I migranti alla Protezione civile

I migranti alla Protezione civile
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BIELLA - Emergenza profughi: nel Biellese si stanno facendo piccoli passi avanti per ricercare nuove strutture che possano accogliere i migranti destinati alla nostra provincia. E tra le varie ipotesi si sta sempre più facendo largo quella di ospitare un gruppo nella sede del coordinamento provinciale di Protezione civile, in via Gersen, nell’ex caserma dei Vigili del fuoco. Una struttura che, almeno all’apparenza, ha quasi tutte le carte in regola per ospitare ben 24 richiedenti asilo.

BIELLA - Emergenza profughi: nel Biellese si stanno facendo piccoli passi avanti per ricercare nuove strutture che possano accogliere i migranti destinati alla nostra provincia. E tra le varie ipotesi si sta sempre più facendo largo quella di ospitare un gruppo nella sede del coordinamento provinciale di Protezione civile, in via Gersen, nell’ex caserma dei Vigili del fuoco. Una struttura che, almeno all’apparenza, ha quasi tutte le carte in regola per ospitare ben 24 richiedenti asilo.

C’è soltanto un problema alla caldaia: siccome non viene utilizzata da quattro anni è  da sottoporre alla dovuta manutenzione. Dopodiché, non appena Asl e Vigili del fuoco avranno effettuato i rispettivi sopralluoghi  e dato le autorizzazioni necessarie, la caserma sarà pronta per accogliere i migranti.

«Lo stabile - spiega il coordinatore della Protezione civile provinciale Gianni Bruzzese - non presenta criticità particolari. Va considerato che all’interno ci sono mezzi e volontari: noi usiamo la caserma come base per lavorare, non è un salotto. Speriamo che arrivi gente tranquilla e perbene, poi siamo più che disposti ad operare con loro».

Per il coordinamento si preannuncia comunque una situazione tutt’altro che semplice: «Qualche disagio ci sarà di sicuro - prosegue Bruzzese - penso alle spese di riscaldamento, acqua e luce: non credo che la Provincia possa sostenere costi tanto alti. Ora già vengono spesi circa 70mila euro l’anno. Una cifra che, quando ci saranno i migranti,  è destinata ad aumentare di sicuro. Riscaldare le camere è oneroso: sono stanzoni grandi, e il soffitto è alto più di tre metri».  

A questo proposito il presidente della provincia nei giorni scorsi  aveva sottolineato che «l’operazione è conveniente al territorio perché ho chiesto ed ottenuto che all’amministrazione provinciale venga corrisposto un affitto, e che i migranti ospitati svolgano lavori a favore della collettività come già avviene nel comune di Occhieppo Superiore, in cui sono sindaco. Questo sarà possibile grazie alla disponibilità ad organizzarsi in tal senso da parte del Coordinamento provinciale di Protezione civile. Se i profughi vengono ospitati in strutture di privati, questi ci guadagnano e la pubblica amministrazione ha l’obbligo di concorrere alla gestione, sborsando quattrini, mentre la mia idea è che siano direttamente l’ente ed il Coordinamento di Protezione civile ad introitare l’affitto, derivante dai fondi ministeriali ed europei, cosicché il beneficio sia a favore della collettività».

Il presidente Ramella Pralungo coglie anche l’occasione per sottolineare che «il problema c’è, è reale e va affrontato. Quindi ognuno deve fare la propria parte. Biella sta cercando nuove strutture, visto che quella di Chiavazza è praticamente al collasso e, in vista dell’inverno non potrà più essere utilizzata perché sprovvista di riscaldamento. La ricerca di soluzioni  deve essere portata avanti da ogni singola amministrazione comunale, perché è giunto il momento che tutti i sindaci si facciano carico di questa situazione». 

La Provincia sta facendo la sua parte e l’iniziativa di Ramella Pralungo  è una novità: «In nessuna altra parte d’Italia un’amministrazione provinciale ha messo a disposizione dei locali per ospitare i migranti. Non si possono verificare casi in cui comuni di 1000 abitanti ospitano 30 migranti e comuni di 5000 non si occupano di loro. La problematica è del territorio tutto, non dei singoli Comuni, quindi dobbiamo essere tutti a disposizione». 

Shama Ciocchetti

Leggi di più sull’Eco di Biella di sabato 3 ottobre 2015

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