Il K2 del Lungo rivive a Città Studi
Per lunghi secondi si sente solo il rumore del respiro che implora ossigeno. Un soffio che batte il tempo di un passo lento, ma continuo. Stanco ma instancabile. Sorretto da un’inerzia alimentata solo dalla voglia di arrivare a quel punto là in fondo. Quello più alto di tutti. Quello a 8.609 metri (come le misurazioni effettuate proprio in quei giorni dimostreranno, sottraendo due metri alle storiche stime) sul livello del mare. Quel punto sulla vetta del K2.
«Siamo in cima!!». L’urlo di Michele Cucchi, il “Lungo” che Alagna Valsesia, tutto il Biellese e praticamente le Alpi intere conoscono come una delle più preparate guide alpine e dei più forti soccorritori in circolazione, squarcia il video che lui stesso sta girando alle 4.30 del pomeriggio del 26 luglio. Sono passati 60 anni da quando a solcare quelle stesse nevi furono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, vertici di una spedizione che il tempo metterà a dura prova e che si chiuderà con un processo sul banco della dignità personale, con sentenza a favore del giovane Walter Bonatti.
Oggi, però, Michele Cucchi è sulla seconda cima del mondo non per diventare storia, ma per aiutare a riscrivere una storia che ha perso per strada tanti, troppi tasselli. Uno tra tutti, il ruolo decisivo, essenziale, imprescindibile dei portatori pakistani. Gli stessi che questa volta - 60 anni dopo Mahdi e Isakhan - sono in vetta da protagonisti, con Cucchi al fianco, in loro supporto. In un ribaltamento dei ruoli che la storia non scorderà.
Proprio di questo, del valore della spedizione di commemorazione, delle fatiche della salita, della durezza della vita in aria sottile, della bellezza del mondo visto dal cielo, si parlerà sabato alle 21, nell’auditorium di Città Studi. Ospite del Cai Biella, Cucchi racconterà agli amici biellesi la grande avventura che ha segnato la sua estate. E probabilmente, ma la domanda si potrà girare direttamente a lui, l’intera sua vita.
Veronica Balocco