"Ho incontrato un ragazzo con un proiettile in una gamba da 5 anni"
Il racconto di Daniele Albanese di Caritas Biella impegnato nel progetto dei corridoi umanitari in Africa.

Lo straziante racconto di Daniele Albanese di Caritas Biella, che si trova in Africa per il progetto dei "corridoi umanitari". Ecco cosa racconta nel suo viaggio tra i rifugiati sudanesi in fuga dalla Libia.
I corridoi umanitari
Dapprima Daniele Albanese ne ha dato annuncio: "Arrivati ad Agadez per incontrare un gruppo di rifugiati sudanesi in fuga dalla Libia. Solo costruendo canali legali si potrà pensare alla gestione sicura della mobilità umana senza farsi sopraffare da paure e chiusure".
Il referente di Caritas Biella è impegnato da tempo nel progetto dei corridoi umanitari Cei, descritti come un modo sicuro per dare protezione a chi scappa da guerre e persecuzioni, offrire soccorso a chi si trova in una condizione di pericolo o nei primi Paesi di approdo, e un modo per evita ai richiedenti asilo le spiacevoli situazioni di attraversare il deserto, con il rischio di essere rapiti da bande di predoni, o di affidare la propria vita alla sorte su qualche carretta del mare, o di finire in qualche carcere libico.
Il terribile racconto
Ecco il racconto che Albanese fa, legandolo al senso del Giorno della Memoria di mercoledì:
"Oggi ho incontrato un ragazzo con una pallottola nella gamba. Da cinque anni. Una pallottola nella gamba, destra. Da cinque anni, ancora lì.
Un ragazzo costretto ai lavori forzati per un padrone. Ai lavori forzati. Lavori. Forzati. Sì sì, non poteva andarsene, non veniva pagato, veniva picchiato e incatenato. Per un anno.
Una madre che ha lasciato i figli. Quando sono arrivati buttavano le bombe e sembrava che la terra tremasse. I figli erano dall'altra parte della città ma il flusso di gente che scappava andava in direzione opposta. Non li vede più, da tre anni.
Una ragazza che ha subito violenze.
Una bambina con gli sfoghi sulla pelle e senza le cure.
Un padre che dorme per strada.
Una aereo che passa sopra la testa e uccide tutti quelli che stanno sotto.
Uno sguardo spento.
Una lacrima.
Libia, Darfur, Nord Kivu, Chad....
Il giorno della memoria è l'oggi dei rifugiati.
Un sorriso, una speranza di una vita migliore, la voglia di studiare, il "vorrei fare il camionista", il pensare i figli verso un mondo migliore...non c'è memoria senza impegno".
La situazione in Niger
Una zona "caldissima", quella del Niger. C'è stato un progressivo riposizionamento di cellule jihadiste, che vi si sono asserragliate. Ed è un passaggio obbligato per i migranti verso l’Europa. Secondo l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (Oim), tra il 2017 e il 2018 la media mensile dei migranti in transito nel Niger è scesa da 7000 a 5500. Il flusso non si è comunque esaurito. Bloccati in Niger, i migranti spesso non hanno i mezzi né per proseguire verso nord né per rientrare nel Paese d’origine.