"Il Biellese rischia grosso, solo uniti ci salveremo"

"Il Biellese rischia grosso, solo uniti ci salveremo"
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 Atc e Camere di commercio accorpate, prefettura senza prefetto da tre mesi, provincia commissariata e in via di estinzione,  altri enti in prossimità della  chiusura o della razionalizzazione come le Entrate ed altri uffici economici dello Stato.  «Il Biellese rischia di diventare il parente povero del Piemonte, vorrei che trovasse una sintesi unitaria per affrontare un futuro pieno di incognite,  vorrei - lo farò - mettere attorno ad un tavolo tutti gli interlocutori  istituzionali e non». L’onorevole Roberto Simonetti getta un pesante sasso nello stagno  della crisi.

«Vorrei, insomma,  che il Biellese facesse quadrato e per far questo tutti dobbiamo saper rinunciare a qualcuna delle nostre idee e peculiarità. Non tocca a me avanzare questa proposta? Le mie dimissioni da presidente della Provincia sono ancora una ferita aperta? Osservazioni legittime. Se devo fare autocritica va bene,  la faccio, ho compiuto una scelta nel momento sbagliato,  ma diciamo chiaramente che da due anni a questa parte non mi sembra che qualcuno  abbia avuto voglia  di muoversi nella direzione che torno ad auspicare. Il Biellese sta rischiando grosso. Questa è la verità». Simonetti, tornato in Parlamento un mese fa in quota leghista per il buco della serratura aperta dalle dimissioni dell’eurodeputato  Gianluca Buonanno, è un fiume in piena.

Lei lasciò la nave che affondava...
«Ma il risultato - lo vedremo tra un mese  - sarebbe stato/sarà lo stesso: con le elezioni di secondo grado io, se fossi rimasto, sarei a casa e non a Roma. Un sindaco a fare il presidente forse  lo si troverà, però adesso il Biellese ha una posizione politica e parlamentare  in più a Roma. E credo che vada sfruttata».

Il futuro del Biellese sarà influenzato da ciò che si profila all’orizzonte nazionale. La stretta in corso è un processo ormai  ineludibile.
«Il rischio per le autonomie è però enorme.  Si stanno muovendo tanti piccoli tasselli che, insieme,  formeranno un mosaico  unico: quello di centralizzare a scapito delle singole peculiarità territoriali».

Che vuol dire, che c’è un disegno strategico?
«Il Governo, lo Stato centrale sta attuando negli ultimi anni una politica tesa alla frammentazione delle autonomie locali. L’esempio più lampante è la cancellazione di fatto e di diritto delle Province, sia attraverso l’asfissia economica mediante la drastica riduzione di trasferimenti, fino al collasso, e ora anche mediante la cancellazione dalla Costituzione del sostantivo Provincia. Poi, registriamo il depotenziamento delle Regioni, con  la modifica del titolo V in corso al Senato, che riporta molte competenze concorrenti alla esclusività dello Stato. Per finire con  lo sgretolamento delle autonomie comunali attraverso il taglio indiscriminato dei trasferimenti, affidando ai sindaci i compiti da gabellieri per conto dello Stato. Leggasi Imu sui capannoni, quota della Tarsu a 0,30 euro per metro quadrato eccetera. Poi c’è l’eliminazione in vista delle prefetture periferiche, laddove sono  convinto che Biella non avrà più  un prefetto, e si andrà avanti con le questure trasformate, come si prospetta  per  Biella, in commissariati, con l’intenzione del governo di tagliare 300 presidi territoriali di sicurezza, carabinieri cimpresi, e  80 mila addetti entro il 2017 ».

Uno scenario quasi apocalittico...
«Se vuole vado avanti. La riforma delle Camere di Commercio prevede  il passaggio delle competenze di sviluppo territoriale  all’Ice con l’accentramento al ministero dello Sviluppo Economico delle competenze territoriali. Il taglio delle entrate delle Camere porterà di fatto alla conclusione della positiva esperienza dei Confidi e del Fondo di garanzia per le imprese partecipati dagli enti camerali con rilevanti somme. Risultato finale  sarà che le Camere non investiranno più un euro in sviluppo locale. Possiamo aggiungere, infine, che la crisi  economica si riverbera anche  sui dividendi  che Biverbanca, del Gruppo CrAsti,  ha destinato alla Fondazione Crb, volano di attività sul territorio e il quadro è fatto».

Chiama tutti a raccolta?
«Per contrastare e affrontare questo processo è bene che il territorio reagisca all’unisono, per rendere più forte le rivendicazioni. Dico basta alle liti interne, ai messaggi trasversali e contrastanti. Vanno  sostituiti dagli intenti comuni fra tutti i soggetti portatori di interessi diffusi».

E cosa propone in definitiva?
«Unità territoriale di fronte ad uno Stato centrale che vuole riappropriarsi di potere che controbilanci quello che ha perso nei confronti della Comunità Europea: i bilanci nazionali, gli indirizzi strategici, i grandi fondi e le politiche bancarie oramai si decidono a Bruxelles. Se le Regioni si rafforzassero in una logica di Euroregioni, di Piccole Patrie legate dalle economie comuni, come somma di tanti campanili... che fine farebbero Roma ed il centralismo? Sparirebbero! Stiamo invece vedendo nascere un nuovo centralismo, dove Roma è il luogo nel quale le illegalità sono state messe sotto controllo, mentre le  rimborsopoli sono solo nelle Regioni, le Province sono il male del paese quindi bisogna cancellarle,  i Comuni spendono male i loro soldi e i sindaci aumentano le tasse  perchè non sono capaci ad amministrare e via di seguito...».

Torniamo alla proposta.
«Mi rivolgo con forza, nel mio ruolo di deputato biellese,  ai cittadini, agli eletti nei Comuni, in Regione, in Parlamento, alle associazioni di categoria, al corpo dirigente biellese, alla Fondazione Crb, alla Camera di Commercio, a tutti sostanzialmente. Se i rappresentanti del Sistema Biella condividono queste mie preoccupazioni si facciano sentire. Dobbiamo  esprimerci in modo  compatto sulle grandi questioni. E per farlo vorrei che ci sedessimo con calma tutti insieme, senza prevaricazioni personalistiche, per discutere e definire le priorità di un piano di sviluppo del Biellese».

Ma lei crede davvero sia fattibile?
«Sono fiducioso che ci sia la volontà di trovare una forte sintesi con una serie di azioni da perseguire con efficacia».

Torniamo all’inizio: non si sente in difficoltà a promotore un’iniziativa come questa?
«Sono pronto a sostenere con spirito collaborativo anche proposte diverse dalle mie, purchè finalizzate a superare questa nuova e imprevista situazione. Il mio è un appello forte. Un appello per il futuro di un territorio colpito dalla globalizzazione, dalle politiche centraliste, da una crisi economica senza precedenti. Una partita che va giocata da una squadra unita».

Roberto Azzoni

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