GENIUS LOCI La sega della Quaresima

GENIUS LOCI <BR> La sega della Quaresima
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La quarta domenica di Quaresima - il periodo compreso tra Carnevale e Pasqua - il digiuno veniva sospeso  per lasciare posto a un effimero giorno di festa. Ancora oggi, il segnale è dato dal cromatismo rosaceo dei paramenti liturgici indossati dal sacerdote. Codici affidati a colori, segni di cui l’uomo del presente ha perso la capacità di lettura e di decodifica.

Tracce decontestualizzate di queste antiche norme non scritte, popolarmente note, permangono nel Biellese in alcuni elementi formulaici come quello raccolto a Lessona: «Sta qui l’è la rèssia ch’i an rasìa la Quaresima», ossia: “questa è la sega con la quale hanno segato la Quaresima”, ad indicare uno strumento che non taglia, come quello fantasioso associato alla quarta domenica, detta appunto di Laetare, di gioia, quando il tempo viene interrotto solo momentaneamente. Tant’è che, nel linguaggio figurato, la sentenza viene ancora impiegata ad indicare un oggetto reale, che non taglia, come, ad esempio, una sega. In certe località, sopravvivono riti e consuetudini connessi alla domenica di Laetare e al breve anticipo festivo dell’imminente primavera. Nell’Italia centrale, questo particolarissimo momento calendariale è conosciuto come “sega la vecchia”. È la festa più antica, che si celebra a Forlimpopoli, un Carnevale di mezza Quaresima, con sfilata di carri e chiassate popolari, che la liturgia papale ha cercato di sussumere già dal X secolo, incastonandolo in una cerimonia singolare quale quella della benedizione di una Rosa d’oro. Ancora ai nostri giorni, un gioiello dalla foggia di questo fiore viene donato dal papa a personaggi insigni, a città o chiese particolarmente benemerite, mentre su alcune piazze riesplode, per un giorno ancora, l’estroverso Carnevale.

Giovanni Savio

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