Il matrimonio misto che scatena il web
COSSATO - Di questi tempi le storie d’amore non fanno notizia. A meno che non si tratti della nuova fiamma o del nuovo flirt di questo o di quell’altro vip. Ma stavolta il gossip non c’entra.
Quello che “Eco” ha voluto raccontare, sul numero di lunedì scorso, è l’amore tra due giovani, Giusy Scavone, cossatese di 25 anni lei, e Osaze Ehiaguina, nigeriano (è nato a Benin City) di 23 anni, che proprio ieri si sono sposati a Villa Berlanghino, a Cossato (a officiare il rito, il sindaco leghista Claudio Corradino). Un matrimonio misto, dunque, tra una biellese e uno dei tanti migranti approdati in Italia a bordo dei “barconi della speranza”. E poco importa se a farli conoscere, circa un anno fa, è stato un piccione (passando in bicicletta, Osaze aveva fatto volare via alcuni piccioni, spaventando la “povera” Giusy, che di questi pennuti ha una paura tremenda; da qui il loro incontro, con il giovane che si era fermato per sincerarsi delle condizioni della ragazza). In questo caso il punto è, semmai, un altro: la data del matrimonio viene, di fatto, anticipata (a costo di molti sacrifici economici) per permettere a Osaze di rimanere in Italia, dal momento che non gli è stato rinnovato il permesso di soggiorno.
Fin qui la cronaca. Non appena, però, la notizia viene caricata su questo sito e su Facebook, sul social è uno scatenarsi di commenti (non sempre edificanti).
Accanto a chi augura agli sposi “tutta la felicità possibile”, c’è anche chi spara a zero sui due giovani e sulla loro vicenda. C’è chi cerca di mettere in guardia la sposa (“Fermati prima che sia troppo tardi. Con questi personaggi avrai solo una vita d’inferno e se poi avrai figli sarà ancora peggio”) e sostiene che se Giusy “andrà in quello sporco Paese di suo marito se ne accorgerà... e pure se non ci andrà”. C’è chi non crede al “vero” amore (“Poveri genitori... i soliti matrimoni per convenienza che durano fino all’arrivo della cittadinanza. Ma cosa ci fa un nigeriano in un centro di accoglienza? Questa sprovveduta non ha minimamente idea di cosa l’aspetta”), chi ironizza sulla sposa (“Ecco a voi Giusy, un’altra amante degli uccellini di colore...”), chi sull’aneddoto del pennuto (“Sicuramente di uccello si tratta ma parlare di piccione mi pare riduttivo”) e chi se la prende con lo sposo nigeriano (“Questi pure le donne ci vengono a fregare... è un piano ben studiato... tra 10-15 anni saranno tutti fra loro!”).
Il botta e risposta su Facebook prosegue, con i commenti di chi interviene a difesa della coppia: “Parlare senza conoscere è proprio da stupidi”, “Le persone stolte quando non sanno argomentare insultano” e “Giusi... non ti curar di loro ma guarda e passa...” sono solo alcuni esempi. I detrattori vengono, di volta in volta, etichettati come “zecche”, “ignoranti”, “razzisti” e “trogloditi”. Da qualcuno giunge un invito: “Fatevi i fatti vostri”. E c’è persino chi scomoda il compianto Umberto Eco, il quale sosteneva che “con i social si dà parola a legioni di imbecilli”.
Nel tourbillon di commenti sul web si inserisce anche - e non poteva non essere così - l’intervento della stessa Giusy: “È vergognoso - scrive la giovane - che vi permettiate di esprimere queste squallide opinioni su persone che non conoscete. L’ignoranza non ha limiti, basta guardare a cosa si è ridotto oggi il mondo. Nessuno mi toglierà la felicità che ho oggi. Piuttosto - aggiunge - guardatevi voi, che non avete nient’altro da fare che scrivere cattiverie ad una giovane coppia felice. Se pensaste di più alla vostra famiglia che a Facebook forse avremmo un mondo migliore”.
Decisa pure la presa di posizione della mamma della sposa, che con le sue parole mette tutti in riga e dà una grande lezione di stile e di vita: “Devo dire che alle porte di un matrimonio le tasche si sono svuotate... ma il cuore, quello, no! Si è arricchito di gioia! La cosa più bella è la conferma che mia figlia abbia fatto tesoro dei valori con cui è cresciuta, nei quali la parola discriminazione non esiste, a prescindere dalle sue scelte soggettive. Io gli auguri non li faccio agli sposi, loro non ne hanno bisogno, sono amati e rispettati dalle persone che per loro contano davvero. Faccio invece gli auguri di buona vita - conclude mamma Angela - a tutte le persone con l’anima sterile, incapaci di capire l’amore e non in grado di vedere oltre la diversità”.
Lara Bertolazzi
COSSATO - Di questi tempi le storie d’amore non fanno notizia. A meno che non si tratti della nuova fiamma o del nuovo flirt di questo o di quell’altro vip. Ma stavolta il gossip non c’entra.
Quello che “Eco” ha voluto raccontare, sul numero di lunedì scorso, è l’amore tra due giovani, Giusy Scavone, cossatese di 25 anni lei, e Osaze Ehiaguina, nigeriano (è nato a Benin City) di 23 anni, che proprio ieri si sono sposati a Villa Berlanghino, a Cossato (a officiare il rito, il sindaco leghista Claudio Corradino). Un matrimonio misto, dunque, tra una biellese e uno dei tanti migranti approdati in Italia a bordo dei “barconi della speranza”. E poco importa se a farli conoscere, circa un anno fa, è stato un piccione (passando in bicicletta, Osaze aveva fatto volare via alcuni piccioni, spaventando la “povera” Giusy, che di questi pennuti ha una paura tremenda; da qui il loro incontro, con il giovane che si era fermato per sincerarsi delle condizioni della ragazza). In questo caso il punto è, semmai, un altro: la data del matrimonio viene, di fatto, anticipata (a costo di molti sacrifici economici) per permettere a Osaze di rimanere in Italia, dal momento che non gli è stato rinnovato il permesso di soggiorno.
Fin qui la cronaca. Non appena, però, la notizia viene caricata su questo sito e su Facebook, sul social è uno scatenarsi di commenti (non sempre edificanti).
Accanto a chi augura agli sposi “tutta la felicità possibile”, c’è anche chi spara a zero sui due giovani e sulla loro vicenda. C’è chi cerca di mettere in guardia la sposa (“Fermati prima che sia troppo tardi. Con questi personaggi avrai solo una vita d’inferno e se poi avrai figli sarà ancora peggio”) e sostiene che se Giusy “andrà in quello sporco Paese di suo marito se ne accorgerà... e pure se non ci andrà”. C’è chi non crede al “vero” amore (“Poveri genitori... i soliti matrimoni per convenienza che durano fino all’arrivo della cittadinanza. Ma cosa ci fa un nigeriano in un centro di accoglienza? Questa sprovveduta non ha minimamente idea di cosa l’aspetta”), chi ironizza sulla sposa (“Ecco a voi Giusy, un’altra amante degli uccellini di colore...”), chi sull’aneddoto del pennuto (“Sicuramente di uccello si tratta ma parlare di piccione mi pare riduttivo”) e chi se la prende con lo sposo nigeriano (“Questi pure le donne ci vengono a fregare... è un piano ben studiato... tra 10-15 anni saranno tutti fra loro!”).
Il botta e risposta su Facebook prosegue, con i commenti di chi interviene a difesa della coppia: “Parlare senza conoscere è proprio da stupidi”, “Le persone stolte quando non sanno argomentare insultano” e “Giusi... non ti curar di loro ma guarda e passa...” sono solo alcuni esempi. I detrattori vengono, di volta in volta, etichettati come “zecche”, “ignoranti”, “razzisti” e “trogloditi”. Da qualcuno giunge un invito: “Fatevi i fatti vostri”. E c’è persino chi scomoda il compianto Umberto Eco, il quale sosteneva che “con i social si dà parola a legioni di imbecilli”.
Nel tourbillon di commenti sul web si inserisce anche - e non poteva non essere così - l’intervento della stessa Giusy: “È vergognoso - scrive la giovane - che vi permettiate di esprimere queste squallide opinioni su persone che non conoscete. L’ignoranza non ha limiti, basta guardare a cosa si è ridotto oggi il mondo. Nessuno mi toglierà la felicità che ho oggi. Piuttosto - aggiunge - guardatevi voi, che non avete nient’altro da fare che scrivere cattiverie ad una giovane coppia felice. Se pensaste di più alla vostra famiglia che a Facebook forse avremmo un mondo migliore”.
Decisa pure la presa di posizione della mamma della sposa, che con le sue parole mette tutti in riga e dà una grande lezione di stile e di vita: “Devo dire che alle porte di un matrimonio le tasche si sono svuotate... ma il cuore, quello, no! Si è arricchito di gioia! La cosa più bella è la conferma che mia figlia abbia fatto tesoro dei valori con cui è cresciuta, nei quali la parola discriminazione non esiste, a prescindere dalle sue scelte soggettive. Io gli auguri non li faccio agli sposi, loro non ne hanno bisogno, sono amati e rispettati dalle persone che per loro contano davvero. Faccio invece gli auguri di buona vita - conclude mamma Angela - a tutte le persone con l’anima sterile, incapaci di capire l’amore e non in grado di vedere oltre la diversità”.
Lara Bertolazzi