I disoccupati fanno rivivere le terre incolte

I disoccupati fanno rivivere le terre incolte
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Unire le forze per credere nuovamente in un territorio dalle altissime potenzialità turistiche ed economiche. Ma anche per dare respiro alle terre che il tempo aveva lasciato all’abbandono, riconsegnandole alla loro naturale vocazione agricola (attraverso, ad esempio, la messa a coltura di produzioni biologiche ed il ripristino della funzionalità della rete di regimazione delle acque). E’ racchiuso in questi obiettivi il senso del progetto di pubblica utilità  “Agricoltura e turismo alle porte della collina morenica”, promosso nei mesi scorsi dai Comuni del versante collinare biellese del lago di Viverone: Roppolo, Viverone, Dorzano e Zimone. Un’unione di forze che, messi da parte i campanilismi, oggi arriva al suo momento conclusivo: la presentazione al pubblico e la passeggiata di inaugurazione, alla scoperta di quanto fatto.

L’incontro che illustrerà il progetto alla popolazione e alle istituzioni - peraltro qui già abituate a fare sistema grazie al processo di costruzione condivisa del cosiddetto “Contratto di Lago” - è in programma per  oggi alle 17,30 nel salone polivalente di Roppolo, alla presenza degli amministratori dei Comuni coinvolti e delle associazioni che hanno attuato e supportato il progetto. Dopo questo primo momento, domenica vedrà svolgersi una nuova iniziativa: in compagnia dei lavoratori del progetto e della cooperativa sociale “Il Cammino”, che li ha coordinati, a partire dalle 11 (ritrovo nella piazza del Municipio di Roppolo) si terrà la passeggiata di inaugurazione del percorso sentieristico. All’arrivo alla frazione di Pavarano, previsto per le ore 13-13.30, i partecipanti potranno gustare il pane cotto nell’antico forno frazionale.

I protagonisti. «La crisi di un modello di sviluppo, come quella che si è evidenziata a carico delle proposte turistiche tradizionali offerte dall’area - spiega Giorgio Boltri, sindaco di Roppolo, capofila del progetto - può rappresentare una nuova opportunità se il territorio riconosce l’importanza di “fare sistema” per creare un modello diverso». All’iniziativa, inoltre, viene riconosciuto un innegabile valore sociale, prevedendo l’ausilio di lavoratori che hanno perso l’occupazione, individuati nell’ambito di fasce disoccupazionali a particolare sofferenza: iscritti da tempo nelle liste di collocamento, donne o disoccupati di età maggiore a 50 anni. «Questo progetto ci ha offerto l’opportunità di dimostrare che rappresentiamo ancora una risorsa per la comunità e che le nostre esperienze passate non debbono essere sprecate cancellando un sistema di conoscenze oltre che la nostra dignità di persone», dice Anna Esposito, assunta con incarico di geometra di cantiere.