al controllo del materiale che ogni concorrente dovrà obbligatoriamente portare con se per affrontare i prevedibili cambiamenti climatici. 

Tra i 17 atleti “made in Biella” che saranno al via della competizione, c’è anche Carlo Umberto Brunazzi, ingegnere 44enne che corre sotto la bandiera tedesca semplicemente perchè residente a Monaco di Baviera. L’anno scorso concluse da finisher al 417° posto la sua prima esperienza, tagliando la linea del traguardo a Courmayeur sabato alle ore 14.11. 

«Lo stato ansioso cresce sempre di più, lo scorso anno avevo meno aspettative - spiega Brunazzi, al quale una trasferta di lavoro all’estero permetterà di arrivare solo domani in città, non proprio in condizioni di riposo pre gara “ideali” -.  Venivo da una stagione di gare lunghe e da uno stato di sovrallenamento di cui ho pagato le conseguenze nel 2015. Quest’anno ho dovuto quindi limitare gli allenamenti. Si sono meno stanco, ma mi sento anche meno preparato. Il fatto di averlo già portato a termine una volta comporta il rischio di sottovalutare una gara unica». 

Lei ha corso anche altre gare estreme, come giudica il Tor?

«Non c’è la frenesia dei Trail che si svolgono in una sola tappa. Parlo almeno per esperienza personale ed è forse  proprio per questo che lo scorso anno sono giunto al traguardo 2 ore prima del termine utile. Mi sono “gustato il percorso”. Banalmente penso che chi finisce di mercoledì e giovedì ha un approccio molto più competitivo di chi arriva di venerdì/sabato. Io essendo uno degli ultimi la vedo molto di più come un’avventura, un metodo di introspezione  una vacanza a contatto con la natura e la gente, un modo per dimostrare a se stessi ed anche a gli altri di essere in grado di portare a termine un’impresa non da tutti e non dimentichiamo l’occasione di gustare a sbaffo la buonissima fontina ai ristori…».

Gabriele Pinna

Conto alla rovescia ormai agli sgoccioli per il Tor des Geants edizione 2015, che partirà alle 10 dal centro di Courmayeur domenica per “farvi ritorno” sabato 19 settembre, con l’arrivo (dopo 330 km e  24000 metri di dislivello) degli ultimi concorrenti (i top runner saranno però al traguardo già mercoledì 16) che sfrutteranno così tutte le 150 ore messe a disposizione dal regolamento.  Il Tor, quest’anno alla sua sesta edizione, richiede passione, impegno, sacrificio, consapevolezza, ai quali nessuno sembra sottrarsi, anzi. Oltre 2000 le iscrizioni pervenute alla Vda Trailers, la collaudata Società organizzatrice, ma solo 750 gli ammessi alla partenza, per sorteggio. 

Un numero necessariamente ridotto per garantire a tutti la migliore assistenza e sicurezza, giorno e notte. Grazie al contributo determinante di oltre 1500 volontari, dei gestori dei rifugi, dei 38 Comuni attraversati e della Regione. Al via ci saranno i rappresentanti di 54 Paesi. La formazione più folta è quella italiana, naturalmente, seguita da quella francese. Ma sorprendente è la partecipazione di molti concorrenti - una sessantina in tutto - provenienti dall’Oriente, ovvero da Cina, Hong Kong, Singapore, Malesia e Giappone. Intanto si stanno oliando gli ultimi ingranaggi della complessa macchina organizzativa, il cui maggiore impegno è riservato a garantire, come sempre, la massima sicurezza dei concorrenti. Sarà aumentata la task force delle guide alpine, dei Forestali e delle forze dell’ordine sui tracciati, sarà potenziato il servizio di assistenza alle basi-vita e degli ispettori addetti al controllo del materiale che ogni concorrente dovrà obbligatoriamente portare con se per affrontare i prevedibili cambiamenti climatici. 

Tra i 17 atleti “made in Biella” che saranno al via della competizione, c’è anche Carlo Umberto Brunazzi, ingegnere 44enne che corre sotto la bandiera tedesca semplicemente perchè residente a Monaco di Baviera. L’anno scorso concluse da finisher al 417° posto la sua prima esperienza, tagliando la linea del traguardo a Courmayeur sabato alle ore 14.11. 

«Lo stato ansioso cresce sempre di più, lo scorso anno avevo meno aspettative - spiega Brunazzi, al quale una trasferta di lavoro all’estero permetterà di arrivare solo domani in città, non proprio in condizioni di riposo pre gara “ideali” -.  Venivo da una stagione di gare lunghe e da uno stato di sovrallenamento di cui ho pagato le conseguenze nel 2015. Quest’anno ho dovuto quindi limitare gli allenamenti. Si sono meno stanco, ma mi sento anche meno preparato. Il fatto di averlo già portato a termine una volta comporta il rischio di sottovalutare una gara unica». 

Lei ha corso anche altre gare estreme, come giudica il Tor?

«Non c’è la frenesia dei Trail che si svolgono in una sola tappa. Parlo almeno per esperienza personale ed è forse  proprio per questo che lo scorso anno sono giunto al traguardo 2 ore prima del termine utile. Mi sono “gustato il percorso”. Banalmente penso che chi finisce di mercoledì e giovedì ha un approccio molto più competitivo di chi arriva di venerdì/sabato. Io essendo uno degli ultimi la vedo molto di più come un’avventura, un metodo di introspezione  una vacanza a contatto con la natura e la gente, un modo per dimostrare a se stessi ed anche a gli altri di essere in grado di portare a termine un’impresa non da tutti e non dimentichiamo l’occasione di gustare a sbaffo la buonissima fontina ai ristori…».

Gabriele Pinna

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