GENIUS LOCI Gloria e rugiada proteggono la vista

GENIUS LOCI <BR> Gloria e rugiada  proteggono la vista
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«Ai suna ‘l Glòria, anduma bagné i éggi», “suonano il Gloria, andiamo a bagnarci gli occhi”, si diceva, un tempo, a Pollone, quando il Sabato Santo le campane suonavano “a gloria” al momento della benedizione dell’acqua santa.
Analogamente, a Torrazzo l’invito era quello di bagnarsi gli occhi in quello stesso momento: «Al Saba Sant ‘s va bagnese i égi cun la rusa», “il Sabato Santo si bagnano gli occhi con la rugiada”. In ogni luogo, in qualunque posto la gente si trovasse, si bagnava gli occhi.

Secondo consuetudini ben radicate nel mondo contadino, in quel particolare momento tutte le acque diventano benedette e quindi, qualunque fonte, quella più prossima, andava bene per effettuare il rito di purificazione e di propiziazione. In questo modo ci si proteggeva “il bene della vista” e “non si prendevano malattie”. «Quan ca sunna ‘l canpanne dla Glòria bagnése i öc a guèrna la vista», vale a dire: “bagnarsi gli occhi quando le campane suonano il Gloria, conserva la vista”; era l’invito tramandato dai vecchi di Brusnengo.
Nel mondo della tradizione, la sera del Sabato Santo è momento particolarmente suggestivo e magico che dura e si protrae fino al successivo giorno di Pasqua, quando la mattina, alle prime luci dell’alba, si andava in campagna a bagnarsi nuovamente il viso con la rugiada.
In alcune località di Langa, durante la Settimana Santa si legavano i tralci di alcune viti, successivamente sciolti al suono del Gloria, quale buon auspicio per l’inizio delle nuove fasi dell’annata agraria incipiente.

Giovanni Savio

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