Il Made in Italy cerca giovani

Il Made in Italy cerca giovani
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A.a.a.: artigiani cercasi disperatamente. Mentre il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo sottolinea che in Italia mancano professionalità tecniche e mentre il rapporto Almalaurea mostra come per i laureati c'é sempre più disoccupazione, quello che arriva dai settori ad alto tasso di creatività del manifatturiero, come le calzature e la pelletteria, è un vero e proprio invito ai giovani: venite a lavorare da noi. All'estero, queste imprese vendono con tassi di crescita a doppia cifra. In patria, però, faticano sempre di più a trovare giovani disposti ad andare a bottega. E così, i call center traboccano di precari pagati due lire e cresce il numero di chi non studia né lavora.

Calzaturifici e pellettieri, intanto, si contendono, coprendoli d'oro, i pochi tecnici presenti sul mercato. Nel settore della conceria, spiegano ad esempio i produttori che espongono al salone Mipel a Fieramilano, praticamente non esiste la seconda generazione per quanto riguarda la manodopera specializzata. "Le previsioni dicono che nei prossimi 3-5 anni ci sarà un aumento della produttività intorno al 20/30% - spiega Andrea Calistri, fondatore dell'Alta Scuola di Pelletteria di Scandicci-. Significa che il comparto avrà necessità di formare almeno 2-3.000 nuovi addetti". Invece, sono appena un centinaio i modellisti, i prototipisti, i tagliatori di pelli pregiate che escono ogni anno dalla scuola: "ancora troppo pochi", per Calistri. "C'é una mancanza totale di manodopera - dice il direttore dell'associazione dei pellettieri Aimpes, Mauro Muzzolon - e un tagliatore con buone capacità se lo strappano da un'azienda all'altra con stipendi anche da 5-6.000 euro". Situazione analoga per le calzature, in mostra in questi giorni in un altro salone, il Micam. "Nel 2011 - spiega il presidente dell'associazione calzaturieri Anci, Cleto Sagripanti - siamo stati tra i pochi a creare nuova occupazione. L'obiettivo è avvicinare i giovani, ci sono aziende che danno un'ottima retribuzione e c'é un gran bisogno di nuove leve". Un discorso che, dall'osservatorio privilegiato sul mondo delle Pmi che è la fiera, appare valido anche per altri settori del made in Italy. Come l'arredamento, ad esempio, dove da anni i mobilieri lamentano una carenza di falegnami specializzati. Del tema, comunque, anche politica e governo sembrano essere sempre più consapevoli. Ad esempio il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, dopo una visita al Micam ha annunciato oggi l'intenzione di far nascere una scuola di alta specializzazione per il calzaturiero. Settore, dice, da sostenere "con nuovi progetti di formazione, perché il mestiere va insegnato ai giovani, che vanno appassionati". E con il ministro Profumo che ancora ieri sera ribadiva la necessità di rilanciare l'istruzione tecnica. "In Italia - ha detto a Torino durante un convegno sul tema - c'é un deficit di professionalità tecniche pari a 110 mila unità all'anno".

(ANSA)

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