Ideabiella, il vento dell'incertezza
E’ quello dell’incertezza il vento che spira tra gli stands della 69ª edizione di Ideabiella. Un’incertezza che rende prudenti gli imprenditori e sulla quale contribuisce tanto il clima internazionale (con un euro che si rafforza si dollaro e yen, frustrando le aspettative dell’export per il 2013), quanto il clima nazionale legato ad una campagna elettorale confusa e che non lascia trasparire nè pronostici certi nè programmi forti per quanto riguarda una pur necessaria svolta nella politica industriale per il rilancio del sistema manifatturiero.
E’ quello dell’incertezza il vento che spira tra gli stands della 69ª edizione di Ideabiella. Un’incertezza che rende prudenti gli imprenditori e sulla quale contribuisce tanto il clima internazionale (con un euro che si rafforza si dollaro e yen, frustrando le aspettative dell’export per il 2013), quanto il clima nazionale legato ad una campagna elettorale confusa e che non lascia trasparire nè pronostici certi nè programmi forti per quanto riguarda una pur necessaria svolta nella politica industriale per il rilancio del sistema manifatturiero.
Se la tessitura, in genere, soffre, le aziende italiane di Ideabiella (salone che raccoglie, in questa edizione, 57 linee espositrici) crescono in fatturato ed in export, dimostrando una particolare reattività alla crisi.
Tempi. «La situazione del prodotto sul mercato permane però difficile - commenta Ferdinando Botto Poala di “Botto Giuseppe”, uno dei grandi marchi storici del miglior made in Biella -. Questo vale per l’Italia ma anche per l’estero. I marchi che non hanno saputo compiere passi avanti, stanno infatti soffrendo, al di là di quelle che appaiono le vendite sulla carta. L’incertezza e la recessione del momento contribuiscono, infatti, a far crescere il rischio degli insoluti nei pagamenti o incidono nel senso di allungare comunque i tempi di pagamento, rendendo spesso le imprese più vulnerabili, mentre l’orizzonte resta ancora confuso». Un’analisi che riecheggia nelle parole di Nino Cerruti del Lanificio F.lli Cerruti. «Non c’è un clima di pessimismo ma sicuramente di confusione, a causa di vari fattori concomitanti - spiega il celebre imprenditore-stilista -. Tutti oggi sperano che questo salone rilanci il settore ma, a conti fatti, è piuttosto prevedibile ancora un primo semestre 2013 difficile. Del resto, come fare pronostici affidabili, con le elezioni alle porte, con un rapporto euro/dollaro in peggioramento e con una situazione in cui continua la compressione dei margini?».
Made in Italy. Per il 2013, una strategia di consolidamento è quella che prevede invece il Lanificio F.lli Piacenza, tornato pienamente in area positiva dopo il segno meno del biennio precedente.
«Siamo moderatamente soddisfatti - spiega infatti Carlo Piacenza, amministratore delegato dell’azienda fondata nel 1733 e oggi sinonimo del cashmere più esclusivo al mondo -. Nel 2012, abbiamo assistito, su certi mercati, ad un rafforzamento del made in Italy di qualità ossia quello che incorpora ricerca, innovazione e valore aggiunto. Gli evergreen, insomma, stanno sempre più diventando commodity, spingendo le aziende del settore a sforzi in creatività e ricerca. Certo, a trainare è ancora una volta l’export, con tutte le incognite che l’attuale andamento nel rapporto euro/dollaro potrebbe poi comportare sul 2013. Resta invece al palo la domanda interna, forse anche per un diffuso senso di incertezza psicologica che andrebbe dissipato con una politica industriale più efficace e credibile a vantaggio delle manifatture».
Se l’export tira particolarmente verso il Far East, esistono nondimeno anche aziende di Ideabiella, come il Lanificio Carlo Barbera, in felice controtendenza anche verso i mercati intra Ue.
«Veniamo da un 2012 in cui abbiamo realizzato ottime vendite verso Germania, Olanda e Francia, mercati che, in generale, hanno invece conosciuto un calo - spiega l’amministratore, Federico Cozzolino -. L’Italia, invece, è ferma. Non solo, ma sul mercato domestico si allungano i tempi dei pagamenti, esponendo le aziende a incertezze maggiori».
Strategie. «Stiamo presentando la stagione estiva ma è ancora in corso quella invernale - spiega Massimo Angelico dell’omonimo lanificio il cui nome è legato, oltre che alla qualità del prodotto, anche al’impegno come sponsor di Pallacanestro Biella -. Le stagioni sono sempre più in ritardo, con sovrapposizioni che acutizzano il clima attuale di incertezza. Certo, gran parte del futuro del nostro settore è legato all’export, alla presenza su certe aree e alla capacità di internazionalizzarsi . Per questo, stiamo cominciando a guardare con grande interesse verso i mercato del Far East, cercando contatti con società che ci consentano di pianificare eventuali strategie di penetrazione».
Exploit. A salutare un ottimo 2012 è il lanificio Vitale Barberis Canonico di Pratrivero, dal 1663 protagonista di primissimo piano del tessile a livello mondiale. Un lanificio che ha chiuso il fatturato 2012 in ulteriore incremento sul già ottimo risultato del 2011.
«Stiamo assistendo ad un forte ritorno delle fibre nobili, addirittura per l’abbigliamento tecnico - spiega l’Ad, Alessandro Barberis Canonico -. Non solo, ma anche il formale sta vivendo una sua stagione di revival, soprattutto negli States, seppur con taglio e design nuovo, fra i giovani. Si tratta di fattori di cui le aziende del made in Biella stanno beneficiando. Ora, la grande incognita resta il concambio delle valute, che potrebbe frustrare l’export 2013».
Nostro inviato
Giovanni Orso