I saldi? «Una formula da riformare»
BIELLA - La serata di “Shopping sotto le stelle” organizzata dall'Ascom, che ha fatto da antipasto, in centro città, per la stagione dei saldi, a poche ore dallo scoccare della data ufficiale di sabato 4 luglio, è stata beneaugurante. Perché, rovesci piovosi a parte che hanno costretto al riparo sotto i portici o nei negozi aperti aderenti all’iniziativa, non sono stati pochi i biellesi che già venerdì si sono riversati in via Italia - complice lo Street Art Riva Festival in corso, poco più su – e, a temporale estivo oramai concluso, sono tornati a fare struscio. Che, poi, il via vai di vetrina in vetrina si sia effettivamente concretizzato nella caccia all’affare e all’acquisto, è un’altra storia. E vale anche per il primo giorno di saldi, indetto appunto per sabato.
Tra i commercianti non s’è ancora finito di discutere sulla scelta fatta, che consiste nell’aver tenuto o meno aperto lo scorso venerdì (e qualcuno dalla pioggia è stato scoraggiato), che già è tempo di capire se il giro di ricognizione della sera prima sia servito a invogliare la clientela. E su questo punto gli occhi di una passante strabuzzano: «Sa da cosa si può capire come va?», chiede. «Faccia caso a quante borse incrocia di intimo: l’anno scorso, lunga fila per entrare a parte, non si vedevano che quelle. Almeno per ora, ne ho incrociate ben poche».
Dunque, occhi aperti: qualche borsa c’è. Niente fila di scalpitanti acquirenti. Alcuni negozi, soprattutto franchising, in cui si contano più persone del solito, impossibile però parlare di assembramenti e frenesia da saldo. E le parole dei commercianti, chiamati a esprimersi sulla ricorrenza più attesa e temuta insieme, suonano un po’ come il ritornello delle ultime stagioni: c’è l’entusiasta, uno dei pochi, che può contare sulla clientela di fiducia; c’è lo speranzoso, perché «siamo agli inizi»; c’è la scaramantica, che spera nella costanza della vendita, e visti gli alti e bassi non si può lamentare; c’è il disincantato, che «la gente non ha soldi da spendere» e «il franchising non conta, sono i negozi dei privati a soffrire». E poi ci sono i realisti: «Quali saldi?», chiede una signora. «C’è chi ha già iniziato sottobanco 15 giorni fa. Come chi comincia già con una riduzione del 50 per cento, ma io a scontare solo del 30 guadagno poco o nulla. Il Comune dovrebbe lasciar fare, come e quando si vuole con gli sconti e le promozioni, altrimenti non ce la caviamo più». La considerazione ricorrente, insomma, resta la stessa: «Non siamo più come cinque o sei anni fa». Quando si vedevano borse, d’intimo e non solo, e qualche fila in più. Perché era tempo di saldi.
Giovanna Boglietti
BIELLA - La serata di “Shopping sotto le stelle” organizzata dall'Ascom, che ha fatto da antipasto, in centro città, per la stagione dei saldi, a poche ore dallo scoccare della data ufficiale di sabato 4 luglio, è stata beneaugurante. Perché, rovesci piovosi a parte che hanno costretto al riparo sotto i portici o nei negozi aperti aderenti all’iniziativa, non sono stati pochi i biellesi che già venerdì si sono riversati in via Italia - complice lo Street Art Riva Festival in corso, poco più su – e, a temporale estivo oramai concluso, sono tornati a fare struscio. Che, poi, il via vai di vetrina in vetrina si sia effettivamente concretizzato nella caccia all’affare e all’acquisto, è un’altra storia. E vale anche per il primo giorno di saldi, indetto appunto per sabato.
Tra i commercianti non s’è ancora finito di discutere sulla scelta fatta, che consiste nell’aver tenuto o meno aperto lo scorso venerdì (e qualcuno dalla pioggia è stato scoraggiato), che già è tempo di capire se il giro di ricognizione della sera prima sia servito a invogliare la clientela. E su questo punto gli occhi di una passante strabuzzano: «Sa da cosa si può capire come va?», chiede. «Faccia caso a quante borse incrocia di intimo: l’anno scorso, lunga fila per entrare a parte, non si vedevano che quelle. Almeno per ora, ne ho incrociate ben poche».
Dunque, occhi aperti: qualche borsa c’è. Niente fila di scalpitanti acquirenti. Alcuni negozi, soprattutto franchising, in cui si contano più persone del solito, impossibile però parlare di assembramenti e frenesia da saldo. E le parole dei commercianti, chiamati a esprimersi sulla ricorrenza più attesa e temuta insieme, suonano un po’ come il ritornello delle ultime stagioni: c’è l’entusiasta, uno dei pochi, che può contare sulla clientela di fiducia; c’è lo speranzoso, perché «siamo agli inizi»; c’è la scaramantica, che spera nella costanza della vendita, e visti gli alti e bassi non si può lamentare; c’è il disincantato, che «la gente non ha soldi da spendere» e «il franchising non conta, sono i negozi dei privati a soffrire». E poi ci sono i realisti: «Quali saldi?», chiede una signora. «C’è chi ha già iniziato sottobanco 15 giorni fa. Come chi comincia già con una riduzione del 50 per cento, ma io a scontare solo del 30 guadagno poco o nulla. Il Comune dovrebbe lasciar fare, come e quando si vuole con gli sconti e le promozioni, altrimenti non ce la caviamo più». La considerazione ricorrente, insomma, resta la stessa: «Non siamo più come cinque o sei anni fa». Quando si vedevano borse, d’intimo e non solo, e qualche fila in più. Perché era tempo di saldi.
Giovanna Boglietti