Genius loci: le nostre tradizioni da Rongio di Masserano

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(11 nov) Genius Loci: nella religione romana il concetto era considerato come un’entità soprannaturale legata ad un luogo o ad un oggetto di culto. Col tempo il significato si è modificato, tanto che oggi nel linguaggio dell’architettura moderna, per genius loci s’intende il significato culturale e successivamente quello emozionale che viene attribuito ad un luogo, ad uno spazio o ad una città. Pertanto è l’espressione del “carattere” di un luogo, le sue caratteristiche intrecciate con gli usi e i costumi degli uomini che abitano quel posto. E’ come se si stabilisse una connessione spirituale, emotiva e culturale con un luogo e col suo territorio. Ci sono luoghi in cui il genius loci è associato ad un monumento, ad un personaggio. Eco di Biella vi racconterà ogni giovedì quelli legati al Biellese con la rubrica Genisu Loci, a cura di Giovanni savio, che troverete nelle pagine della sezione Territorio. Il viaggio parte con il racconto del falò di Rongio a Masserano. Nell’arco di tempo compreso tra la fine di ottobre e il 24 dicembre, nelle Alpi biellesi, inizia la complessa preparazione dei falò che, a partire dalla vigilia di Natale, illumineranno il Biellese orientale.
A Rongio di Masserano, l’occasione coincide e incomincia con la ricorrenza dei morti per terminare alla vigilia di Natale, quanto il falò verrà innalzato nel piazzale della chiesa tra le lapidi del vecchio cimitero. Dalla combustione dei rami di ginepro posizionati in cima alla pira e dall’andamento di fumi e faville si trarranno gli auspici per il nuovo anno che verrà.

Fino a un recente passato, nei pomeriggi liberi da impegni scolastici, bambini e adolescenti del villaggio, accompagnati da adulti, si recavano nelle campagne del circondario per raccogliere e accattastare circa 500 “fascinette” di felci aquiline necessarie per allestire la “bundansia”, l’abbondanza, il falò di Natale.
La felce è un vegetale infestante, diffusissimo nelle baragge; supera anche il metro di altezza, brucia facilmente ed è ottimo per fasciare un tronco di ontano, supporto indispensabile per il falò. I fastelli vegetali venivano accatastati in fienili e tettoie per essere successivamente trasportati sul piazzale della chiesa.

La settimana precedente Natale, individuato l’albero da abbattere, giovani e adulti - una volta i ragazzi della leva - aiutati dai grandi del villaggio, tagliano e sramano la pianta. Il tronco prescelto deve presentare un adeguato numero di diramazioni per divenire “scarun”, tronconi mozzi di rami ai quali appendere i fasci di felci, innestando, se il caso, nuovi rami da ancorare con filo di ferro.

Il tronco, una volta portato a spalle, nelle recenti edizioni viene trasportato con l’ausilio di un piccolo trattore. Con la contrazione della popolazione che risiede nei piccoli centri, non sappiamo se per Natale 2011 i pochi abitanti rimasti raccoglieranno felci e si affacceranno ancora sulla soglia di casa per salutare il passaggio dei giovani e del loro trofeo.

11 novembre 2011

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