GENIUS LOCI Il filo rosso del ricamo

GENIUS LOCI <br> Il filo rosso del ricamo
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Dai primi giorni di novembre fino a marzo, veglie e riunioni nelle case caratterizzavano il trascorrere dei lenti mesi invernali. Questo ciclo stagionale del mondo della tradizione era contraddistinto da preponderanti attività svolte dalle donne; un periodo sospeso, assente negli antichi calendari, quando i mesi dell’anno erano soltanto dieci; considerato favorevole ai parti poiché vi era più tempo per assistere i nuovi nati. Durante questa fase di forzata inattività, si poteva attendere con pazienza il trascorrere della quarantena che imponeva a puerpera e a bambino di non uscire di casa per quaranta giorni.

All’interno di grandi cucine o, più spesso, quando il numero di persone attese era maggiore, nella stalla, il locale della cascina più ampio e più adatto a accogliere più individui, le donne occupavano lo spazio caldo e illuminato, generalmente quello vicino, prossimo al fuoco o alle bestie. Le loro abili mani, sempre intente a lavorare ai ferri, all’uncinetto, o di ago e filo, confezionavano e riparavano vestiti e mostravano alle giovani da marito come preparare il corredo dotale. Su preziosi panni o su più umili tele, tese in robusti supporti di legno, si realizzavano autentici capolavori di cucito. Pure le bambine venivano coinvolte in questa fabbrile  attività. Quando il primo filo di sangue mestruale segnava il passaggio all’età adulta, anche il candido filo del ricamo si tingeva di rosso. Non è raro trovare, tra i capi dotali custoditi negli armadi domestici, importanti panni da cucina o semplici asciugamani ricamati di rosso a punto croce, uno dei più semplici punti di ricamo. L’incertezza della tensione del filo nella realizzazione della decorazione è una ulteriore testimonianza della giovane età dell’artefice.
Giovanni Savio

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